Dopo l'epica e discussa saga de Lo Hobbit, Peter Jackson torna al cinema di finzione nelle vesti di produttore di Macchine Mortali, trasposizione del romanzo omonimo di Philip Reeve fortemente voluta dal regista di Bad Taste.
Il racconto è ambientato in un mondo fortemente distopico. Dopo una guerra che ha devastato il mondo in sessanta minuti e ne ha addirittura ridefinito la geografia, Londra si è trasformata in una città predatrice e ha abbandonato il Regno Unito, muovendosi grazie ad una macchina caratterizzata da enormi cingoli ed armata di arpioni. Le macchine mortali sono sempre in movimento ed in guerra tra loro. A Londra vive Tom, archeologo di professione. Il ragazzo ha trovato diversi reperti storici e tecnologie militari del passato. La sua amica Katherine è la figlia di Thaddeus Valentine, uno degli uomini più potenti della città, noto come filantropo ma, in realtà, segnato da diverse ambiguità caratteriali. L'arrivo in città della giovane Hester Shaw, decisa a vendicare la morte della madre, getta Londra nel caos e dà inizio ad una guerra che avrà conseguenze pesantissime per tutti i personaggi citati.
Nonostante la regia del film sia firmata da Christian Rivers (che, comunque, da decenni si occupa della realizzazione degli storyboard per Peter Jackson), la mano del fondatore della Weta c'è e si sente. Come King Kong, infatti, un concentrato di spettacolarità e di fluvialità tale da spingere lo spettatore a scegliere la propria linea di sviluppo prediletta (e tale anche ad assurgere ad una sorta di proto-film interattivo), anche questo Macchine Mortali si allontana spesso dal proprio baricentro, rischiando di precipitare su sé stesso. Però, la ricchezza della costruzione narrativa e scenografica è tale da provocare necessariamente un brivido nei confronti dello spettatore più smaliziato. Tra echi di Snowpiercer ed ovvi riferimenti alla saga di Star Wars, il film porta in scena un racconto bigger than life in grado di riservare più di una sorpresa e di emozionare con una potentissima storia d'amore e di amicizia sui generis.
Le suggestioni si fondono in ques'epica dai tratti steampunk e dimostrano quanto, spesso, sovraccaricare senza mai perdere di vista l'umanità dei personaggi sia la strada giusta da percorrere per questo genere di produzioni. Inseguimenti ed esplosioni non lasciano mai un attimo di respiro e prendono alla gola lo spettatore, trascinandolo in un vortice di azione difficilmente dimenticabile. Probabilmente, ai fini di un migliore sviluppo del racconto, sarebbe stato meglio optare per la narrazione seriale. Comunque, non dubitiamo che questo gigantesco edificio cinematografico da riempire con i propri fantasmi filmici e costruito ad hoc per il mercato internazionale possa raggiungere cifre impressionanti al box office.
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