Powered By Blogger

sabato 5 ottobre 2019

LE VERITA'

di Matteo Marescalco

Secondo Fabienne, la realtà, quindi la verità, è priva di interesse e l'impegno sociale è un semplice ripiego cui gli attori e le attrici si dedicano nell'esatto momento in cui capiscono di aver perso la battaglia nei confronti dello schermo cinematografico.

La donna è un'attrice storica del cinema francese e si prepara ad accogliere nella sua principesca dimora l'arrivo della figlia, sceneggiatrice trapiantata negli USA, insieme al marito, un attore di serie B con qualche problema di alcolismo, e alla figlioletta. L'incontro fornirà l'occasione per portare a galla una serie di di problemi che minano il rapporto tra madre e figlia. La prossima uscita editoriale delle memorie di Fabienne, tra l'altro, è costellata da incomprensioni e porterà a galla il fatto che dietro al castello in cui la donna vive sia costruita una prigione, come dice Lumir in uno dei primi scambi del film.

Fresco di Palma d'Oro per Un affare di famiglia, Hirokazu Kore'eda si apre, per la prima volta, ad una produzione internazionale, che unisce i nomi di Catherine Deneuve, Juliette Binoche ed Ethan Hawke e li colloca in un universo connotato da quel realismo magico che ha spesso caratterizzato le incursioni cinematografiche del regista di culto. Le verità è un film che rientra perfettamente nei canoni di Kore'eda, da sempre interessato al racconto della quotidianità agrodolce che segna i rapporti famigliari, restituiti attraverso il rapido gesto impressionista di un colpo di pennello. Eppure, dietro alla purezza della semplicità si annida una rifrazione che nasconde qualcosa di più profondo nonostante la parvenza di leggera e banale superficialità. La verità è raggiungibile attraverso un'intuizione ed è sempre coperta, com'è inevitabile che sia, da una coltre di finzione. La domanda che ci dobbiamo porre relativamente a quest'ultimo film di Kore'eda quindi riguarda quanta verità ed autenticità il regista riesce a (ri)creare.

Il film parla di famiglie, di fascinazioni quotidiane, di fiabe, streghe e maghi di Oz e, in alcuni momenti molto emozionanti, ci regala attimi fuori controllo in cui il film deflagra, la maggior parte dei quali sono affidati ad Ethan Hawke, un attore che ha fatto della propria inadeguatezza ai canoni ufficiali la cifra stilistica personale. Nonostante ciò, la sensazione che si ha è quella di un mancato approfondimento drammatico dei rapporti interpersonali che restano, per l'appunto, di superficie. Le tensioni evocate non riescono ad essere problematizzate e restano inadeguate, come se mancassero di coraggio per far cambiare marcia al film e consentire un'evoluzione alle dinamiche metatestuali. Ed è un vero peccato perché il gesto di Kore'eda c'è e si percepisce ma, stavolta, resta vittima di dinamiche produttive che, probabilmente, lo hanno soffocato.

Nessun commento:

Posta un commento