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martedì 28 febbraio 2017

AUTOPSY

di Matteo Marescalco

Presentato all'ultima edizione del Toronto International Film Fest ed elogiato da grandi nomi della letteratura e del cinema di genere come Stephen King e Guillermo del Toro, Autopsy (The Autopsy of Jane Doe) arriverà nelle sale italiane l'8 Marzo, grazie a M2 Pictures. 

Il plot è lineare ed efficace: Tommy Tilden è un esperto medico legale e gestisce con suo figlio Austin un obitorio in Virginia. Un giorno, lo sceriffo del luogo arriva con un caso di emergenza: il cadavere di una ragazza sconosciuta ritrovato in un seminterrato in seguito ad un pluriomicidio. Sembra trattarsi di un caso come tanti altri ma, nel corso dell'autopsia, padre e figlio saranno turbati da una serie di sconvolgenti scoperte. Il corpo della donna, infatti, è perfettamente conservato all'esterno ma all'interno presenta una serie di elementi che farebbero pensare ad un orribile e misterioso rituale di tortura. Chi è Jane Doe?
 
C'è una presenza costante e perturbante in questo The Autopsy of Jane Doe ed è proprio quella del personaggio femminile che dà il titolo al film. Non sappiamo nulla di lei nè dei restanti due protagonisti. Tutte le informazioni che arricchiranno il sapere dello spettatore saranno frutto del lavoro dei Tilden sul corpo di Jane Doe. Come già detto, il film è completamente costruito in un unico ambiente, nel corso di una notte, sulla relazione che si crea tra i Tilden e Jane Doe. Nella delineazione della situazione di partenza, la prima parte presenta una costruzione magistrale che, nel corso della deflagrazione in cui incorrerà nella struttura centrale, si arricchirà di ulteriori determinazioni. L'autopsia rivela elementi psicologici e caratteriali dei personaggi di padre e figlio che concorrono allo sviluppo drammaturgico. I due medici legali hanno un approccio alla vita e al lavoro differente ma comunque  accomunato dalla fede assoluta nella scienza che verrà gradualmente meno con l'infittirsi del mistero. Il testo presenta una serie di spazi bianchi che rendono lo spettatore in grado di compiere inferenze ed ipotesi, evitando di ingabbiarlo nella costruzione edificata.

Oltre ad essere un riuscito esercizio di stile basato con grazia su suspense ed attenzione maniacale ai dettagli, The Autopsy of Jane Doe è anche un interessante saggio psicologico sui caratteri portati in scena che, per certi versi, somiglia, almeno nel finale, a The VVitch di Robert Eggers. Ogni cosa è al servizio dei personaggi, dediti al loro lavoro, ma tormentati da sensi di colpa legati al passato. The Autopsy of Jane Doe è la dimostrazione che, per fare un buon horror non serve chissà cosa ma possono andar bene anche solo pochi attori, un'unica ambientazione ed una notevole cura alla costruzione dell'atmosfera di fondo. Non aspettatevi un horror di serie B costruito su un profluvio di sangue e di violenza ma un horror psicologico di ottima fattura, evocativo e terrorizzante.

giovedì 23 febbraio 2017

OMICIDIO ALL'ITALIANA

di Matteo Marescalco

Nell'esatto momento in cui la conferenza stampa sanceppato (i lettori capiranno l'uso di questo termine dopo aver visto il film) su pericolosi termini quali risveglio delle coscienze e denuncia sociale (che, puntualmente, vengono affibbiati a, più o meno, tutti i film italiani in uscita), l'intervento di Herbert Ballerina sdrammatizza: «Omicidio all'italiana è un film scomodo… Scomodo nel senso che è stato pesantissimo da girare perché il paesino era irraggiungibile!»

Arriverà al cinema il 2 Marzo, distribuito da Medusa in 400 copie, Omicidio all'italiana, opus n.2 di Marcello Macchia, ben più noto con il suo nome d'arte: Maccio Capatonda
Dopo Italiano medio, Capatonda torna ad attingere al suo surreale repertorio, dando vita questa volta al paesino di Acitrullo, popolato da sedici anime dall'età media di 70 anni. Una notte come un'altra, la Contessa Ugalda Martiro In Cazzati muore vittima di soffocamento. A Piero Peluria, sindaco del paese, viene in mente di usufruire della morte della Contessa per costruire un caso mediatico grazie alla trasmissione televisiva Chi l'Acciso e di attirare sul posto centinaia di visitatori, gli stessi che il turismo dell'orrore ha portato a Cogne, Avetrana e Novi Ligure. Ma qualcosa andrà storto. 

