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mercoledì 19 marzo 2014

NON BUTTIAMOCI GIU'

di Matteo Marescalco
 
Quarta trasposizione cinematografica da un romanzo di Nick Hornby, dopo Febbre a 90°, Alta fedeltà ed About a boy, Non buttiamoci giù è il primo film inglese del regista francese Pascal Chaumeil, autore dei recenti Il truffacuoriUn piano perfetto.
La storia trova la sua genesi nella notte di Capodanno, quando quattro sconosciuti, accomunati dalla volontà di suicidarsi, si incontrano sul tetto di un grattacielo. Martin (Pierce Brosnan), Maureen (Toni Colette), J.J. (Aaron Paul) e Jesse (Imogen Poots) arrivano ad un compromesso: nessuno dei quattro si suiciderà per almeno sei settimane e la notte di San Valentino si ritroveranno sullo stesso grattacielo per fare il punto della situazione sulle loro vite.
Pierce Brosnan è uno showman rimasto coinvolto in uno scandalo sessuale con una minorenne che ha sconvolto la sua carriera, Toni Colette una madre alle prese con un figlio gravemente malato, J.J. un pizza boy con un tumore al cervello e Jesse è la figlia di un ministro inglese (Sam Neill), rimasta traumatizzata dall'improvvisa scomparsa della sorella. I quattro, dopo aver tentato di speculare sul non-evento che li ha coinvolti, decidono di andare in vacanza a Tenerife per poi separarsi, a causa di una serie di divergenze, e ritrovarsi, dopo aver percorso il cammino che li ha condotti ad una presa di coscienza sugli eventi drammatici delle loro vite.
La caratteristica peculiare e che rende commerciali i romanzi di Nick Hornby risiede nella trattazione di vicende drammatiche in modo ironico e nell'abile intreccio di amarezza e brio comico, che il regista non è stato in grado di mantenere in questo adattamento. L'alternanza di toni vede il prevalere, in molte scene, della corda comica su quella tragica ed introspettiva; tutto ciò porta non solo ad una semplificazione generale ma anche al venir meno dell'equilibrio narrativo e della delineazione caratteriale dei personaggi, le cui motivazioni psicologiche alla base dei loro gesti restano, almeno in tre casi su quattro, un mistero. I pochi momenti drammatici, inoltre, risultano terribilmente fittizi e sgradevoli, collocati in modo posticcio in zone “erogene” del film con il solo obiettivo di andare a stuzzicare, a livello empatico, lo spettatore, favorire la sua identificazione con i personaggi della vicenda (che restano, però, dei totali sconosciuti) e orientare la storia verso l'immancabile happy ending finale. La diegesi è caratterizzata da quattro capitoli, ognuno dei quali è dedicato ad uno dei personaggi coinvolti nel mancato suicidio, che assume, in quel frangente, il punto di vista narrante. Peccato, però, che quest'operazione diegetica duri solo i primi cinque minuti di ogni capitolo per poi terminare, nuovamente, nella più totale promiscuità narrativa.
Pascual Chaumeil ha il merito di aver realizzato la peggiore trasposizione da un romanzo di Hornby. D'altronde, qualcuno, prima o poi, avrebbe dovuto guadagnare questo titolo.

Voto: ★★

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