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venerdì 15 dicembre 2017

FERDINAND

di Matteo Marescalco

Ferdinand è un toro pacifico ed amante dei fiori che non ne vuole sapere di scendere in arena ad affrontare un torero. Qualcosa gli suggerisce che, nonostante tutto, sia sempre il matador a vincere sul toro. In barba alle convenzioni culturali del genere cui appartiene, Ferdinand fugge dall'allevamento di tori da corrida in cui è rinchiuso per cercare una via diversa da quella che le usanze vorrebbero che lui percorresse. Ma il destino gli remerà contro.
 
Al giorno d'oggi, il cinema di animazione si è speso all'interno di ogni genere e le case di produzione specializzate hanno riempito il mercato, provando a garantire un'adeguata stratificazione di prodotti adatti ai diversi tipi di target. Il regista di Ferdinand è Carlos Saldanha, già autore de L'era glaciale e di Rio, entrambi della Blue Sky Animation. Il film è tratto da La storia del toro Ferdinando di Munroe Leaf e Robert Lawson (già trasformato in cortometraggio da Disney nel 1938), racconto illustrato che all'epoca venne messo al bando perchè, in un periodo del genere, veniva visto come un pericoloso inno all'autodeterminazione. In effetti, il concetto di fare della propria vita ciò che si vuole, nonostante i retaggi culturali che dominano la nostra società, è la tematica principale di Ferdinand (curiosamente presente anche in Coco, ultimo film Pixar). 

Vista l'importanza e la difficoltà tematica, l'intera narrazione è costruita su diversi punti di vista che mirano a dialogare con target di pubblico differenziati. Lo spazio alle gag divertenti e alla volontà di Ferdinand di abbandonare una vita che non gli piace non sottrae importanza all'impianto metaforico che restituisce la descrizione del mondo dei toreri e dei mattatoi. Il problema risiede, piuttosto, nell'assenza di equilibrio tra first storyline e l'accumulazione snervante di gag che mirano unicamente a strappare le risate dei più piccoli ma che lasciano completamente attoniti i più grandi. Il ritmo complessivo della narrazione è altalenante ed è accompagnato da un'animazione che si attesta sulla creazione di ambienti cromaticamente saturi e ridotti ai minimi dettagli (caratteristiche che finiscono per stridere con il racconto). 

Con un regista del genere, ci si aspettava una riflessione differente o, quanto meno, un'elaborazione più brillante sul racconto portato in scena, sulla scorta di quanto fatto da Gli eroi del Natale, piccola gemma delle festività in corso.

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