Quattro uomini e due donne con storie molto diverse alle spalle vengono invitati a prendere parte gratuitamente a un gioco che si rivelerà molto più immersivo del previsto. Viene loro recapitato un misterioso cubo, che, una volta riuscito a capirne il meccanismo, si apre facendo fuoriuscire un allettante invito per una nuova esclusiva escape room. Su uno di questi biglietti è scritto “a chance to escape”. La situazione, dunque, si presenta come un modo per fuggire, anche soltanto per un pomeriggio, alla monotonia della vita quotidiana e, in caso di vittoria, guadagnare 10 mila dollari.
Inizia così Escape Room, il nuovo film di Adam Robitel, basato su uno dei giochi più in voga negli ultimi tempi, appunto quello che dà il titolo alla pellicola. Nate circa dieci anni fa dall’idea di un giapponese, queste stanze puntano a coinvolgere i propri partecipanti rendendoli protagonisti di un thriller di cui devono risolvere indovinelli ed enigmi, cercando di carpire tutti gli indizi per potere uscire prima dello scadere del tempo. Nel gennaio scorso in Polonia è scoppiato un incendio proprio in una di queste escape room, tragico evento in cui hanno perso la vita alcune adolescenti e che ha causato lo slittamento dell’uscita in sala del film, prevista in Italia il prossimo 14 marzo.
Il gioco a cui si assiste nel lungometraggio, però, non ha nulla di finto poiché ad essere in pericolo
sono le vite vere dei partecipanti. Apparentemente i membri scelti per far parte di questo gruppo di giocatori non hanno nulla in comune, c’è l’outsider con problemi di alcool, la cervellona timida, l’uomo d’affari cinico e sbruffone, il nerd, la veterana di guerra e infine un uomo di mezza età che vuole racimolare un po’ di denaro. Eppure, ben presto, si scopre che qualcosa li accomuna tutti: essere usciti vivi da gravi incidenti, in cui sono stati gli unici superstiti. Si tratta allora di capire adesso chi sarà colui che sopravvivrà di nuovo, il fortunato tra i fortunati.
Il gioco fin da subito appare troppo realistico e soprattutto senza nessuna possibilità di abbandonarlo, se non risolvendo gli enigmi che di volta in volta verranno presentati. Si comincia con una camera che si trasforma in un gigantesco forno per poi passare a temperature decisamente più basse con uno spazio aperto in un lago ghiacciato, una sala da gioco capovolta il cui pavimento pian piano crolla e alcune stanze d’ospedale in cui si rischia l’avvelenamento. Ognuno degli ambienti rinvia al trauma vissuto da uno dei protagonisti, ad indicare come chi ha organizzato questo complesso e macabro gioco conosca bene le loro storie. C’è un Grande Fratello che li controlla, divertendosi sadicamente a vedere come riescono a superare le prove e scoprire chi sarà il vincitore, nonché l’unico rimasto in vita. Ciò metterà i partecipanti di fronte ai fantasmi del proprio passato, le paure e il senso di colpa che ne sono derivati e che si portano ancora addosso.
Proprio come nel celebre film degli anni ’90, Jumanji, il gioco diventa realtà. Una realtà molto pericolosa perché una volta dentro non si può più uscirne, se non finendo di giocare. Ma soprattutto in caso di perdita non si torna in vita. La claustrofobica sequenza iniziale del film si apre con un flashforward per cui lo spettatore sa già chi sarà il superstite tra i sei personaggi iniziali, tocca scoprire se alla fine almeno lui ce la farà a sopravvivere.
In generale Escape room è un discreto film d’intrattenimento che unisce la costruzione tipica del thriller a qualche tinta horror. I personaggi e i loro background sono semplicemente abbozzati ma il film riesce comunque ad intrigare lo spettatore, curioso di capire non soltanto in che modo i giocatori riusciranno ad uscire da quelle stanze letali ma soprattutto di scoprire chi si nasconde dietro questa enorme messa in scena. Inoltre, il finale aperto con cliffhanger presagisce una continuazione della storia, già confermata dalla realizzazione del sequel, il cui rilascio è previsto per il 2020.
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