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domenica 16 novembre 2014

INTERSTELLAR

di Egidio Matinata

Un film di Christopher Nolan. Con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine. Fantascienza, drammatico. Durata 169 min. USA 2014
In un futuro non molto lontano, la Terra è al collasso. Cambiamenti climatici portano ad un mondo in cui tutto è perennemente avvolto dalla sabbia e dove, di anno in anno, il raccolto scarseggia sempre di più. Un ex pilota della NASA viene messo a capo di una missione che intende esplorare nuovi pianeti, in altre galassie, che possano garantire la sopravvivenza della razza umana.                             
Interstellar non è 2001:Odissea nello spazio, e non vuole esserlo. In questi giorni se ne sta parlando tanto e i paragoni si moltiplicano a vista d’occhio, sia per coloro che vogliono osannare il film sia per coloro che vogliono denigrarlo. Vuole ricrearne le atmosfere e le sensazioni, ma non ha mai la pretesa di porsi alla pari del capolavoro di Kubrick (comunque citato in diverse sequenze). 
L’ultima opera di Christopher Nolan non intende  parlare del cosmo, di Dio o delle forze superiori che governano il mondo, ma ha al suo centro l’Uomo, con la sua forza,  la sua sete di sapere e conoscere sempre di più, ancora prima di pensare alla sua sopravvivenza; ma anche le sue contraddizioni e i suoi difetti (l’egoismo, principalmente) vengono messi in risalto. Tutti quanti vivono una battaglia interiore nelle scelte che la vita e il loro viaggio pone loro contro. Ed essendo una storia profondamente umana non poteva non avere come fulcro l’amore, in particolare quello di un padre per la propria figlia. Cosa abbastanza inusuale nel cinema del regista britannico, che era solito concentrarsi maggiormente sulla componente formale, narrativa e psicologica più che su quella emozionale (anche se i germi di questo cambiamento si vedevano già in Inception e nell’ultimo capitolo della trilogia su Batman, purtroppo non molto riuscito).            
Uno degli aspetti più importanti e innovativi di questo film, si trova nella prima parte: l’inizio proietta lo spettatore in un futuro, non molto lontano, in cui l’umanità, troppo provata dall'ostile mutamento del clima, abbandona ogni fiducia nella scienza a favore dell’agricoltura. Nelle scuole i libri di testo sono cambiati e alle nuove generazioni viene insegnato che non c’è stato nessuno sbarco sulla Luna. Cosa abbastanza inusuale per un film di fantascienza, genere in cui solitamente il futuro viene immaginato con un surplus e un’evoluzione ulteriore delle tecnologie, oppure in uno scenario post-apocalittico nel quale in pochi sono riusciti a sopravvivere.                                                                     In questo contesto, Cooper (Mattew McConaughey) rappresenta un uomo del vecchio mondo, quello dei pionieri e degli esploratori, e non dei “guardiani”. E qui c’è un altro concetto centrale del film che riguarda tutta la storia del genere umano e, in modo particolare, la cultura americana, cinematografica e non: il tema della frontiera e del viaggio. Ed è proprio attraverso il viaggio interstellare che Cooper e (forse) tutta l’umanità riacquista la sua vera identità, riscopre la sua sete di conoscenza e realizza il suo passo più grande.                                                                                                                    
La parte finale del film, fino a quel momento molto accurato dal punto di vista scientifico, cede il
passo ad una maggiore componente fantascientifica, cosa che ha fatto storcere il naso a molti spettatori. Ma forse è proprio questa la parte più affascinante e significativa, che spinge ancora di più il pedale dell’ottimismo nei confronti dell’umanità, e osa andare in luoghi che non avremmo mai immaginato. Luoghi lontanissimi eppure più vicini di quanto pensiamo. Si, perché il film di Nolan osa prima di tutto, si prende dei rischi nel farlo, e come è naturale che sia, in alcuni punti inciampa. Ci sono dei passaggi nella storia che finiscono per risultare macchinosi e poco fluidi. A volte i personaggi sono costretti a spiegare ciò che sta succedendo, per via della difficoltà degli argomenti trattati.
Questa pellicola rappresenta un punto e a capo nella filmografia di Christopher Nolan, sia sul versante tematico che formale. Ha lasciato indietro alcuni temi sempre presenti nei suoi film (il tema del doppio, il senso di colpa, il confronto tra verità e menzogna…) e ne ha utilizzato nuovi. Anche tecnicamente c’è stato un grande cambiamento nel suo stile: molta più macchina a mano, sempre vicina ai personaggi, una fotografia meno glaciale, più “calda” e un ritmo non incalzante ma più trattenuto. Come è trattenuto anche l’uso degli eccezionali effetti speciali e della colonna sonora, solenne ed evocativa, ma mai invadente, e magnificamente alternata ai silenzi dello spazio profondo. Interstellar è un film audace, ambizioso, spettacolare e commovente. Non esente da difetti, che in qualche punto lo fanno vacillare, ma che non intaccano l’affascinante bellezza di un’opera profondamente umana.

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