*recensione pubblicata per Point Blank: https://www.pointblank.it/recensione-film/emanuele-scaringi/la-profezia-dellarmadillo
Nella prefazione alla vecchia edizione del graphic novel di debutto di Zerocalcare per Bao Publishing, Makkox parla della straordinaria capacità di Michele Rech di creare singole scene dagli effetti comici che danno vita ad un insieme che, al contrario, suscita nel lettore un profondo senso di disagio e di inadeguatezza. In effetti, uno dei maggiori pregi de La profezia dell’armadillo consiste proprio in questo andirivieni dei sentimenti, nel polpo alla gola provocato dalla rievocazione di eventi trascorsi, su cui viene gettata una luce differente in virtù di una nuova consapevolezza nei loro confronti. Per questo motivo, oltre che per l’inevitabile traslazione mediale dal fumetto al live action, la curiosità attorno al film era assai elevata.
Zero è un ragazzo che vive a Rebibbia e che si arrabatta come può dando ripetizioni, lavorando come disegnatore e cronometrando le file dei check-in all’aeroporto. Una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica, un Armadillo che, con conversazioni al limite del paradossale, lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo. A tenergli compagnia è l’amico d’infanzia Secco. La vita dei due ragazzi subirà un cambiamento alla notizia della morte di Camille, compagna di scuola nonché suo amore adolescenziale mai dichiarato. L’immaginario di Zerocalcare è fatto di plum-cake, centri sociali, band musicali punk, di una Rebibbia che custodisce lo scheletro di un mammuth, enorme quanto le responsabilità percepite dai trentenni di oggi, una generazione che al contrario delle precedenti, non ha in mano le chiavi della propria vita. Roma è, ovviamente, il contenitore perfetto per vicende cristallizzate come quelle raccontate da Michele.
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