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martedì 2 ottobre 2018

PIPPO MEZZAPESA E SERGIO RUBINI PRESENTANO A ROMA IL BENE MIO. IL RESOCONTO DELLA CONFERENZA STAMPA

di Matteo Marescalco

*articolo pubblicato per Cinemonitor: http://www.cinemonitor.it/37723-il-bene-mio-la-conferenza-stampa/

Quello di Pippo Mezzapesa è un nome del tutto singolare e decisamente non ignoto ai professionisti di settore. Il giovane regista bitontino, infatti, ha vinto il David di Donatello al Miglior Cortometraggio nel 2004 per Zinanà, ha ottenuto la menzione speciale ai Nastri d’Argento 2006 con il suo terzo corto, Come a Cassano, ha vinto ancora il Nastro d’Argento per il Miglior Corto nel 2014 per SettanTA e ha presentato alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma il lungometraggio Nel paese delle spose infelici, ottenendo ampi consensi. 

All’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Mezzapesa ha presentato come Evento Speciale Fuori Concorso nell’ambito della sezione delle Giornate degli Autori il suo ultimo lavoro, Il bene mio, con Sergio Rubini come protagonista. Il film racconta la storia di Elia, ultimo abitante di Provvidenza, borgo fantasma distrutto da un terremoto. L’uomo rifiuta di abbandonare il luogo avvolto dal silenzio e gonfio d’assenza, a differenza del resto della comunità che, trasferendosi a Nuova Provvidenza, ha preferito dimenticare l’accaduto. Elia resiste, contro tutto e contro tutti; la sua è una lotta contro la rimozione del ricordo. D’un tratto, nel paese deserto, inizia ad avvertire una strana presenza. A nascondersi tra le macerie della scuola in cui, durante il terremoto, perse la vita la moglie di Elia, è Noor, una giovane rifugiata. Sarà proprio lei a mettere l’uomo di fronte ad un’inesorabile scelta. 

Secondo Pippo Mezzapesa: ‹‹Il pilastro portante del film è la memoria ed il bisogno di recuperarle attraverso la fiaba. Il bene mio è nato dalla voglia di raccontare la lotta di un uomo che non vuole abbandonare il suo paese e che ha deciso di elaborare il dolore restando aggrappato a quelle pietre e raccogliendo i piccoli oggetti che rappresentano la quotidianità di ognuno di noi. Elia vuole ricostruire una comunità che, invece, ha preferito dimenticare. Il nostro intento è quello di raccontare un personaggio che lotta. Non si tratta del classico eremita che ha scelto di isolarsi e di dimenticare il mondo. Tutt’altro, Elia è un personaggio vitale e solare che rifugge l’idea di morte e che, anzi, vorrebbe riportare la vita in quel luogo››.

Ad interpretare Elia è Sergio Rubini, volto iconico del cinema italiano. L’attore ha detto di aver scelto di lavorare con Mezzapesa per la singolarità e la purezza della sua estetica, frutto di uno sguardo autentico e saggio: ‹‹Il bene mio è un film unico. Purtroppo, negli ultimi anni, l’idea di prodotto replicabile ha fatto perdere il gusto di sperimentare. Il cinema, invece, è una continua ricerca artistica. Difficilmente leggo nel dettaglio le sceneggiature che mi arrivano. Preferisco, piuttosto, immaginare quello che verrà, pensare al rapporto che avrò con i realizzatori del film durante le riprese. Il cinema non è assolutamente in crisi, farlo coincidere con la sala è una cosa molto pericolosa. Non è che quando hanno chiuso le sale porno, la gente ha smesso di eccitarsi. Lo ha semplicemente fatto su altri supporti. Noi dobbiamo prendere coscienza di questo spostamento di supporto. Il cinema non morirà mai perché il bisogno di storie è incessante ed immortale››.

Ad aver scatenato la fuga della comunità dal borgo è stato un evento naturale. Il terremoto entra come grande rimosso nel tessuto filmico. ‹‹Il terremoto ha valore fisico e metaforico. Si parla di crolli, di dolore e di diversi modi di affrontarlo. Per Elia, è fondamentale recuperare perché non esiste un domani senza la conoscenza di ciò che si è stati. Il terremoto è stato l’agente fisico che ha disgregato la comunità di Provvidenza e ognuno è animato da ragioni comprensibili. Anche il sindaco, che vuole rimuovere tutto e che sembra un personaggio negativo, lo fa perché non riesce a sostenere il peso del dolore. Ciò che conta è che la comunità riesca ad esorcizzare il dramma e a ritrovare sé stessa. Elia è un po’ il pastore del borgo, colui che cerca di ricucirla attraverso la memoria e i frammenti di vita di ognuno. Lui e Noor vogliono aprire i confini ed infrangere i limiti›› ha detto il regista.

Mezzapesa ha anche dichiarato l’estrema importanza che i paesi fantasma realmente esistenti da Roma in giù hanno avuto sull’esistenza del film: ‹‹Ho cercato la location ideale che mi potesse restituire il paese visitando tanti luoghi disabitati lungo la dorsale appenninica. Alla fine, abbiamo scelto di girare tra Apice Vecchia e Gravina in Puglia. Apice è un paese vicino Benevento che ha davvero subito la sorte a cui il sindaco vorrebbe condannare anche Provvidenza. Per noi era fondamentale girare in un borgo del genere. Difficilmente, un paese abbandonato è ricostruibile. Gli mancherebbe l’autenticità del suo silenzio››.

Il bene mio di Pippo Mezzapesa annovera nel cast anche Sonya Mellah, Dino Abbrescia, Francesco De Vito, Michele Sinisi, Caterina Valente e Teresa Saponangelo. Il film sarà distribuito da Altre Storie a partire dal 4 Ottobre. 

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