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domenica 15 settembre 2013

MOOD INDIGO - LA SCHIUMA DEI GIORNI

di Matteo Marescalco
 
"Mood Indigo - La schiuma dei giorni", tratto dall'omonimo romanzo surreale di Boris Vian, segna il ritorno di Michel Gondry dietro la macchina da presa, due anni dopo aver diretto "The Green Hornet" e, per la seconda volta dopo "Human Nature", senza curare anche la sceneggiatura, la cui stesura è stata affidata a Luc Bossi.
Il lungometraggio è incentrato su Colin, interpretato da Romain Duris, un giovane uomo talmente ricco da non lavorare e da passare intere giornate a casa in compagnia di un cuoco che lo accudisce e di un topo. Ad una festa, si innamora di Chloè, interpretata da Audrey Tautou, una ragazza che decide di sposare. In preda alla felicità, convince anche il suo amico fraterno Chick a sposare la donna amata, offrendogli in dote una notevole quantità di denaro, dote che verrà impiegata nell'acquisto delle opere del filosofo esistenzialista Jean-Sol Patre. Ma non tutto ciò che luccica è oro...Chloè infatti si ammalerà di una ninfea polmonare e Colin, in preda ad un folle dolore, spenderà tutte le proprie ricchezze per pagare le cure alla moglie.
Secondo le previsioni, il regista francese Michel Gondry (autore delle splendide liriche visionarie "Eternal sunshine of the spotless mind" e "L'arte del sogno") sarebbe dovuto essere perfetto per trasporre sullo schermo il romanzo visionario, eccentrico ed onirico di Boris Vian. Però, le aspettative non sono state soddisfatte, probabilmente a causa dell'eccessiva libertà creativa che ha caratterizzato questo progetto, costato 20 milioni di dollari.
Ogni cosa ha vita propria nel mondo multicolor di Gondry, tutti gli oggetti che popolano la casa di Colin sembrano animati in stop-motion, inni alla verve artigianale del cinema meliesiano, al mondo analogico e visionario del più grande inventore di sogni. Qui, però, si cade nell'autoreferenzialità e nel manierismo più scatenato, in un'esplosione parossistica di visionarietà scenografica che finisce
per incarnare un pastiche fine a se stesso. "Mood Indigo" assomiglia, per quanto riguarda lo sviluppo tematico, più ad "Eternal sunshine of the spotless mind" che a "L'arte del sogno" a cui, invece, "sottrae" molte invenzioni cromatiche e scenografiche, in completa antitesi al film del 2004. In quanto a colori e ad interpretazioni, infatti, "Eternal sunshine of the spotless mind" era giocato tutto in sottrazione, caratterizzato da una messa in scena quasi scarnificata, con particolare attenzione alla sovrapposizione labirintica di livelli temporali differenti, in cui trovava spazio un gioco d'alternanza tra ricordi, realismo soggettivo ed oggettivo. Ne "L'arte del sogno", la caotica esplosione cromatica ed estatica era pienamente giustificata e posta al servizio del tema trattato e dello sviluppo della trama. Qua, l'esplosione visionaria finisce per trasformare il film in una gigantesca seduta psicanalitica-onanistica, con una serie di sequenze contingenti che allungano a dismisura il brodo. A pagarne le conseguenze è la drammaticità della vicenda ed il rapporto tra i due personaggi che sono delineati in modo superficiale ed interpretati da Duris e dalla Tautou (non basta il suo solito sorrisetto artificioso per una buona performance) senza la profondità drammatica messa in scena dalla Winslet, da Carrey e Bernal e la fisicità ironica di Jack Black. Ciò che manca è una qualsiasi identificazione spettatoriale, non si crea empatia con i personaggi, non si gioisce e non si soffre con loro, non si vive il dramma con emozione. Paradossalmente, è un film talmente caldo (in modo fittizio) da risultare freddo. Gondry si perde in giochini insignificanti e fini a se stessi che non aiutano lo sviluppo della trama, facendoglielo perdere di mano.
"Mood indigo" è completamente sbagliato: nella costruzione, nella regia, nello sviluppo e nelle interpretazioni, elementi soffocati dall'ipertrofia creativa immotivata. E quello che succede alla fine del film è una delle peggiori cose possibili: si esce dalla sala "intatti" dalla tragedia dei due protagonisti, freddi, non sconvolti. Due ore di nulla. O di troppo nullificante. Fate voi.

Voto:★★

2 commenti:

  1. Finalmente sono riuscito a trovare una recensione su questo film, passato pressochè inosservato! E sono contento di aver scoperto un altro bel blog di cinema (che ho subito messo tra i miei 'preferiti'). Complimenti, ti seguirò!

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  2. Kelvin, grazie tante per i complimenti e per avermi messo tra i preferiti. Vedere apprezzate le proprie recensioni mi rende felice.

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