Era atteso questo ritorno di Maccio Capatonda dietro la macchina da presa. E il risultato finale non delude le aspettative. Omicidio all'italiana condensa in un'ora e mezza tutti i pezzi forti del repertorio capatondiano, riuscendo ad inserirli nel contesto di una narrazione teleologicamente riuscita. Il film, infatti, brilla per la vis delle scene comiche ma anche per la costruzione del racconto, che non è stata lasciata in secondo piano, aspetto che sottolinea l'attenzione del suo autore alla totalità della struttura del suo film. Tra omaggi e rivisitazioni in ottica dada (Capatonda è sempre stato bravo ad assemblare e combinare materiali già esistenti), Omicidio all'italiana costruisce una feroce critica attorno al mondo dei media e a quello che è noto con il termine di turismo dell'orrore. Dai giornalisti alle forze di polizia, dai turisti ai politici, sono diverse le figure che usciranno completamente distrutte dall'ironia piena di livore del film-maker abruzzese. Le invenzione visive, complice la strizzatina d'occhio ai generi del thriller e dell'horror, sono suggestive e quelle linguistiche, come sempre nel caso di Capatonda, sono il terreno migliore in cui l'attore e sceneggiatore dimostra la propria verve creativa. 

Nonostante tutto ciò, l'impressione definitiva è che il risultato totale sia inferiore alla somma delle singole parti. Omicidio all'italiana risulta manchevole della fluidità che dovrebbe distinguere un prodotto cinematografico rispetto ad una puntata comica pensata per il web. Tutto è molto, probabilmente troppo, studiato. Così facendo, si rischia di prendere lo spettatore col fiato alla gola e di privarlo di una dose di improvvisazione che fa sempre bene alla commedia. Insomma, il personaggio Maccio Capatonda (appoggiato dalla sua spalla Herbert Ballerina) funziona. Con un po' di lavoro in più sulla fluidità della regia non si può far altro che migliorare! 

BARRIERE

di Matteo Marescalco
*articolo pubblicato per Point Blank


Per una lettura critica di Barriere, due frasi, pronunciate da Denzel Washington e da Viola Davis, potrebbero essere emblematiche. «Dammi solo spazio per respirare» e «Non riesco a sentire alcun gusto» descrivono le zone d'ombra che invadono il cuore della terza regia dell'attore di Mount Vernon.

Un secondo nucleo tematico da isolare ed approfondire riguarda il termine fences che dà il titolo al film: le barriere, i confini o, meglio ancora, i recinti. Una delle sequenze a maggior contenuto emozionale vede il personaggio interpretato da Washington riflettere sugli step che hanno caratterizzato la sua esistenza e sui motivi che gli hanno consentito di oltrepassare la soglia che, dall'età giovanile, lo avrebbe condotto alla maturità. Il carattere reiterativo con cui ritorna il problema della costruzione del recinto attorno all'abitazione della famiglia Maxson non è ovviamente riferito solo al divario tra la comunità nera e quella bianca negli Stati Uniti degli anni '50. In gioco, oltre al problema collettivo, c'è anche una questione di identità individuale. Chi è Troy Maxson in relazione al suo passato, alla sua famiglia, a tutto ciò che c'è oltre il confine e, soprattutto, in relazione allo spettatore cinematografico, che tanto si discosta da quello teatrale? (...)

Continua su Point Blank (http://www.pointblank.it/recensione/barriere/)

martedì 21 febbraio 2017

RIVELATE LE NOMINATION DELLA PROSSIMA EDIZIONE DEI DAVID DI DONATELLO

di Matteo Marescalco

La scorsa edizione dei David di Donatello, il più prestigioso premio cinematografico assegnato in Italia, la 60esima della sua storia, ci lasciava decisamente soddisfatti. La produzione, passata dalle mani della Rai a quelle ben più giovanili ma esperte di Sky e caratterizzata da una netta ispirazione ai grandi show internazionali, rinnovava la formula televisiva e l'estetica dello show. L'edizione del 2016 è stata l'occasione, testimoniata da un'eccellente critica e dai numerosi commenti sui social, per generare un nuovo entusiasmo nel pubblico, sempre più consapevole della stagione di grande fermento e creatività che sta vivendo il nostro cinema. Alcuni film, nei giorni successivi alla premiazione, sono tornati in sala, riuscendo ad ottenere ulteriori e preziosi 3 milioni di incasso complessivi.

