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mercoledì 9 settembre 2020

FANTASY ISLAND: DA OGGI DISPONIBILE IN HOME-VIDEO IL NUOVO FILM BLUMHOUSE

 di Matteo Marescalco

Grazie a Universal Home Entertainment, da oggi è disponibile in home-video Fantasy Island, l'ultimo film Blumhouse ad arrivare in sala durante questo sciagurato 2020. Il progetto è stato distribuito da Sony Pictures lo scorso Febbraio e ha preceduto la release de L'uomo invisibile (di cui abbiamo recensito l'edizione in DVD), vero titolo di punta della stagione per la casa di produzione di Jason Blum. 

In Fantasy Island, l'enigmatico signor Roarke realizza i sogni segreti dei suoi fortunati ospiti in un resort tropicale lussuoso ma remoto. Il film prende in prestito il concept della serie-tv di successo degli anni '80 Fantasilandia, trasformando però il genere di appartenenza in chiave horror. Jeff Wadlow riporta sullo schermo il gioco maledetto, meccanismo che è già stato trattato recentemente in Obbligo o verità e in Ouija. Ovviamente, il gioco non è utilizzato come mero jump-scare ma rivela ciò che i personaggi (e gli spettatori) ignorano e li costringe a venire a patti con la verità. 

Il film in sè è abbastanza deludente, soprattutto se paragonato ai migliori progetti prodotti da Blumhouse. Di spaventi ce ne sono pochi e, allo stesso modo, anche la sottile tensione psicologica è totalmente assente. Fantasy Island rimane comunque una giostra ben orchestrata soprattutto per gli adolescenti in cerca di paure di bassa lega. Di tutto rispetto è l'edizione in DVD, a cui, grazie a Universal, abbiamo potuto dare uno sguardo in anteprima. Il disco contiene una serie di scene eliminate con il commento del regista Jeff Widlow, la versione cinematografica e quella originale e censurata a causa dei contenuti espliciti e crudi per la sala. Infine, quest'ultima versione contiene anche il commento audio con il regista e con il cast. 

Tutto sommato, Fantasy Island si presta ad una visione spensierata e l'edizione in DVD non potrà far altro che arricchire la vostra collezione domestica!

Scheda tecnica

Supporto: DVD

Titolo: Fantasy Island

Durata: 1h 45minuti

Genere: Horror

Produzione: Stati Uniti 2020

Regia: Jeff Wadlow

Sceneggiatura: Jeff Wadlow, Chris Roach, Jillian Jacobs

Cast: Michael Pena, Maggie Q, Lucy Hale, Austin Stowell, Jimmy O. Yang, Michael Rooker

Distribuzione: Universal Home Entertainment

Data di uscita: 09/09/2020

Formato video: 2.39:1 anamorfico 16:9 

Audio: Italiano, Inglese, Ceco, Polacco, Ungherese

Sottotitoli: Italiano, Inglese, Arabo, Bulgaro, Ceco, Croato, Ebraico, Greco, Islandese, Polacco, Portoghese, Rumeno, Serbo, Slovacco, Sloveno, Turco, Ungherese

Contenuti speciali: Sei scene eliminate con il commento del regista Jeff Wadlow, Versione originale censurata, Commento audio con il regista Jeff Wadlow e il cast

sabato 25 luglio 2020

L'UOMO INVISIBILE: L'ULTIMO CAPOLAVORO BLUMHOUSE ARRIVA IN HOME-VIDEO!

 di Matteo Marescalco

A partire dal 22 Luglio, L'uomo invisibile è stato distribuito in home-video anche in Italia. L'ultimo film prodotto da Blumhouse Productions è andato incontro ad un cammino decisamente ostile. Dopo essere stato distribuito nelle sale americane, il titolo è stato ritirato dai cinema a causa dell'imperversare della pandemia da Covid-19. Insieme ad Emma e a Trolls-World Tour, poi, è stato uno dei primi film ad essere reso disponibile in Video on Demand. Universal Pictures e Blumhouse Productions hanno preso insieme questa scelta per evitare il dilagare della pirateria e per fornire al pubblico un prodotto con l'obiettivo di mantenerlo "congelato" e bloccato ancora per altro tempo. Recentemente, tra l'altro, Universal ha comunicato la decisione di distribuire i film on demand appena 17 giorni dopo la loro distribuzione in sala, sancendo la definitiva fine della release window cinematografica tradizionale da 90 giorni. 

L'uomo invisibile è stato scritto e diretto da Leigh Whannell ed interpretato da Elisabeth Moss ed Oliver Jackson-Cohen. Tra il 2010 e il 2017, Universal ha provato tre volte a riportare in auge il proprio patrimonio di mostri classici, a cui ha dato vita durante gli anni Trenta del Novecento. Ogni tentativo ad alto budget, però, è andato fallito. Piuttosto che dar vita ad un universo condiviso, quindi, perchè non provare a dare voce a progetti individuali affidati alla produzione di Blumhouse Productions? In effetti, la casa di produzione di Jason Blum ha centrato l'obiettivo, realizzando un film in grado di ottenere ampi consensi critici e di pubblico. 

A differenza dei precedenti tentativi di risuscitare i mostri classici immergendoli nuovamente nell'universo gotico che li ha resi noti al grande pubblico, però, Leigh Whannell ha optato per la resa contemporanea del mostro. Il suo obiettivo, infatti, è stato quello di depurare il materiale di partenza dagli aspetti classici che lo caratterizzavano e che avrebbero portato gli spettatori a considerare la nuova versione come già vista. 

Protagonista del film è l'uomo invisibile soltanto in senso lato. In realtà, il progetto Blumhouse si concentra molto più su Cecilia Kass, donna succube di una relazione malsana e violenta con Adrian, uno scienziato ricco e brillante ma anche manipolatore e folle. Stanca del legame tossico, la donna fugge nel corso della notte. Grazie all'aiuto dei suoi cari, la donna riesce a far perdere le proprie tracce. Scosso dall'abbandono, Adrian si suicida e lascia alla moglie una gigantesca eredità. Il testamento, tuttavia, contiene una clausola: la cifra le verrà rilasciata qualora la donna non venga dichiarata mentalmente disturbata. Per Cecilia, ha inizio un vero e proprio incubo. 

L'edizione home-video del film è disponibile alla vendita dal 22 Luglio scorso. Grazie a Universal

Home Entertainment, abbiamo avuto modo di dare uno sguardo alla versione in DVD, eccellente come da tradizione Universal. Oltre al film, infatti, il disco è corredato da una serie di approfondimenti incentrati sul backstage del film e sulla resa dell'uomo invisibile attraverso le tecnologie più moderne. I contenuti speciali sono i seguenti: Moss si manifesta, Viaggio con il regista Leigh Whannell, Gli attori, Terrore senza tempo e il Commento audio con il regista Leigh Whannell. Ogni approfondimento fornisce la possibilità di "dialogare" con gli interpreti principali del film, con i produttori e con i responsabili degli effetti speciali. 

