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sabato 26 settembre 2015

IO E LEI

di Emanuele Paglialonga


Presentato in anteprima a Roma, Io e Lei di Maria Sole Tognazzi dall'1 Ottobre arriverà in più di 200 sale.
Il trailer del film fu mostrato in occasione della festa de Il Fatto Quotidiano, svoltasi sempre a Roma a fine Agosto, alla quale partecipò, intervistata per l’occasione da Marco Travaglio, anche Sabrina Ferilli, co-protagonista assieme a Margherita Buy; dalle prime immagini del film era già chiara una cosa: che l’inedita coppia Ferilli – Buy avrebbe in qualche modo funzionato.

Dichiara la regista che Io e Lei <<Nasce dal desiderio di raccontare le donne che incontro casualmente nella vita e che in genere hanno poche possibilità di diventare soggetti di racconto. E’ una riflessione cominciata con Viaggio sola e che continuo in questo film: anche Io e Lei racconta, in una declinazione differente, la possibilità di fare una scelta libera. Mi piace raccontare donne autonome, molto più forti di quanto si creda, capaci di scegliere la propria vita, senza preoccuparsi del giudizio del mondo. Io e Lei è un invito a non avere paura di scegliere di essere fino in fondo se stessi>>.

Il grande merito di questo film sta, innanzitutto, nell’aver affrontato una tematica così stringente e attuale come quella dell’omosessualità senza indugiare su passionalità estreme o sofferenze incredibili, ma in maniera serena, e nell’aver inoltre battuto un territorio finora mai esplorato particolarmente a fondo, ovvero quello dell’amore tra due donne mature, che vivono la vita di tutti i giorni senza particolari clamori: omosessualità è normalità. 
E in questo senso il film può essere considerato politico, ma non di denuncia, dal momento che con Io e Lei, come dichiara la stessa regista, si vuole offrire al pubblico niente più e niente meno di una semplice storia d’amore, con gli alti e bassi comuni a tutte le vicende sentimentali.

La Tognazzi affronta con garbo l’intimità delle due protagoniste, non quella coitale bensì la sfera del tenero, delle sincere premure, delle cene davanti alla televisione o dei viaggi in macchina: pur essendo così diverse, nel film come nella vita, la Ferilli e la Buy funzionano, e vedere la prima guidare e la seconda appoggiata con la testa sulle spalle della prima, entrambe sorridenti, non lascia del tutto freddi o indifferenti gli spettatori.
Non mancano scene comiche, sinceramente divertenti, lasciate quasi tutte all’autenticità della vis comica romanesca della Ferilli.

Ciononostante, la "normalità" che gli sceneggiatori hanno scelto per affrontare la storia di Federica e
Marina si rivela essere un’arma a doppio taglio, un boomerang per la riuscita stessa della pellicola, la quale, pur essendo in sé godibile e piacevole, un film che non mette paura, secondo quanto detto dalla regista e dalle attrici in conferenza stampa, rischia di diventare l’ennesimo prodotto dimenticabile del cinema italiano di questi anni: manca quella scintilla a livello di sceneggiatura che avrebbe potuto rendere unico un progetto potenzialmente interessante, privo però finalmente, altro merito, dei classici e stantii cliché sugli omosessuali – macchiette che abbondano o hanno abbondato nelle commediole di quart’ordine che in questi anni sono state prodotte.

La Tognazzi è ancora giovane e ha dimostrato, in questo film come nel precedente Viaggio Sola, una sensibilità che per il cinema italiano era comunque necessaria (mancava infatti un punto di vista registico femminile nel panorama contemporaneo, oltre a quello, ad esempio, di Cristina Comencini), e che si spera possa essere utilizzata per storie in grado raggiungere un pubblico ancora più vasto, senza per questo cadere in farsa o in caciara, puntando magari un po’ più sull’impatto comico che la Ferilli può avere (che porta a casa almeno quattro o cinque scene con battute calzanti e autentiche, conquistando l’intera platea) e un po’ meno su Margherita Buy, che, ultimo film di Nanni Moretti a parte, fa sempre Margherita Buy, non senza dedizione, questo è certo, ma senza riuscire a confezionare un personaggio di un suo film che fra venti o trent’anni possa essere ricordato. E' senza dubbio però una questione che riguarda anche il reparto sceneggiatura: come in ogni coppia che attraversa un momento di crisi, la colpa non è mai di uno solo.

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