Insomma, la nuova formula Sky ha svecchiato il David di Donatello, anche per merito della conduzione dello spigliato Alessandro Cattelan che, il prossimo 27 Marzo, tornerà al timone dello show, trasmesso in diretta e in esclusiva dalle 21:15 su Sky Cinema Uno, sul canale dedicato Sky Cinema David di Donatello (canale 304), Sky Uno, Sky Arte e in chiaro su TV8. Questa mattina, alla Casa del Cinema di Villa Borghese, sono intervenuti Francesco Castelnuovo e Gianni Canova per annunciare le nomination ufficiali. 

In cinquina per il Miglior Film: Fai bei sogni di Marco Bellocchio, Fiore di Claudio Giovannesi, Indivisibili di Edoardo De Angelis, La pazza gioia di Paolo Virzì e Veloce come il vento di Matteo Rovere. Per la Miglior Regia sono stati nominati i cinque registi dei film sopracitati. Per Migliore Regista Esordiente: Michele Vannucci per Il grande sogno, Marco Danieli per La ragazza del mondo, Marco Segato per La pelle dell'orso, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro per Mine e Lorenzo Corvino per WAX: We Are the X

Daphne Scoccia di Fiore, Angela e Marianna Fontana di Indivisibili, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti per La pazza gioia e Matilda De Angelis per Veloce come il vento sono le cinque attrici nominate come Miglior Attrice Protagonista. Per la categoria Miglior Attrice Non Protagonista: Antonia Truppo per Indivisibili, Valentina Carnelutti per La pazza gioia, Valeria Golino per La vita possibile, Michela Cescon per Piuma e Roberta Mattei per Veloce come il vento
La cinquina del Miglior Attore Protagonista comprende Valerio Mastandrea per Fai bei sogni, Michele Riondino per La ragazza del mondo, Sergio Rubini per La stoffa dei sogni, Toni Servillo per Le confessioni, Stefano Accorsi per Veloce come il vento. Quella del Miglior Attore non Protagonista: Valerio Mastandrea per Fiore, Massimiliano Rossi per Indivisibili, Ennio Fantastichini per La stoffa dei sogni, Pierfrancesco Favino per Le confessioni e Roberto De Francesco per Le ultime cose

Tutti pronti per il 27 Marzo?! Per le restanti categorie, consultate il sito ufficiale dei David di Donatello!

martedì 7 febbraio 2017

RESIDENT EVIL: THE FINAL CHAPTER

di Matteo Marescalco

C'è un aspetto che accomuna quest'ultimo episodio della saga di Resident Evil, la serie tv britannica Utopia e la recente trasposizione del romanzo di Dan Brown, Inferno. In tutti e tre i prodotti, si parla di sterminio controllato dell'umanità, di una purificazione sotto stretta sorveglianza che, secondo la volontà degli antagonisti principali, porterebbe il mondo ad una rinascita. Ovviamente, la serie tv e i due film declinano la tematica a seconda del proprio stile e del target di pubblico cui si rivolgono. E da Resident Evil: The Final Chapter non ci si aspetta chissà quale riflessione di natura teorica o filosofica. 

Come il lettore ben sa, questo settimo capitolo della saga è il sigillo finale di una serie del brand cinematografico tratto dall'omonimo videogioco survival horror creato da Capcom, uscito originalmente nel 1996 su PlayStation, e che ha fornito il pretesto per una narrazione transmediale che ha trovato, nel corso degli anni, il suo sviluppo. Protagonista assoluta della saga (che, comunque, si è discostata ampiamente dal videogioco) è Milla Jovovich che impersona Alice, una ragazza che si trova alle prese con zombie e mostri di varia natura, a causa del Virus T, diffuso dalla Umbrella Corporation, la più potente casa farmaceutica al mondo. In The Final Chapter, Alice dovrà salvare l'ultimo avamposto umano alla ricerca dell'antivirus che potrebbe portare la normalità nel mondo, dopo essersi scontrata con una serie di automi che fanno pensare ai replicanti di Blade Runner.