Insomma, il nostro consiglio è quello di non perdere l'edizione in DVD o in blu-ray di questo film. Difficilmente è possibile conciliare un progetto così riuscito con un'edizione in DVD a tal punto curata!

Scheda tecnica

Supporto: DVD

Titolo: L'uomo invisibile

Durata: 119 minuti

Genere: Horror

Produzione: USA 2020

Regia: Leigh Whannell

Sceneggiatura: Leigh Whannell

Cast: Elisabeth Moss, Oliver Jackson-Cohen, Aldis Hodge, Storm Reid, Harriet Dyer

Distribuzione: Universal Home Entertainment

Data di uscita: 22/07/2020

Formato video: 2.39:1 Anamorphic Widescreen

Audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Inglese, Spagnolo

Sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo, Portoghese

Contenuti Speciali: Moss si manifesta, Viaggio con il regista Leigh Whannell, Gli attori, Terrore senza tempo, Commento audio con il regista Leigh Whannell

domenica 12 luglio 2020

TORNARE A VINCERE

 di Matteo Marescalco

*recensione pubblicata per Point Blankhttps://www.pointblank.it/recensione-film/gavin-oconnor/tornare-vincere

Sulla bocca di tutti fin dal periodo conclusivo degli anni Novanta, Ben Affleck sembra vivere in simbiosi con il mondo del cinema, visto come l'unico grembo materno in grado di assicurare la salvezza. Dopo le scorribande da regista che hanno contribuito a restaurare la sua immagine un po' appannata e sofferta, anche le sue ultime interpretazioni attoriali confermano una visione autoriale e un forte punto di vista che esulano dal ruolo svolto sul set. In modo particolare, Tornare a vincere – in cui Affleck ritrova Gavin O'Connor – assume su di sé il complesso compito di riabilitare ancora una volta un essere umano apparentemente condannato alla contrarietà di un destino nemico e alla passionalità di uno sguardo romantico, e, per questo, costantemente fuori luogo, destabilizzante, titanico e quasi infernale.

Nella sua ultima performance, Affleck risale letteralmente le pareti infernali dell'alcoolismo, lottando con una carriera sull'orlo del fallimento e con un passato da eroe liceale. Jack Cunningham, infatti, era una ex-stella del basket con un futuro radioso pressoché garantito. A causa di una serie di problemi familiari, però, il ragazzo ha scelto di mollare tutto e di abbracciare una vita faticosa e deludente. L'incontro con una donna lo ha redento ma un'ulteriore tragedia familiare lo ha spinto a ripiombare sulla bottiglia con maggiore determinazione di prima. Almeno fino a quando riceve un'allettante proposta dal dirigente scolastico del liceo frequentato da adolescente: a Cunningham è offerta la possibilità di allenare la squadra di basket e di tornare, quindi, a vincere.

*continua a leggere su Point Blankhttps://www.pointblank.it/recensione-film/gavin-oconnor/tornare-vincere

mercoledì 24 giugno 2020

BAD BOYS FOR LIFE: IL NUOVO FILM CON WILL SMITH ARRIVA OGGI IN HOME-VIDEO

di Matteo Marescalco

Il 2020 ha visto un graditissimo ritorno! Ovviamente, stiamo parlando di Bad Boys for Life, terzo episodio del franchise di Bad Boys, creato da Michael Bay nel 1995. Questo terzo episodio arriva ben 17 anni dopo la seconda installazione del franchise e sfrutta il periodo di grande spolvero per Will Smith. In effetti, a differenza dell'imbolsito Martin Lawrence, Smith può ancora vantare un eccellente physique du role e dare vita ad una serie di sipari comici conseguenti alla impietosa differenza di fisico. 

In questo film, i bad boys Mike Lowrey e Marcus Burnett sono tornati. Dopo una serie di omicidi e un attentato alla sua vita, Mike convince un riluttante Marcus a rimandare il pensionamento e a unire le forze per un'ultima missione. Insieme, si alleano con la AMMO, la nuova incredibile divisione della polizia di Miami, per fermare la spietata assassina a capo del cartello messicano Aretas. 

Indubbiamente, il film rappresenta una riflessione sullo scorrere implacabile del tempo e le differenti metodologie adottate dai poliziotti rappresentano l'inevitabile scontro tra pellicola e digitale. Oltre ad una serie di gag slapstick molto riuscite e ad una trama fitta ed intricata, Bad Boys for Life rappresenta un ottimo sequel emulatore dello stile di Michael Bay (che compare anche in un cammeo). Grazie a Will Smith e Martin Lawrence ci si diverte, si ride, ci si commuove e ci si emoziona. 

Insomma, il nostro voto all'edizione home-video in DVD non può che essere positivo. Anche i Contenuti Speciali, tutto sommato, sono snelli. Questa caratteristica, però, non priva il disco della sua buona riuscita complessiva ma, anzi, consente allo spettatore di concentrare la sua attenzione unicamente sul film. Scene eliminate, Scene tagliate e papere, L'audizione di Stephen A. Smith e Trailer vari, infatti, puntano soprattutto al suo stomaco e offrono la possibilità per godere per qualche altro minuto dell'ironia che attraversa il film a pianta stabile. 

L'edizione in home-video di Bad Boys for Life è disponibile dal 24 Giugno ed è perfetta per una serata in compagnia di amici e all'insegna del divertimento!

Scheda tecnica
Supporto: DVD
Titolo: Bad Boys for Life
Durata: 119 minuti
Genere: Azione
Produzione: USA 2020
Regia: Adil El Arbi e Bilall Fallah
Sceneggiatura: Joe Carnahan, Chris Bremner, Peter Craig
Cast: Will Smith, Martin Lawrence, Paola Nunez, Joe Pantoliano, Kate del Castillo, Vanessa Hudgens
Distribuzione: Universal Home Entertainment
Data di uscita: 24/06/2020
Formato video: 2.39:1 Anamorfico 16:9
Audio: Dolby Audio 5.1 Italiano, Inglese, Francese, Tedesco
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Arabo, Fiammingo, Francese, Olandese, Tedesco, Turco
Contenuti Speciali: Scene eliminate, Scene tagliate e papere, L'audizione di Stephen A. Smith, Trailer vari

martedì 16 giugno 2020

LES CHANSONS D'AMOUR

 di Matteo Marescalco


*recensione pubblicata su Point Blankhttps://www.pointblank.it/recensione-film/christophe-honore/speciale-mubi-les-chansons-damour

[Questo articolo fa parte di uno Speciale dedicato alla piattaforma di streaming on demand MUBI, un focus monografico composta da una galleria di recensioni contaminate da riflessioni teoriche, emotive, autobiografiche, per riflettere trasversalmente sul tema della cinefilia on demand e sul più generale rapporto che intessiamo oggi con le immagini. Il progetto è stato presentato e inquadrato nell'editoriale "Di MUBI e del nome del cinema", che potete trovare qui].





Sulle rive della Senna,

giovani ragazzi a mezzogiorno

Michel con Madeleine, Pierre

con Jeanne e Germaine

che cammina con Jean.

Se il cielo è pieno di uccelli,

cosa ti importa

del fuoco che brucia all’inferno?

