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sabato 21 dicembre 2019

STAR WARS - L'ASCESA DI SKYWALKER

di Matteo Marescalco


Tra abbracci, baci e afflati sentimentali, anche la nuova trilogia di Star Wars -quella iniziata da J.J. Abrams con Il Risveglio della Forza, proseguita da Rian Johnson con Gli Ultimi Jedi e ultimata ancora da Abrams con L'Ascesa di Skywalker- è giunta al termine. Per cosa sarà ricordata? Senza dubbio, per il senso di responsabilità derivante dall'eredità paterna e, probabilmente, anche per un sentimento di inadeguatezza che non ha mai abbandonato i creatori della nuova trilogia.

Indubbiamente, Il Risveglio della Forza si connotava come un prodotto in grado di risvegliare l'affetto dei fan nei confronti del brand e di portare a compimento un'intelligente operazione nostalgia, basata, in primo luogo, sul recupero di immagine iconiche e di personaggi fissi nell'immaginario collettivo. La morte di Han Solo, infine, dava la giusta scossa alla trilogia, sottolineando la necessità di nuovi percorsi da intraprendere, abilmente seguiti da Rian Johnson. Con il ritorno di Abrams, in un certo senso, si torna su binari più tradizionalisti.

E, in essi, i personaggi e gli spettatori sposano nuovamente quell'enorme debito nei confronti del passato. L'ascesa di Skywalker è un film di morti e di fantasmi, di inadeguatezza e di tentativi di seguire la pesante eredità genitoriale. Adeguarsi al passato è, senza dubbio, un errore parzialmente riscattato, però, dall'umanità e dai sentimentalismi che permeano il film. Perchè, sotto un vestito spettacolare, il titolo cela l'incombenza della morte e di oscure ombre sul presente e sul futuro, che impediscono ai giovani di emanciparsi dalla mitologia.

Proprio in virtù di ciò, Star Wars riscopre un'umanità calda, che combatte i propri fantasmi con un afflato sentimentale che rende umane le più moderne tecnologie, innervandole di sangue e amore e sottoponendole alla superiorità dei personaggi. Cosa migliore, in fin dei conti, non sarebbe potuta avvenire. 

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