Il sesto capitolo della saga fa tesoro della struttura drammaturgica dei videogames ed è costruito sulle
dinamiche di superamento di una serie di livelli sempre più difficili da portare a termine. Da un prodotto del genere, come è già stato detto, non è lecito aspettarsi alcunché oltre al mero intrattenimento che consente, per la durata del film, di staccare momentaneamente il cervello. I dialoghi non brillano certo per originalità ma si collocano nello standard del genere. Botte, esplosioni e sparatorie non mancano ma dettano il ritmo della narrazione, improntata, dopo un'introduzione per gli eventuali nuovi scopritori della saga,  su un'alternanza tra situazione presente e flashback, orientata al totale disvelamento di ogni mistero disseminato lungo la saga. Nel finale, ogni interrogativo trova una sua risposta, consentendo ad uno spettatore poco esigente e desideroso di trovare un semplicistico entertainment di uscire dalla sala divertito e soddisfatto. 

domenica 5 febbraio 2017

LEGO BATMAN-IL FILM

di Matteo Marescalco

One is the loneliest number that you'll ever do.

In una delle scene più divertenti di Lego Batman-Il Film c'è spazio persino per il brano di Aimee Mann reso immortale dal capolavoro di Paul Thomas Anderson, Magnolia. In occasione dell'anteprima romana del film, anche Claudio Santamaria, alias Enzo Ceccotti/Jeeg Robot nonchè doppiatore di Batman nella trilogia di Christopher Nolan (e in questo nuovo film di Chris McKay), si è soffermato sulla "solitudine del numero uno". Risulta essere interessante l'accostamento tra i LEGO, uno dei nomi più noti nel mondo dei giocattoli, con cui tutti, durante il periodo infantile, hanno più o meno giocato ed il personaggio Bruce Wayne/Batman, il cui trauma (l'uccisione dei genitori) gli ha sottratto la spensieratezza infantile.

La storia raccontata da questo spin-off di The LEGO Movie del 2014 è abbastanza semplice e lineare ma offre a Seth Grahame-Smith l'opportunità per creare una serie di gag surreali e ad alto tasso di divertimento per un pubblico di nerd. Perchè LEGO Batman-Il Film è, prima di tutto, un gigantesco divertissment per gli amanti dei fumetti, una giostra visiva che tende continuamente ad un atteggiamento iperbolico, un folle girotondo accompagnato e destabilizzato dai più noti volti malvagi della cultura mediale di sempre: appaiono, infatti, personaggi quali Voldemort, King Kong, Godzilla, Joker, Harley Quinn, i Greamlins, Bane, Sauron e chi più ne ha più ne metta. L'apertura, dopo il geniale prologo iniziale di natura metadiscorsiva, è assolutamente dinamitarda: Joker attacca Gotham City e Batman interviene per proteggere i suoi abitanti e, soprattutto, per mettersi in mostra. Fin dalle prime sequenze, capiamo che il centro focale della narrazione sarà dedicato al rapporto Batman-Joker, trattato alla stregua di una storia d'amore capovolta. Se ogni cosa, per esistere, ha bisogno del suo opposto, anche un eroe ha la necessità di un antieroe che ne legittimi l'operato. L'intero film è costruito sul tira e molla tra i due personaggi principali: un solitario giustiziere della notte che crede di poter fare tutto da solo (il suo arco di evoluzione prevede che trarrà le conseguenze del suo comportamento lungo il corso del racconto) e un cattivo che si sente triste perchè non considerato dalla sua nemesi positiva come il suo peggior nemico.
 
Ovviamente, l'obiettivo di LEGO Batman-Il Film è, principalmente, quello di divertire. Quindi, bando alle ciance sugli aspetti psicologici dei protagonisti. Il caleidoscopio di trovate ironiche porta in scena l'universo di Batman popolato da personaggi collaterali e, persino, da frammenti in live action dei precedenti film dedicati al fiore all'occhiello della DC. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, il film è realizzato in CGI, ma senza alcuna ricaduta visiva sull'effetto realistico dei LEGO, tanto da dare l'impressione di un prodotto in stop-motion. La resa grafica al neon è perfetta e i mattoncini, usurati in determinate scene, sembrano essere completamente veri. Insomma, se volete andare a vedere, in compagnia dei più piccoli, un prodotto divertente, rapido e dotato di un'ironia ricercata e mai banale, recatevi in sala per LEGO Batman-Il Film, in uscita il 9 Febbraio grazie a Warner Bros Pictures.