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domenica 25 febbraio 2018

RED SPARROW

di Matteo Marescalco

Va nuovamente ad una donna, fisico statuario e caschetto biondo, il compito di interpretare una sexy spia invischiata in pericolosi traffici tra Russia e Stati Uniti. In estate era toccato a Charlize Teron mettere a repentaglio la propria vita in una Berlino divisa dal muro; stavolta è la giovane Jennifer Lawrence ad interpretare le varie vite di Dominika Egorova, prima ballerina del Bolshoi che, a causa di un terribile incidente in scena, è costretta ad abbandonare il sogno che coltivava fin da piccola. La ragazza verrà incoraggiata dallo zio (pezzo grosso dei servizi segreti sovietici) ad entrare a far parte del programma governativo Sparrow, una scuola di addestramento che trasforma donne comuni in letali amanti e seduttrici, vedove nere incaricate di uccidere obiettivi indicati dal KGB. Tutto procede per il verso giusto fino al momento in cui Dominika si imbatte in un agente della CIA, di cui finirà per innamorarsi. Il destino delle due spie sarà irrimediabilmente compromesso.

Questo estenuante viaggio all'interno di diverse vite ha inizio dal Teatro Bolshoi. Gli echi de Il cigno nero risuonano nel corso del primo quarto d'ora del film. Dominika è una ballerina, prevalentemente inquadrata dal basso con l'obiettivo di allungarne il corpo. Questa modalità di inquadratura del fisico la dice lunga ed anticipa le scelte che il regista, Francis Lawrence, praticherà nell'arco del tempo restante. Il paragone con Atomica Bionda sorge spontaneo. Lì, ogni elemento era soggetto ad un processo di stilizzazione condotto sulla base di una lisergica ricerca estetica. Un piano sequenza fumettistico ed esagerato nella parte centrale del film sintetizzava l'intento puramente action che ne era alla base. Totalmente opposta è la modalità di sguardo che sta alla base di questo Red Sparrow. Contemplativo e pressoché privo di scene di azione, a tratti e per certi versi, il film di Lawrence ricorda la dilatazione del suo Io sono leggenda. Gli intrighi e le complicazioni non riguardano i movimenti dei corpi attoriali ed il dinamismo della scena ma, piuttosto, lo sviluppo del racconto.

Doppiogiochismo, tradimenti e colpi di scena dominano le quasi due ore e mezza di durata del film. Menzione speciale per Jennifer Lawrence. La diva americana cannibalizza la scena con corpo e sguardo. Affronta ogni situazione con il massimo della determinazione, dimostrando la forza del potere femminile. Una parentesi a parte è da dedicare alla trattazione dei corpi. Red Sparrow non risparmia scene di violenza e di tortura (i picchi di disgusto sono davvero elevati), accanendosi sul versante fisico dei personaggi, sottoposti ad una deriva pornografica che appare decisamente esagerata.

È consigliabile che gli stomaci non abituati a visioni del genere rimangano a casa; per tutti gli altri, il grande spettacolo è assicurato. 

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