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giovedì 11 dicembre 2014

JIMMY'S HALL

di Egidio Matinata 
 
1932. Dopo dieci anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton torna nel suo paese per aiutare la madre a occuparsi della fattoria di famiglia. L'Irlanda che ritrova non è più quella di una volta. Dieci anni dopo la fine della Guerra Civile ha un go verno tutto suo e tutto è ormai permesso. Su sollecitazione dei giovani della contea di Leitrim, Jimmy, nonostante la sua poca voglia di provocare l'ira dei suoi vecchi nemici, la Chiesa e i proprietari terrieri, decide di riaprire l'“Hall”, locale aperto a tutti dove ci si incontra per ballare, studiare o discutere. Il successo è ancora una volta immediato. Ma la crescente influenza di Jimmy e le sue idee progressiste danno fastidio a molti abitanti del villaggio.
Ken Loach, regista che si è sempre contraddistinto per la forte valenza politica che caratterizza la sua filmografia, torna alla regia con questo dramma, volgendo il suo sguardo verso ambienti e temi già esplorati. Viene subito in mente Il vento che accarezza l’erba, film che gli valse la Palma d’oro a Cannes nel 2006. Ed è un problema, perché anche facendo il paragone con quest’ultimo, ci si rende conto dei difetti del suo film, non completamente riuscito.
Risulta tale anche perché arriva dopo La parte degli angeli, che sotto il velo dell’ironia e di una maggiore “spensieratezza”, portava avanti al suo interno tutti i temi cari al regista britannico. E lo faceva, appunto, in maniera nuova, frizzante, vivace. La sensazione che si ha, invece, di fronte a quest’opera, è quella di trovarsi di fronte ad un passo falso. Soprattutto per l’approccio con cui vengono affrontate le tematiche del film, e per come quest’ultimo è stato costruito nella fase di scrittura. Proprio la sceneggiatura, da molti definita giustamente troppo schematica, contiene al suo interno gli elementi che non riescono a far funzionare il film. Prima di tutto il conflitto ideologico, superficialmente ridotto ad uno scontro tra buoni e cattivi, marcatamente divisi su entrambi i fronti; la sottotrama riguardante la storia d’amore, poi, non riesce a coinvolgere o emozionare. Cosa che riesce a fare, invece, quella Hall. Luogo in cui poter ballare, studiare arte e letteratura, fare sport. Vivere.

Jimmy’s Hall purtroppo non risulta essere incisivo come vorrebbe dal punto di vista politico, perché soffre di un’impostazione datata e poco coraggiosa. Riesce, in alcuni punti, ad arrivare al cuore dello spettatore, ma sostanzialmente non aggiunge niente di nuovo alla poetica del suo autore.

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