Nell'esatto momento in cui la conferenza stampa sanceppato (i lettori capiranno l'uso di questo termine dopo aver visto il film) su pericolosi termini quali risveglio delle coscienze e denuncia sociale (che, puntualmente, vengono affibbiati a, più o meno, tutti i film italiani in uscita), l'intervento di Herbert Ballerina sdrammatizza: «Omicidio all'italiana è un film scomodo… Scomodo nel senso che è stato pesantissimo da girare perché il paesino era irraggiungibile!».
Arriverà al cinema il 2 Marzo, distribuito da Medusa in 400 copie, Omicidio all'italiana, opus n.2 di Marcello Macchia, ben più noto con il suo nome d'arte: Maccio Capatonda.
Dopo Italiano medio, Capatonda torna ad attingere al suo surreale repertorio, dando vita questa volta al paesino di Acitrullo, popolato da sedici anime dall'età media di 70 anni. Una notte come un'altra, la Contessa Ugalda Martiro In Cazzati muore vittima di soffocamento. A Piero Peluria, sindaco del paese, viene in mente di usufruire della morte della Contessa per costruire un caso mediatico grazie alla trasmissione televisiva Chi l'Acciso e di attirare sul posto centinaia di visitatori, gli stessi che il turismo dell'orrore ha portato a Cogne, Avetrana e Novi Ligure. Ma qualcosa andrà storto.
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Nonostante tutto ciò, l'impressione definitiva è che il risultato totale sia inferiore alla somma delle singole parti. Omicidio all'italiana risulta manchevole della fluidità che dovrebbe distinguere un prodotto cinematografico rispetto ad una puntata comica pensata per il web. Tutto è molto, probabilmente troppo, studiato. Così facendo, si rischia di prendere lo spettatore col fiato alla gola e di privarlo di una dose di improvvisazione che fa sempre bene alla commedia. Insomma, il personaggio Maccio Capatonda (appoggiato dalla sua spalla Herbert Ballerina) funziona. Con un po' di lavoro in più sulla fluidità della regia non si può far altro che migliorare!
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