di Matteo Marescalco
Pochi mesi fa, in occasione dell'uscita nelle sale italiane di Inherent Vice di Paul Thomas Anderson, abbiamo dedicato uno speciale alla carriera di Joaquin Phoenix, in cui abbiamo analizzato brevemente le sue cinque migliori interpretazioni. In quell'articolo, abbiamo esaltato le scelte artistiche dell'attore durante gli ultimi anni e lo abbiamo definito un vulcano in eruzione, pronto ad esplodere in una nuova e travolgente interpretazione. Questa volta, parleremo di lui a proposito di Irrational man, ultima fatica annuale del prolifico Woody Allen, che, tra le altre cose, dirigerà anche una serie-tv per Amazon Instant Video.
Assistere ad un qualsiasi film del regista di New York è un po' come tornare a casa per Natale o per Pasqua. Il tuo paese è là ad aspettarti, sempre uguale a se stesso, con i soliti personaggi idiosincratici e particolari che, tuttavia, sanno sempre come sorprenderti un po'. E, così, dopo lo spegnimento delle luci in sala, torniamo ad aprire gli occhi su un mondo che utilizza Windsor come font dei titoli di inizio e finali e che si muove sulle note di un buon pezzo jazz che, torna, spesso, a punteggiare la rigorosa narrazione. Allen, da virtuoso della sceneggiatura e da appassionato di jazz, si trova spesso a costruire e ad espandere le sue storie a partire da un nucleo tematico ben definito che vede attorno a caso, destino, amore e nichilismo il proprio centro focale.
Protagonista della vicenda è Abe Lucas, professore di Filosofia che, in un momento difficile della sua esistenza, ha scelto di familiarizzare un po' troppo con l'alcool. Dopo il trasferimento in un college di una piccola città (a narrare la vicenda, a tratti, è lo stesso protagonista), la sua vita prende una svolta imprevedibile. Il destino gli fa stringere amicizia con una pragmatica ragazza e una professoressa frustrata. La prima, Jill, sveglia e curiosa, diventerà la sua migliore amica finendo per innamorarsi di lui e rovinare la propria relazione sentimentale con il suo ragazzo, Roy. Un giorno, Abe e Jill rimangono, casualmente, coinvolti in una conversazione con degli sconosciuti che innescherà una serie di preoccupanti reazioni a catena.
Darius Khnodji costruisce una luminosa e calda cittadina borghese in cui il vitalismo di chi la abita è soffocato e represso dal gossip che vi domina e dagli estetismi filosofici che vi si studiano. In questo contesto, l'Abe Lucas di Joaquin Phoenix arriva come un fulmine a ciel sereno. Sguardo stanco, fianchi morbidi e drink costantemente sotto mano, cela, con le sue chiacchiere fini a se stesse, un ulteriore assenza di senso. Un'epifania improvvisa lo sottrae a questa non-vita spingendolo, paradossalmente, a un passo dalla fine e trasformando la sua esistenza in uno spazio privilegiato per la banalità del male. La volontà di potenza è un mero pretesto, il velo di Maya che cela tutto il suo contrario, un'insensata casualità che non fatica ad affermarsi.
Irrational man sembra essere l'alter-ego di Match Point. La Londra desolata e fredda muta orizzonte esterno, mantenendo inalterato il proprio nucleo in cui tragico e comico si fondono senza soluzione di continuità, così come caso ed assenza di senso plasmano, a proprio piacimento, il mondo, contribuendo al mantenimento imperituro del suo strano equilibrio.
Irrational man sembra essere l'alter-ego di Match Point. La Londra desolata e fredda muta orizzonte esterno, mantenendo inalterato il proprio nucleo in cui tragico e comico si fondono senza soluzione di continuità, così come caso ed assenza di senso plasmano, a proprio piacimento, il mondo, contribuendo al mantenimento imperituro del suo strano equilibrio.
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