Nel suo Saggio sul luogo tranquillo Peter Handke sostiene che, senza alcuna intenzione né tanto meno progetto, i luoghi tranquilli si possano creare attingendo da sé stessi, a seconda delle circostanze, in mezzo a un tumulto (anzi, proprio nel pieno del tumulto) o tra le chiacchiere a volte incomparabilmente più avvilenti per lo spirito. Luoghi simili si ergono all’improvviso, dal nulla, e offrono una protezione mentre si è intenti in altre attività esperienziali. Alle volte, accade qualcosa del genere non necessariamente durante un’esperienza ma grazie al puro ricordo di essa.

Capita così che, durante un viaggio di ritorno verso casa, gli spazi poco accoglienti di un treno si trasformino nel prototipo del luogo tranquillo, animato dal fuoco ormai spento di chi cerca nel futuro indefinito il desiderio di riabbracciare il passato o dall’indistinta energia vitale di chi, indefesso, confida sempre nei giorni a venire. Quelle persone a cui, normalmente, si guarderebbe con diffidenza e con la speranza che non intacchino la nostra sfera privata restituiscono una sensazione di approdo, di accoglienza e di familiarità. Possibile dopo quanto accaduto? Necessario e sorprendente. E, così, in quell’ora mattutina, il treno diventa un luogo unico, quasi impareggiabile, scenario privilegiato e condiviso dal quale ammirare i flussi segreti delle onde. Quel luogo ha curato la mia vulnerabilità, mi ha entusiasmato, ha illuminato la penombra crepuscolare del mio intimo. Possibile che quel luogo tranquillo fosse tale in virtù di una (di certo, paradossale) fuga dalla società, di una riluttanza e di una parziale sofferenza verso ogni compagnia? O, piuttosto, è sensato credere che i rumori provenienti dal mondo di fuori – la vibrazione del treno in corsa, il chiacchiericcio dei compagni di viaggio, i ripetuti annunci agli altoparlanti – non siano altro che tracce in grado di risvegliare da lunghe fantasticherie? In tal senso, il luogo tranquillo sarebbe in grado di spingere dentro di sé a causa del suo statuto ontologico e, al tempo stesso, di cullare verso l’esterno, grazie al rumore, al frastuono e al chiasso del fuori campo, che continuamente insiste sui suoi confini. Anche il cinema, indipendentemente dal suo supporto di fruizione, è un luogo tranquillo.

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mercoledì 20 maggio 2020

PICCOLE DONNE - IN DVD IL NUOVO CAPOLAVORO DI GRETA GERWIG

di Matteo Marescalco


A partire dallo scorso 5 Maggio, Piccole Donne è stato distribuito in home-video. Il nuovo film di Greta Gerwig, quindi, è disponibile in DVD e blu-ray ed è pronto ad educare intere nuove generazioni. Il nuovo adattamento arriva 19 anni dopo il film diretto da Gillian Armstrong ed è stato in grado di ottenere ottimi consensi e un buon risultato al box-office internazionale. La storia, ovviamente, è nota al grande pubblico. 

La sceneggiatrice Greta Gerwig ha scritto Piccole Donne ispirandosi sia all'omonimo romanzo che ai diari di Louisa May Alcott, sovrapponendo dettagli della vita dell'autrice alle vicende di Jo March, suo alter-ego. Nella trasposizione firmata Gerwig, l'amata storia delle quattro giovani sorelle March, ognuna determinata a vivere alle proprie condizioni, appare senza tempo e molto attuale. I ruoli di Jo, Meg, Amy e Beth March sono interpretati rispettivamente da Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh ed Eliza Scanlen, con Timothée Chalamet nei panni del loro vicino Laurie, Laura Dern in quelli di Marmee e Meryl Streep nel ruolo della zia March. Infine, è anche da annoverare il cammeo di Louis Garrel. 

Noi di Diario di un cinefilo, abbiamo avuto modo di recensire il film e di dedicargli un approfondimento, sottolineando la rielaborazione moderna dell'imperituro stile classico del titolo diretto da Greta Gerwig. La regista è, qui, alla sua opera seconda dopo Lady Bird (di cui abbiamo recensito l'edizione in home-video) che, diversi anni fa, segnò una ventata di aria fresca nel mondo dei progetti indipendenti. 

Dal 5 Maggio in poi, è possibile vedere il film comodamente distesi sul divano di casa. Ma non finisce qui! L'edizione in DVD, infatti, vi offrirà la possibilità di una visione pressochè perfetta e particolarmente adatta a mettere in risalto gli splendidi scenari naturali fotografati da Yorick Le Saux. Ad aver totalmente conquistato la nostra attenzione sono stati i ricchi Contenuti Speciali dell'edizione in DVD. Si parte, infatti, da Una nuova generazione di Piccole Donne, approfondimento incentrato sulla modernità di un classico senza tempo e sulle differenze tra la versione di Greta Gerwig e quelle firmate negli anni scorsi. Poi, Creare un classico moderno e Greta Gerwig: donne che creano arte offrono la possibilità di attenzionare le modalità attraverso cui uno sguardo femminile può scoprire lati inesplorati della realtà e può abilmente rileggere le tradizioni classiche per svecchiarle ed adeguarle alla contemporaneità. Sequenza di prova di acconciature e trucco e Dietro le quinte di Piccole Donne scaraventano lo spettatore sul set del film e gli mostrano i segreti che vengono alla vita soltanto nel backstage. Infine, Orchard House: la casa di Piccole Donne è un tour per la casa di Concord di Louisa May Alcott, alla ricerca dei luoghi e dei legami sociali che hanno caratterizzato la vita dell'autrice. 

Insomma, il nostro giudizio finale nei confronti di film e più che nutriti approfondimenti non può che essere totalmente positivo! Vi consigliamo fortemente il recupero di un classico senza tempo!

Scheda tecnica
Supporto: DVD
Titolo: Piccole Donne
Durata: 129 minuti
Genere: Drammatico 
Produzione: USA 2019
Regia: Greta Gerwig
Sceneggiatura: Greta Gerwig
Cast: Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Puigh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothèe Chalamet, Meryl Streep, Bob Odenkirk, Louis Garrel, Chris Cooper
Distribuzione: Universal Home Entertainment 
Data di uscita: 05/05/2020
Formato video: 1.85:1 Anamorfico 16:9
Audio: Dolby Audio 5.1 Italiano, Inglese, Ceco, Polacco, Ungherese
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Arabo, Bulgaro, Ceco, Croato, Ebraico, Greco, Islandese, Polacco, Portoghese, Romeno, Serbo, Slovacco, Sloveno, Turco, Ungherese
Contenuti Speciali: Una nuova generazione di Piccole Donne, Creare un classico moderno, Greta Gerwig: donne che creano arte, Sequenza di prova di acconciature e trucco, Dietro le quinte di Piccole Donne, Orchard House: la casa di Piccole Donne

mercoledì 26 febbraio 2020

GRAZIE A UNIVERSAL, IL PICCOLO YETI ARRIVA IN HOME-VIDEO!

di Matteo Marescalco

I creatori di Dragon Trainer, Shrek e Kung Fu Panda (in modo particolare, abbiamo già dedicato un nutrito approfondimento alla versione in DVD dell'ultimo franchise) hanno dato vita ad un altro capolavoro animato rivolto al pubblico dei più giovani. Si tratta de Il Piccolo Yeti, la storia di tre dispettosi amici (Yi, Jin e Peng) che scoprono un cucciolo di yeti sul tetto di casa. I bambini chiamano lo yeti Everest e, insieme a lui, intraprendono un'emozionante avventura per ricongiungere la magica creatura con la sua famiglia. Nel corso del viaggio più importante della loro vita, Everest aiuta Yi, Jin e Pen a scoprire il coraggio interiore che non sapevano di possedere. Durante il percorso attraverso la Cina per riportare la magica creatura a casa, Everest li aiuterà anche a scoprire le loro vere origini. 

