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sabato 16 dicembre 2017

JUMANJI: BENVENUTI NELLA GIUNGLA

di Matteo Marescalco

Che Jumanji abbia segnato indelebilmente la seconda metà degli anni '90 è una verità ineludibile. Per il suo mix di azione e commedia, dramma ed elementi da mind-game movie; per un cast in stato di grazia che annovera Robin Williams e Bonnie Hunt, la giovane Kirsten Dunst ed il nostalgico volto di Bradley Pierce, e ancora Jonathan Hyde e David Alan Grier; per le tematiche archetipiche che innervano lo sviluppo del racconto e che hanno consentito al film di andare incontro ad un buon invecchiamento.

Jumanji: Benvenuti nella giungla trova la sua genesi nella conclusione del primo episodio. Il gioco da tavolo lanciato da Alan Parrish e Sarah Whittle nelle acque di un fiume nel 1969 viene ritrovato in riva al mare da un adolescente nel 1996. Il giovane, dopo un attimo di curiosità, non è interessato al gioco da tavolo che, nel frattempo, nell'ambito della cultura giovanile, è stato sostituito dai videogame. Così, nel corso della notte, il gioco si trasforma nella cartuccia di una console e risucchia il ragazzo al suo interno. Jumanji è rinato. Un salto temporale sposta l'arco del racconto ai giorni nostri, quando quattro ragazzi liceali in punizione trovano la console nel magazzino del college ed iniziano a giocare, scegliendo quattro avatar tra i cinque a disposizione. Inutile dire che anche loro finiranno trasportati nel mondo di Jumanji.

Benvenuti nella giungla si sviluppa in modo indipendente rispetto all'ingombrante capostipite, omaggiandolo ma provando ad evitare di portare sulle proprie spalle un peso che ne avrebbe potuto minare la riuscita. Il suo tentativo è piuttosto quello di risemantizzare l'universo narrativo originario e di trasportarlo in epoca contemporanea. Ecco quindi l'innesto della console e degli avatar che consentono ai quattro adolescenti di muoversi in corpi completamente differenti rispetto ai propri: il nerd si muoverà nel fisico statuario di Dwayne Johnson, la ragazza timida assumerà le vesti di una sorta di Lara Croft, la più bella della scuola, sempre alle prese con il suo account Instagram, si trasformerà nell'archeologo curvy interpretato da Jack Black. Da questo nucleo di trasformazioni si dipanerà la maggiorparte delle gag fisiche legate alle identità dei personaggi, giovani adolescenti che dovranno superare gli stereotipi che li etichettano e scegliere cosa diventare, affrontando le proprie paure.

Tra Personaggi Non Giocanti, flashback vissuti dai protagonisti come scene non interattive e tre sole
vite disponibili per completare il percorso verso la liberazione di Jumanji (e, quindi, verso il compimento del proprio arco di trasformazione), il film mette in scena il meccanismo che lo caratterizza e riflette sul proprio funzionamento, perdendo quell'aura di autentico stupore e di malinconia che animava l'episodio con Robin Williams. Non troveremo bambini alle prese con le difficoltà della vita e con i rapporti problematici con i propri genitori né tanto meno adulti irrisolti ma soltanto il target di mezzo, quello degli adolescenti alle prese con un difficile momento della loro vita. Quindi, il materiale di partenza è meno dinamitardo e più “rilassato” ed il target subisce un lieve slittamento. Ciò non toglie, tuttavia, che questo Jumanji: Benvenuti nella giungla sia un buon prodotto di intrattenimento per famiglie in un periodo in cui i cinema realizzano la maggior quota annuale di incassi.

1 commento:

  1. io mi sono sentita mooooolto mooooolto vecchia, quando ho scoperto che facevano (già) il remake di Jumanji... un film che ho adorato

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