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lunedì 22 ottobre 2018

MUSEO - FOLLE RAPINA A CITTA' DEL MESSICO

di Matteo Marescalco

Negli ultimi anni, il cinema messicano è riuscito più volte ad uscire fuori confine, raggiungendo i lidi statunitensi ed europei. Ovviamente, non ci riferiamo soltanto ai tre grandi amici, Alfonso Cuaron, Guillermo del Toro ed Alejandro Gonzalez Inarritu, da cui ha avuto inizio la nouvelle vague messicana ed il grande risveglio cinematografico di quel Paese, ma anche ad altri autori (su tutti Rodrigo Pla e Pablo Trapero) stabilmente presenti alla Mostra del Cinema di Venezia.

Museo-Folle rapina a Città del Messico è stato presentato all’ultima edizione della Berlinale, portando a casa anche l’Orso d’Argento per la Miglior Sceneggiatura. Alonso Ruizpalacios racconta e rielabora una storia che, in Messico, ha destato profondo scalpore: quella di due studenti di Veterinaria che, il 24 Dicembre 2985, rubarono ben 140 opere del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, riuscendo a passarla liscia. Tuttavia, l’evento non si limita alla ricostruzione documentaristica dell’accaduto ma inserisce una rielaborazione funzionale che impreziosisce il racconto e dona a quanto mostrato una sfumatura differente.

Juan e Benjamin sono due eterni fuoricorso, continuano a vivere a casa con i genitori, hanno un difficile rapporto con i loro padri, ascoltano i Pink Floyd e non sanno bene cosa fare della loro vita. Così, iniziano a progettare un colpo grosso. La missione va a buon fine e i due riescono a tornare a casa con un ricchissimo bottino. Tuttavia, il caso del loro furto viene riportato dai media messicani come un attacco all’intera storia nazionale che disgusta l’opinione collettiva. Le autorità offrono una ricompensa a chiunque sapesse qualcosa sui criminali e, in preda al panico, Juan e Benjamin decidono di fuggire. Il loro viaggio assumerà presto una brutta piega.

L’aspetto principale che impreziosisce il film di Ruizpalacios risiede nel fatto che il racconto della rapina è soltanto un pretesto per concentrarsi sui rapporti interpersonali dei personaggi portati in scena e sulla loro interazione con il versante universale della vicenda. La perdizione dei ragazzi rispecchia la fluidità e l’assenza di riferimenti del mondo in cui vivono. La perdita di identità di Juan e Benjamin ed il loro disorientamento spinge i due a fare una rapina per evitare di trascorrere il tempo senza far nulla. Tuttavia, la riflessione si allarga alla relazione dei messicani con il loro passato. In tal senso, gli oggetti rubati assumono lo statuto di tracce di un passato con cui è ormai difficile rapportarsi e i cui fasti, probabilmente, non torneranno più. Nonostante i due ragazzi siano, in fin dei conti, dei cialtroni, viene data loro una possibilità di redenzione, segno dell’ampia ossigenazione di cui gode il film.

Insomma, Museo-Folle rapina a Città del Messico è un ottimo esempio di trattazione dei personaggi e di costruzione di riflessioni su diversi gradi.

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