Il nuovo film animato Dreamworks è disponibile in home-video grazie alla distribuzione di Universal Home Entertainment, che ci ha consentito di dare un'occhiata in anteprima alla versione in DVD, ricca di contenuti speciali e di approfondimenti particolarmente interessanti agli occhi degli spettatori più piccoli. Il film è un intraprendente viaggio verso scenari mozzafiato e panorami destinati soltanto ai viaggiatori più intrepidi e coraggiosi. Ovviamente, il titolo è costruito per rivolgersi ad un pubblico di bambini ma anche gli adulti troveranno materiale in grado di dare adito a profonde ed importanti riflessioni. 

I contenuti speciali dell'edizione in DVD sono ricchissimi. Diamo un'occhiata ad alcuni di loro!
Marooned e Show & Tell sono due cortometraggi che potrebbero fungere da apripista alla visione dello spettacolo principale. Le Scene Eliminate, invece, rappresentano una serie di sequenze che sono state espunte dal montaggio finale del film. La creazione di un mito, Animare il piccolo yeti e Manuale per curare il tuo yeti sono approfondimenti incentrati sulla realizzazione del film e sul racconto della vicenda narrata. Gli altri contenuti sono i seguenti: Conosciamo il cast, Il coraggio di sognare, Un tour abominevole con Chloe Bennet, Il talk box dell'Everest, In cucina con Nai Nai, Come fare...il piccolo Yeti, Impara lo yetese, Nai Nai dice e il Commento al film dei realizzatori

Non perdete l'occasione per trascorrere una bellissima serata in compagnia dei vostri figli e delle persone a cui volete bene!

Scheda tecnica
Supporto: DVD
Titolo: Il piccolo yeti
Durata: 1h 33minuti
Genere: Animazione
Produzione: USA 2019
Regia: Jill Culton
Sceneggiatura: Jill Culton
Cast: Chloe Bennet
Distribuzione: Universal Home Entertainment
Data di uscita: 11 Febbraio 2020
Formato video: 1.85:1 Anamorphic Widescreen
Audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Inglese, Tedesco, Turco
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Tedesco, Turco
Contenuti Speciali: Marooned, Show & Tell, Scene Eliminate, La creazione di un mito, Animare il piccolo yeti, Manuale per curare il tuo yeti, Conosciamo il cast, Il coraggio di sognare, Un tour abominevole con Chloe Bennet, Il talk box dell'Everest, In cucina con Nai Nai, Come fare...il piccolo Yeti, Impara lo yetese, Nai Nai dice, Commento al film dei realizzatori

martedì 25 febbraio 2020

ONWARD

 di Matteo Marescalco

*recensione pubblicata per Point Blankhttps://www.pointblank.it/recensione-film/dan-scanlon/onward-oltre-la-magia

Lee Unkrich ha affermato che, sebbene i film Pixar siano assolutamente hi-tech, alla loro origine ci sono storie e personaggi sbocciati dall'immaginazione e dalla traccia di una matita sulla carta. Per dirla in altre parole, durante gli ultimi venticinque anni, la mitopoiesi messa in atto dalla casa di produzione ha utilizzato l'avanguardia tecnologica per portare in scena la più classica delle narrazioni umane: il viaggio dell'eroe alla ricerca di sé stesso. Verso l'infinito e oltre è diventato un mantra da fare proprio per spostare un po' più in là i confini dell'animazione, accompagnato a braccetto da quel Questo non è volare, questo è cadere con stile che proprio in Onward – Oltre la magia, più che in qualsiasi altro film Pixar recente, assurge a concetto chiave del racconto. È altrettanto palese, però, quanto, nel corso dell'ultimo decennio circa, l'altra grande ossessione del team sia stata quella della memoria, un baratro all'interno del quale precipitare e abbandonarsi o, viceversa, una magia a partire dalla quale creare (e vivere) un'illusione per recuperare il tempo perduto.

Dopo un prologo che sembra uscito da una fiaba notturna di M. Night Shyamalan e che contamina l'universo reale con quello soprannaturale, il racconto presenta Barley e Ian, due fratelli che, al compimento dei 16 anni del minore, ricevono in dono dal padre un bastone magico, fabbricato poco prima della sua morte. Ian è un adolescente come tanti, è insicuro e impacciato; al contrario suo, l'esuberante Barley è un vulcano di idee ed è appassionato di storie fantastiche. Quando si rendono conto che il bastone magico può riportare in vita il genitore - ma per sole 24 ore - , i due fratelli daranno vita a una lunga avventura contro il tempo per poter, finalmente, rivedere il volto del loro papà.

*continua a leggere su Point Blankhttps://www.pointblank.it/recensione-film/dan-scanlon/onward-oltre-la-magia

sabato 8 febbraio 2020

BIRDS OF PREY E LA FANTASMAGORICA RINASCITA DI HARLEY QUINN

di Matteo Marescalco

*recensione pubblicata per Point Blankhttps://www.pointblank.it/recensione-film/cathy-yan/birds-prey-e-la-fantasmagorica-rinascita-di-harley-quinn


Poco tempo fa, si discorreva sulla figura di Margot Robbie e sulla sua eterea e sognante Sharon Tate in C'era una volta a...Hollywood. Nel film di Tarantino, l'attrice prestava il proprio volto e la sua leggiadria alla costruzione di una forma d'innocenza che redimesse i ricordi e desse vita ad una realtà nuova, liberata dal marchio dell'incubo. In un certo senso, altri due iconici personaggi interpretati dalla Robbie in I, Tonya e in Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn si sono mossi sullo stesso binario. Anche Tonya Harding ed Harley Quinn hanno perseguito la ricerca di un regno incantato che risolvesse le storture del reale. La prima lo ha fatto nel biopic diretto da Craig Gillespie, attraverso l'instaurazione di un rapporto ludico con lo spettatore basato sulle tecniche del mockumentary e su frequenti rotture della quarta parete. Il secondo personaggio, invece, quello della svampita omicida, gioca uno sport totalmente diverso.


