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sabato 13 aprile 2019

HELLBOY

di Maria Concetta Fontana

Dopo due film con la regia di Guillermo del Toro, la serie di fumetti di Hellboy torna sul grande schermo con un reboot diretto da Neil Marshall (regista di un paio di episodi di Game of Thrones). A prestare il suo volto al ragazzone proveniente dagli inferi è David Harbour, l’amato sceriffo di Stranger Things.

La pellicola comincia in medias res, senza grandi presentazioni, mostrando il protagonista che si trova da subito di fronte ad una possibile catastrofe: il ritorno della strega Nimue, detta la Regina di sangue, il cui corpo è stato fatto a pezzi al tempo di re Artù, e ognuna delle sue parti nascosta in luoghi diversi della terra per scongiurarne la ricomposizione. Qualcuno però riporta alla luce la donna e, di conseguenza, la sua terribile sete di vendetta. Ciò, per l’umanità, potrebbe significare la fine, con un mondo invaso dalle forze demoniache che, dopo essere state recluse negli inferi per millenni, adesso prendono il controllo della superficie illuminata dal sole.

La pellicola segue Hellboy in questa missione, accompagnato da un ex soldato, membro della BPRD, l'organizzazione di ricerca e difesa contro le minacce soprannaturali, e da un’amica d’infanzia, la quale è in grado di utilizzare il proprio corpo come medium per i defunti. Così il film procede spedito, ricco di scene d’azione, accompagnate da un sottofondo musicale heavy metal che contribuisce a trasmettere adrenalina, ma soprattutto da momenti splatter, che risultano sovrabbondanti e per tale ragione talvolta sembrano inseriti per un macabro piacere fine a se stesso. Ciò, insieme alla vena comica spesso presente, rende Hellboy un intrattenimento discreto, ma nulla di più. Un prodotto cinematografico che cerca di amalgamare l’aspetto umoristico dei suoi personaggi ad una narrazione che invece mostra uno scenario horror, per la costante presenza di sangue, scene violente e l’immaginario demoniaco.
 
L’aspetto più interessante è senz’altro costituito dalla storia di Hellboy stesso, una creatura che, benché faccia parte del mondo degli inferi, combatte a fianco della razza umana, con la quale è cresciuto, contro i demoni, che rappresenterebbero invece la sua vera gente. D’altra parte sono stati gli uomini stessi, in particolare i nazisti, a evocarlo dal sottosuolo al tempo della Seconda Guerra Mondiale, per utilizzarlo come strumento di morte e risolvere il conflitto a proprio vantaggio. Ma, nonostante sia stato chiamato per porre fine all’umanità, Hellboy è finito per diventare il principale alleato degli uomini per combattere le forze del male, a dimostrazione del fatto che non importa da dove vieni e quali siano le tue origini. Ciò che conta è il modo in cui cresci e che ti permette di diventare ciò che sei. 

Così Hellboy è rappresentato come un figlio affettuoso nei confronti del padre che lo ha allevato, privo delle corna che caratterizzano l’immagine del diavolo, e anzi occupato a limare i moncherini di ciò che ne resta. Tale gesto di routine è chiara metafora del suo impegno quotidiano per non essere quello che il mondo si aspetta, ma la creatura che lui ha deciso di diventare, non necessariamente destinato, a causa delle sue origini, a stare dalla parte degli esseri infernali.

1 commento:

  1. Des films médiocres à mon avis, mais vous pouvez le regarder une fois https://tantifilm.page/ Soit dit en passant, c'est merveilleux et peut vous convenir à coup sûr, alors étudiez-le)

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