Powered By Blogger

sabato 4 gennaio 2014

TWO LOVERS

di Matteo Marescalco
 
"Mi sono aggrappato al nulla, ho amato il nulla, nulla vidi o sentii se non un grande sogno"
(John Keats)

New York, quartiere popolare di Brighton Beach. Dopo aver tentato il suicidio a causa di problemi passati che continuano ad affliggerlo, Leonard, uomo di bell'aspetto ma tenebroso e dal carattere introverso, conosce due donne a distanza di poco tempo l'una dall'altra. Una è Sandra, scelta per lui dai suoi genitori; l'altra è la sua vicina di casa Michelle. Leonard vive un amore tormentato, combattuto tra ragione e istinto, trovandosi ad affrontare, sotto nuova forma, i fantasmi del suo passato.
Dopo aver diretto Little Odessa, The yards e I padroni della notte, James Gray abbandona il genere poliziesco/noir, senza, tuttavia, dimenticarne del tutto il registro formale ed estetico, per approdare al melodramma, girando un dramma fatalistico sul destino umano e rinnovando per la terza volta la collaborazione con Joaquin Phoenix (che, tra l'altro, ha da poco diretto in The immigrant) che sembra proiettare molte delle proprie tormentate vicende biografiche nel personaggio di Leonard. Il protagonista del film è stato, fino a questo momento, un vinto dalla vita, tipico personaggio tragico che ambisce al raggiungimento della felicità che, però, può solo sfiorare, in una continua tensione elastica che finisce per sfaldare il suo equilibrio psico-fisico. Dopo essere stato costretto dai genitori della sua futura sposa a lasciarla a causa di problemi genetici che avrebbero impedito loro di avere un figlio, Leonard ha tentato due volte il suicidio, ed è, infine, ritornato a vivere a casa dei suoi genitori che si comportano nei suoi confronti con amore, come ci si comporterebbe con un bambino, invadendo svariate volte il suo spazio vitale, la sua camera, il cui disordine sembra riflettere la sua confusione interiore. In questo contesto si inseriscono le due donne: una emblema della razionalità e della dolcezza, che riflette la calma e la protezione materna, che lo condannerebbe definitivamente alla devastante spirale della non-vita da cui è avvolto; l'altra rappresenta la passione amorosa, l'impulsività, ha una storia d'amore

con un uomo sposato, è una femme fatale che lo inebria e che non si comporta con lui come fosse un bambino da accudire e proteggere, è nel suo amore che Leonard trova la chiave per evadere dalla triste realtà cui è relegato. Leonard è il ritratto dell'uomo contemporaneo, impotente, debole, triste, malinconico, sensibile, alla drammatica ricerca di un qualcosa che lo faccia fuggire dal tran tran in cui è quotidianamente immerso da cui sembra riuscire a distaccarsi per poi ritornarvi in una continua ciclicità fatta di ascese e precipitose cadute.
Gli elementi che impreziosiscono oltremodo il film sono la sceneggiatura (Gray ha detto di aver tratto ispirazione da Le notti bianche di Dostoevskij), la messa in scena e l'interpretazione di Joaquin Phoenix, che riesce a realizzare una completa mimetizzazione nel personaggio che interpreta, variando i toni della sua performance per corrispondere pienamente al bipolarismo di Leonard. Come sempre, Phoenix è una fiera che domina la scena, uno degli ultimi attori fisici in grado di concentrare completamente l'attenzione dello spettatore sul proprio corpo attoriale, che buca lo schermo con la sua emotività stentata. Le scelte fotografiche sono magistrali, nel contrasto dialettico tra ambiente freddo e sentimenti dirompenti e repressi che riempiono ogni minuto del film, nelle sequenze realizzate con macchina a mano che conferiscono a questa tragedia un'ulteriore sensazione di immediatezza e di realismo, nell'andare ad inserire i personaggi in ambienti bui in cui, a mala pena, è reso visibile solo il volto, come per dire che i personaggi di Gray sono creature notturne, escono fuori dall'oscurità con l'illusione di poter raggiungere la luce, ma che, quando sembrano così vicini da potersene affrancare, precipitano improvvisamente nello stesso mare di oscurità in cui stava precipitando realmente Leonard all'inizio del film, e in cui è allegoricamente precipitato alla fine. Perchè non esiste

redenzione completa per i titani di Gray. Un altro pregio di Two lovers è il modo in cui la sceneggiatura affronta il dramma dei personaggi: la tragedia non è mai sbattuta con forza sullo schermo, non deve mai sbalordire per la propria forza corrosiva e distruttiva, è sempre appena suggerita, come fosse sussurrata, nel primo bacio che Leonard ruba a Sandra, negli scatti fotografici che rivelano una felicità di superficie, simulacrale, nell'abbraccio viscerale e colmo di lacrime con cui Leonard dichiara il suo amore a Michelle, nella preparazione della fuga che rende Leonard per la prima volta attore della propria vita ma, in quanto attore, vittima di un'illusione sistematica ed inevitabile, nell'addio finale alla propria madre, pieno di aspettative, fiducioso, ma colpevole, nella conclusione in cui Leonard si ritrova vittima ancora una volta degli stessi fantasmi che lo hanno condannato, in passato, all'immobilità. Perchè, per citare Jimmy Gator di Magnolia: "Noi possiamo chiudere col passato ma il passato non chiude con noi". E, nell'abbraccio finale, restano solo le lacrime di ciò che sarebbe potuto essere ma che non è stato.

Voto: ★★
 

2 commenti:

  1. James Gray è uno dei registi più interessanti e sottovalutati dell'ultima generazione. A me è piaciuto tantissimo anche 'I padroni della notte', un piccolo cult. E ora aspetto trepidante 'The Immigrant' (da noi stupidamente tradotto con 'C'era una volta a New York')

    RispondiElimina
  2. Assolutamente d'accordo su I padroni della notte...l'idiozia dei titolisti cinematografici italiani non ha limite.

    RispondiElimina