Mollata da Joker, Harley Quinn attraversa un momento buio ed è in crisi con il modello di donna che vuole incarnare. Venuto meno il fidanzamento con la nemesi di Batman, la Quinn perde anche la sua protezione e dovrà affrontare tutti i cattivi di Gotham, coalizzatisi per vendicarsi dei torti subiti. Sulle sue tracce si mette una sorta di suicide squad al femminile: un'adolescente cleptomane, un'agente di polizia costretta a subire torti quotidiani da parte dei colleghi uomini, la cantante di un night club, una misteriosa assassina armata di balestra e l'egocentrico boss Black Mask. McGuffin del racconto? Un diamante che tutti quanti vogliono stringere tra le proprie mani.


venerdì 7 febbraio 2020

GLI ANNI PIU' BELLI

di Matteo Marescalco

E' nuovamente tornato quel periodo dell'anno in cui riflettiamo sul nuovo film di Gabriele Muccino e ci troviamo a chiederci quanto il suo cinema sia più o meno autentico e, più di ogni altra cosa, quanto il suo autore creda in ciò che sta raccontando. Le risposte sono positive in entrambi i casi. Perchè se c'è una cosa che non si può rimproverare a Gabriele Muccino è proprio la fede che il regista ripone nei confronti dei personaggi che porta in scena. 

Gli anni più belli è un racconto popolare sulla generazione che ha vissuto la propria adolescenza durante gli anni '80. Giulio, Paolo e Riccardo hanno 16 anni e hanno pressochè tutta la vita davanti. Di differente estrazione sociale, i tre vivono le loro giornate parlando del futuro e godendosi il presente. Al gruppo si unisce Gemma, ragazza alquanto disinibita ma con un animo romantico. Di lei si innamora proprio Paolo, l'umanista ed il più sognatore del gruppetto. Con lo scorrere degli anni, i quattro imboccheranno strade differenti ed impareranno a provare sulla propria pelle quanto la vita possa essere malvagia e dura. Sullo sfondo, eventi quali la caduta del Muro di Berlino, l'operazione Mani Pulite, la discesa in campo di Silvio Berlusconi e l'attentato dell'11 Settembre punteggeranno il cammino storico individuale del gruppo. 

L'ultimo film di Gabriele Muccino è un'epopea popolare che tiene sempre il ritmo nonostante la notevole durata e l'utilizzo, a volte esagerato, della rottura della quarta parete da parte dei personaggi principali. Muccino non parla mai della propria giovinezza ma si identifica con i personaggi che porta in scena e con le emozioni della giovinezza. Proprio in questo consiste uno dei tratti positivi di un film che straborda ed inciampa ma non crolla mai. Da Come te nessuno mai a L'estate addosso, il regista ha confermato di saper raccontare bene l'adolescenza, a prescindere da quanto la sua descrizione aderisca al vero. Insomma, probabilmente è difficile che nella realtà si riesca a raggiungere lo stesso grado di paranoia, ipocondria e tensione nervosa dei personaggi dei film di Gabriele Muccino. Eppure, è impossibile negare che il modo in cui vengono raccontati sogni, speranze, rimpianti, riflessioni e fallimenti riesca a colpire nel segno. 

Probabilmente, la sceneggiatura non riesce mai ad intercettare le connessioni tra vicende personali e Storia e ciò intacca il carattere di grande romanzo popolare che dovrebbe essere proprio del film. Ma c'è da dire che quello che maggiormente interessa consiste nella tempesta di emozioni che i quattro si trovano a vivere durante la loro vita. Per rispondere nuovamente ai dubbi iniziali, sì, Muccino crede nei suoi film e ha la massima fede nei personaggi che racconta. Basterebbe anche soltanto questo a rendere qualsiasi racconto come un atto d'amore di ottimo livello. E poi vedere esseri umani che vivono i loro rapporti sentimentali all'aperto e lontani dagli schermi dei loro tablet consente davvero di compiere un viaggio nel tempo che, molto probabilmente, dovremmo regalarci più spesso. Anche nella realtà di tutti i giorni. 

L'HOTEL DEGLI AMORI SMARRITI

di Matteo Marescalco

Maria e Richard sono sposati da più di 25 anni ma lei lo tradisce ripetutamente con i suoi studenti. Una sera, Richard legge alcune conversazioni con uno degli amanti della moglie e le chiede spiegazioni. A nulla valgono le motivazioni che lei adduce. Richard è seriamente colpito. Maria, allora, lascia la casa e trascorre la notte in un hotel. La camera 212 si trova esattamente di fronte al suo appartamento. Da lì, può avere una visione del consorte e, allo stesso tempo, del suo matrimonio. 

La camera 212 è una sorta di deposito immaginario dell'esistenza e degli amori vissuti da Maria, centro focale dell'ultimo film di Christophe Honorè, che ha scelto una sceneggiatura non lineare per dare vita alla nottata di fantasmi e dialoghi con il passato. Chiara Mastroianni è l'assoluta protagonista del film e il fatto che sia la sua inquadratura ad aprire e a chiudere il lungometraggio ne attesta tutta la sua importanza quale motore narrativo del racconto. 

Nella camera d'hotel, Maria incontra Richard 20enne ma anche i suoi numerosissimi amanti. E non solo. Uno scontro chiarificatore avverrà anche con la maestra di musica di Richard, il suo primo amore vissuto all'età di 15 anni. Ad incrociarsi, quindi, sono le coppie ma anche le età della vita. Chissà cosa diremmo a noi stessi se dovessimo incontrarci tra una trentina d'anni. Tra luci al neon e arditi movimenti di macchina, il film non si cura di uno sviluppo lineare ma intreccia situazioni e costruisce sequenze che intrecciano artifici hollywoodiani e cinema-veritè. 

Di sicuro, lo spettatore che andrà a vedere L'hotel degli amori smarriti non lo farà credendo di trovare una sceneggiatura di ferro o una commedia brillante ma, piuttosto, un lento valzer con i fantasmi del proprio passato. Come l'amore e i sentimenti, anche questo film si evolve e abbraccia la natura espansa della vita.

mercoledì 29 gennaio 2020

DOLITTLE

di Matteo Marescalco

John Dolittle è un medico prodigioso con il dono di parlare agli animali. Nella magione del dottore, ognuno parla la propria lingua, eppure tutti si comprendono e sono affabili e cortesi gli uni con gli altri. John conduce le sue ricerche insieme alla moglie l'amatissima Lily. La sua morte, però, getta Dolittle nello sconforto. In preda alla tristezza, il dottore rinuncia a tutto e chiude le porte del suo ospedale-riserva per animali. Quando la Regina gli chiede indirettamente di svolgere una missione per lei, il medico, pur tra mille paure, tornerà ad assaporare il gusto dolce-amaro dell'esistenza. 

Bersagliato inspiegabilmente dalla critica e bocciato dal pubblico in numerosissimi test-screening, questo film ha diversi pregi, tra cui quello inveterato di saper costruire un'avventura bigger than life. La missione in cui si getterà a capofitto John Dolittle consiste nella ricerca dello spirito dell'avventura che il dottore credeva di aver perso dopo la morte della moglie. Comprendere gli altri, capire i nostri simili e i diversi da noi è il punto principale per aprirsi al futuro. Senza le differenze che rendono preziosi gli esseri umani, non esisterebbe alcuna possibilità di dialogo e di costruzione di dialettica. 

Robert Downey Jr. mette molto del suo in questo personaggio che somiglia molto a Jack Sparrow ma che, a differenza sua, è orientato all'edificazione di qualcosa di veramente utile. Ovviamente, quindi, lo scopo didascalico del film è palese. Tuttavia, Dolittle non viene mai appesantito ma riesce puntualmente a far convivere l'aspetto più ludico con quello più serio e riflessivo, consentendo ai più grandi di commuoversi in diverse occasioni e ai più piccoli di volare sulle ali della fantasia, facendo tesoro di importanti insegnamenti. 

ODIO L'ESTATE

di Matteo Marescalco

Odio l'estate, scriveva Bruno Martino. E, come il celebre compositore, anche Aldo Giovanni e Giacomo provano sentimenti contrastanti nei confronti della stagione tradizionalmente più amata dai piccoli. 

Aldo Baglio è un meridionale trapiantato da anni a Milano. Tutto è pronto per la vacanza al Sud insieme alla moglie e ai tre figli, due gemelline e un ragazzo beccato a rubare un motorino. Giovanni Storti, invece, porta avanti uno storico negozio di Milano che vende al dettaglio accessori per calzature. Anche Giovanni è sposato e ha una figlia. Infine, Giacomo Poretti è il più benestante tra i tre ma ha una situazione familiare nettamente più complessa, avendo adottato il piccolo figlio della moglie con cui ha un rapporto difficile. A causa di un disguido con l'agenzia, i tre si troveranno a condividere lo stesso appartamento per tutta la vacanza estiva. La convivenza forzata farà emergere i tratti migliori e peggiori delle tre famiglie. 

Dopo il fallimento di Fuga da Reuma Park, clamoroso flop di pubblico e critica che ha seriamente messo a repentaglio le loro carriere, Aldo Giovanni e Giacomo tornano a collaborare con Massimo Venier, regista dei loro migliori film, responsabile della costruzione di un intreccio narrativo molto più solido e coerente dei loro ultimi lavori. Gli ultimi due decenni sono stati decisamente complessi e contraddittori per il trio di comici che, più di tutti, nel corso degli anni, è riuscito ad affermarsi nell'immaginario collettivo italiano. Perchè, se Checco Zalone fa sfaceli al box-office, è altrettanto innegabile che certe battute di Aldo Giovanni e Giacomo segnano costantemente la nostra quotidianità. Merito della loro ironia priva di mordente politico, dalla forte stilizzazione che connota i tre personaggi (il meridionale fesso ma dal gran cuore, il milanese puntiglioso e precisino e, infine, quello più autenticamente antipatico), sempre uguali a sè stessi eppure ogni volta così diversi, e, infine, di un certo carattere fiabesco. Si, proprio fiabesco. I film di Aldo Giovanni e Giacomo, pensandoci bene, sembrano quasi non aderire alla realtà ma sorvolarla con leggiadria ed eleganza. 

Odio l'estate segnala quella che probabilmente è l'evoluzione definitiva (e che sarebbe un eccellente modo per salutare i fan - anche se speriamo che il trio possa tornare nuovamente a raccontare storie al cinema) del loro modo di narrare. I comici sono cambiati e non serve a niente guardare al passato con malinconia e nostalgia. Anche il canovaccio su cui Venier e gli sceneggiatori hanno costruito la loro storia ha subito diverse modifiche rispetto ai precedenti migliori film del trio. Il peso della famiglia grava sui personaggi e li dota di una serie di riflessioni che rendono la trama ancora più compatta. I fan più accaniti troveranno una marea di omaggi - che non scadono mai nell'autocelebrazione ma sembrano mostrare la sedimentazione del trio nell'immaginario popolare - , dai più nascosti ai più palesi. Se i tempi sono cambiati, farebbe comodo credere che Aldo Giovanni e Giacomo, nonostante tutto, sono rimasti sempre gli stessi. E' vero soltanto in parte. E questo film, che riesce a toccare le corde del pubblico generalista, lo dimostra in pieno. 

VILLETTA CON OSPITI

di Matteo Marescalco

Tra le atmosfere in stile Parasite e i segreti di provincia celati ne Il capitale umano, si muove la borghesia di Ivano De Matteo in Villetta con ospiti, suo ultimo lungometraggio. Il regista torna alle atmosfere a lui più congeniali. Siamo nell'Italia Settentrionale e la famiglia protagonista è la più in vista nel borgo in cui vive. L'erede della fortuna dei genitori è Diletta, una donna fragile e insicura, che impegna la propria quotidianità in cause che vedono come artefice Don Carlo, un uomo attratto dalle parrocchiane. I figli di Diletta attraversano il difficile percorso dell'adolescenza e suo marito è il tipico parvenu che deve tutto alla moglie ma che, nonostante ciò, tradisce ripetutamente. In paese tutti sanno tutto. A completare il quadro, si aggiungono un poliziotto napoletano corrotto, un medico venduto e Sonja, cameriera della famiglia altoborghese e madre di Adrian, ragazzo combattuto tra l'onestà della madre e la furbizia criminale dello zio. 

Perchè il film di De Matteo ricorda Parasite? Senza dubbio, per l'intreccio che coinvolge i numerosi personaggi che nascondono oscuri segreti dietro la facciata di perbenismo. A differenza che nel titolo di Bong, però, in cui tutto è calibrato al millesimo, Villetta con ospiti offre allo spettatore la possibilità di sfuggire alle maglie del controllo totale e ai suoi personaggi di evadere da un percorso di libertà che nel film coreano sembra negato. Pur cadendo in una rappresentazione dei personaggi a tratti macchiettistica o, quanto meno, abbastanza schematica, il film lascia che l'intreccio dei loro rapporti emerga lentamente fino al drammatico finale, il cui impianto teatrale è legato al momento delle numerose rivelazioni. 

Il cast di primo livello supporta la drammaturgia ben organizzata e, nel complesso, aiuta il film ad attestarsi su buoni risultati. 

GRAZIE A UNIVERSAL, YESTERDAY ARRIVA IN HOME-VIDEO!

di Matteo Marescalco

Cosa succederebbe se tutto il mondo (tranne te) dimenticasse i Beatles? Yesterday, ultimo film diretto da Danny Boyle e sceneggiato da Richard Curtis, prova ad immaginare uno scenario simile. 

Jack Malik è un musicista di scadente successo. A parte Summer Song, unica canzone che qualche suo amico ricordi, la sua carriera non ha dato vita a niente di promettente. In lui crede soltanto Ellie, la sua manager e amica d'infanzia che, probabilmente, ha anche una cotta nei suoi confronti. La sera in cui il ragazzo decide di farla finita con la musica, in tutto il mondo accade qualcosa di molto strano. Un improvviso black-out, infatti, unito ad un incidente in cui Jack resta coinvolto, priva il mondo delle canzoni dei Beatles e tutti gli esseri umani del loro ricordo. Tutti tranne Jack, che coglie l'occasione al volo per costruirsi una carriera sui testi e sulle musiche dei Fab Four. 

Sulla carta, il concept di partenza della commedia inglese è davvero eccellente. D'altronde, da uno sceneggiatore che ha alle spalle titoli quali Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, Love Actually e Il diario di Bridget Jones, cosa aspettarsi se non un copione ricco di tipi umani in grado di sorprendere lo spettatore e di conquistarlo con le loro insicurezze? Yesterday è una buona commedia che sfrutta anche la regia al cardiopalma di Danny Boyle e che ha nei fan dei Beatles il target principale. 

Dal 21 Gennaio, Universal Home Entertainment ha reso disponibile l'edizione home-video del film, che può contare su diversi contenuti speciali che faranno gola ai cinefili e ai musicofili più accaniti. Finale Alternativo e Scene Tagliate offrono allo spettatore la possibilità di "intervenire" sul film e di apprezzare una serie di sequenze espunte dal montaggio finale. Poi, il Commento del regista Danny Boyle e dello sceneggiatore Richard Curtis, ovviamente, arricchiscono la visione di dettagli su regia e sceneggiatura. Infine, il Live agli Abbey Road Studios contiene alcune cover cantate da Himesh Patel. 

Si tratta di un DVD da non perdere per trascorrere una tranquilla serata tra amici! E, perchè no, anche per rispolverare quei cari vinili dei Beatles a cui teniamo così tanto. 

Scheda tecnica
Supporto: DVD
Titolo: Yesterday
Durata: 1h 51minuti
Genere: Commedia
Produzione: Regno Unito, Russia, Cina 2019
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Richard Curtis
Cast: Himesh Patel, Lily Collins, Joel Fry, Ed Sheeran
Distribuzione: Universal Home Entertainment
Data di uscita: 21/01/2020
Formato video: 2.39:1 Anamorphic Widescreen
Audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Inglese
Sottotitoli: Italiano, Inglese
Contenuti Speciali: Finale alternativo, Scene tagliate, Commento del regista e dello sceneggiatore, Live agli Abbey Road Studios

lunedì 20 gennaio 2020

JOJO RABBIT

di Macha Martini

«Il mondo è così grande, così complicato, così pieno di meraviglie e sorprese, che ci vogliono anni affinché molte persone inizino a notare che è irrimediabilmente rotto. Chiamiamo questo periodo di ricerca “infanzia”». È così che Michael Chabon descrive la filmografia di Wes Anderson. Una constatazione che sembrerebbe anche cogliere appieno l’essenza di Jojo Rabbit, ultimo film di Taika Waititi.

A partire dal romanzo di Christine Leunens, Il cielo in gabbia, l’artista neozelandese, tramite una scrittura sia di penna che visiva, decide di immettere lo spettatore in un mondo pieno di ironia e di “meraviglie” pronte a spezzarsi irrimediabilmente nel percorso di crescita di Johannes Betzler, soprannominato Jojo. «Oggi diventi adulto» confessa ad alta voce a inizio film. 

Il bambino, infatti, sta per cimentarsi in una nuova avventura: l’ingresso al campus per piccoli nazisti, dopo il quale si diventa appunto degli adulti, ritenuti in grado di combattere per il proprio Paese. Jojo, fanatico nazista, non desidera altro che servire il proprio Führer, tanto da trasformarlo in amico immaginario. Questo Adolf fantoccio, qui interpretato dallo stesso Taika Waititi, che fornisce al pubblico una performance affascinante, rappresenta per il bambino l’unica possibilità di sopravvivere al suo sentirsi fuori posto in un mondo che sembra non cogliere quella poesia tipica dell’immaginazione di un bambino. Il piccolo Jojo, pieno di creatività e voglia di divertirsi, ma anche di umanità, sebbene non gli piaccia ammetterlo, si sente solo, incompreso e non integrato in alcun gruppo. Tale mancanza si presenta come un inizio di rottura e come elemento che, da una parte, nella creazione di un amico immaginario, lo rende più meraviglioso e più spumeggiante del normale, un personaggio alla “Wes Anderson”, ma che, dall’altra, lo fa sentire così tanto disagiato e brutto da non permettergli né di notare l’imminente disfatta della Germania nazista né le idiosincrasie di quel cieco credo, quello per Hitler, che sembrava essere l’unica via per una possibile integrazione. Esattamente come afferma Chabon per Wes Anderson, durante l’infanzia l’individuo, nella ricerca del proprio posto nel mondo, non riesce pienamente a cogliere come questo sia in frantumi. 

Jojo non può credere al male fatto agli ebrei. Può solo credere in un universo fantastico dove questi ultimi, caratterizzati da enormi corna, dominano le menti delle persone e dormono a testa in giù. Tale visione viene accentuata dalle persone che ruotano intorno a lui, come il Capitano Klenzendorf (alias un magnifico Sam Rockwell), il suo assistente Finkel (interpretato brillantemente da Alfie Allen) e da Fräulein Rahm (Rebel Wilson), ma anche dalle situazioni a cui si trova ad assistere o a partecipare, dall’esplosione nel primo plot point della bomba a mano fino a Yorkie (forse suo unico amico, ma non considerato da lui, Jojo, realmente tale in quanto “bambino”) alle prese, nonostante la giovanissima età, con un lancia missili per “salvare la nazione”. In tutto ciò entra in gioco Scarlett Johansson, madre del protagonista, che, per amore del figlio, recita nel mondo fiabesco e pieno di meraviglie da lui creato, senza però smettere di provare a fargli aprire gli occhi verso tutte quelle crepe che lo circondano e che, a fine film, in un’ottica ormai da adulto, Jojo vivrà in prima persona.


Tramite una regia pop ed eccentrica, coadiuvata da un montaggio sempre ritmato, da una fotografia accesa e da un cast artistico fuori dal comune, tra i quali spiccano per la giovane età Roman Griffin Davis (Johannes Betzler) e la Johansson, capace di incantare il pubblico grazie alla sua bravura nel passare da uno stile a un altro in accordo con un personaggio tutt’altro che scontato ma anzi magnetico, Jojo Rabbit, seppur con qualche pecca a livello di ritmo narrativo, si mostra come un film pieno di spunti e capace di incantare lo sguardo, soprattutto di chi è ancora perso in quel periodo di ricerca da alcuni chiamato “infanzia”, da altri “meraviglia”.

RICHARD JEWELL

di Macha Martini

Un uomo, grossa statura, sguardo timido, un po’ ingenuo. 
La camera lo segue, mentre si sentono le urla off-screen di Sam Rockwell, qui nel ruolo dell’avvocato Watson Bryant. 

Già dalla prima scena, la regia, nella sua freddezza quasi clinica, crea un’ambiguità. Un uomo buono. Un uomo servizievole che vuole solamente proteggere le persone. Un uomo che fa tenerezza. Eppure, c’è uno straniamento nei silenzi, nel modo in cui la macchina da presa indugia in sguardi e in situazioni. Nel modo in cui l’occhio meccanico sembra pedinare sia il protagonista che tutte quelle figure che, negativamente, lo accerchieranno, soffocandolo. La suspense cresce a ogni immagine, a ogni suono, nel tentativo di far credere al pubblico, anche solo per un secondo, che il colpevole sia lui, Richard Jewell. 

A 89 anni, Clint Eastwood, decide di tornare a girare argomenti spinosi, in questo caso la storia di Richard Jewell: una persona normale, il classico americano che, ritrovatosi in una situazione straordinaria (il salvataggio di numerose vite a Centennial Park da un attentato terroristico), invece di iniziare il proprio percorso eroico e di ricevere un riconoscimento, inizia una discesa negli inferi, mentre l’opinione pubblica e le autorità federali cercano di “friggerlo”, di “mangiarlo vivo”. Eastwood non vuole però raccontare il solito dramma. Il suo intento è quello di scuotere le coscienze e, per farlo, utilizza gli strumenti più raffinati del cinema come la già citata suspense, arricchita sia da situazioni drammaturgiche che proprio da espedienti di regia. 

Tra questi ultimi, lo stile freddo, quasi chirurgico, già riscontrato in Mystic River, e il dilatamento delle inquadrature oltre il normale minutaggio, che permette una nuova codifica del silenzio. Silenzio che aiuta, piano piano, a portare gli spettatori dentro la mente di Jewell, fino alla sua esplosione, ricca di dolore. Dolore per il quale il pubblico si sente sia partecipe sia, in parte, colpevole, a causa di quella ambiguità iniziale. Ambiguità che non è casuale ma che serve nel processo di accusa al governo americano, all'FBI e ai media, tra i principali incriminati tramite la figura di Kathy Scruggs, interpretata da una magistrale Olivia Wilde, la cui performance, come quella di Paul Walter Hauser (Richard Jewell), entra nelle ossa e riverbera anche fuori dal buio della sala cinematografica, seguita in secondo piano da Kathy Bates (Bobi Jewell), candidata per questo ruolo agli Oscar, e da Sam Rockwell.


Richard Jewell, ultima opera di Clint Eastwood, tratta da una storia vera e basata sull’articolo “American Nightmare: The Ballad of Richard Jewell” di Marie Brenner, è uno di quei film capaci, tramite una maestria, soprattutto di regia, ma anche data dalla bravura del cast artistico, di lasciare lo spettatore col fiato sospeso, per un così intenso stato di coinvolgimento in cui viene trasportato. Ogni possibile difetto, dal più semplice al più grave, come la mancanza di messa in sincrono in alcune inquadrature della sequenza dedicata al primo concerto, passa in secondo piano e, nonostante la durata abbastanza classica di 129 minuti, il pubblico sembra chiederne ancora di più, aspettando non solo che “il mondo conosca il nome e la verità relativa a Richard Jewell”, ma un riconoscimento e una giustizia, che purtroppo lo schermo non può mostrarci, in quanto parte di una scena mai girata nella realtà americana. Richard Jewell è il dolore del silenzio, provato davanti a uno schermo nel buio della sala cinematografica.

domenica 5 gennaio 2020

PICCOLE DONNE

di Macha Martini

Immagine scura in controluce. Un piano americano che vede una figura femminile di spalle, a testa china, che sospira. Stacco. La protagonista della storia, Jo, interpretata, da Saoirse Ronan, entra in una casa editrice. La macchina da presa si ferma su dita sporche d’inchiostro che giocherellano nervose. Un paio di stivali si muove tra la folla, in una corsa che molto ricorda quella della stessa regista, Greta Gerwig, in Frances Ha. Un sorriso spensierato lascia la cornice cittadina per un quadro impressionista che introduce Amy, qui interpretata da una magnetica Florence Pugh. In una carrozza, insieme alla giovane ragazza, troviamo Meryl Streep nella parte della zia, che, in questo remake, perde la personalità arcigna per ampliare il proprio lato umano. 

Lo sguardo annoiato di Amy, rappresentato tramite una soggettiva in rallenti, introduce Laurie, alias Timothée Chalamet che, dopo una scena scandita da un dialogo calzante, si allontana mentre un controcampo inquadra un nuovo sorriso, anche se meno speranzoso e più malinconico, stavolta quello della giovane March, che permette alla camera di staccare su Meg (Emma Watson). Prosegue un climax che conduce lo spettatore in un’atmosfera sempre più cupa, che dalla povertà di Meg si trascina verso Beth (Eliza Scanlen), intenta a suonare il pianoforte. Inizia così il nuovo adattamento dei romanzi di Louisa May Alcott: Piccole donne e Piccole donne crescono, protagonisti di numerose trasposizioni, tra cui quella del 1933 di George Cukor con Katherine Hepburn, quella del 1994 con Winona Ryder, Christian Bale e Susan Sarandon (forse la più famosa per il grande pubblico), fino alla miniserie del 2017 della BBC One con Maya Hawke, acclamata per il suo recente ruolo nella terza stagione di Stranger Things

Proprio alla luce della fama di quello che è considerato uno dei classici degli adattamenti audiovisivi, la regista e sceneggiatrice californiana decide di reinventare la struttura letteraria di questa storia ottocentesca. Carrellate, stacchi che a tempo di musica cambiano prospettiva e che mixano il classicismo con uno sguardo contemporaneo, facendo entrare lo spettatore nel vivo della storia. Greta Gerwig, ormai alla sua seconda regia, dimostra di aver lasciato lo sguardo incantato ma forse un po’ inesperto di Lady Bird e di essere approdata a una regia più raffinata e studiata nei minimi dettagli. Dettagli che permettono una sincronia tra il montaggio, la sceneggiatura (l’aspetto più innovativo di tutto il film) e i dialoghi ritmati. Tale elemento emerge anche dalla scelta di non raccontare nuovamente la storia come è stata sempre portata in scena ma di giocare tra passato e presente, tra romanzo e realtà. Realtà fattuale che molto riecheggia nella contemporaneità, come fosse una luce calda ma piena di ombre, la stessa che caratterizza lo stile che il direttore della fotografia Yorick Le Saux (Personal Shopper, High Life) utilizza nella maggioranza delle sequenze del film.

«Non riesco a superare la delusione di essere nata donna» ammette amareggiata Jo, il cui personaggio, però, non si limita alla consapevolezza di questa condizione, ma, prendendone atto, decide di affrontare in modo creativo lo svantaggio per trarne un vantaggio, come la stessa Gerwig fa con questa trasposizione, dando così forse l’unica risposta degna di nota al #Metoo. In conclusione, il Piccole donne del 2019 riesce a rendere appetibile una storia ormai nota che non smette mai di stancare grazie ai costumi e alle scenografie, che ritrovano una freschezza, soprattutto, nella sceneggiatura, nel montaggio e nella regia, sia visiva che più strettamente legata alla direzione degli attori. Senza ricorrere a troppi fronzoli, la regista trova così l’unico modo possibile, in epoca contemporanea e dopo i numerosi adattamenti, di trasmettere al pubblico il cuore e l’autenticità dei romanzi, riuscendo a far convivere il classico al contemporaneo.