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lunedì 20 maggio 2019

L'ANGELO DEL MALE

di Matteo Marescalco

Tory ed il marito Kyle sono una coppia che prova, in tutti i modi, ad avere un figlio. Tuttavia, senza risultato. Improvvisamente, le cose cambiano grazie all'arrivo sulla Terra di una sorta di astronave. Il mezzo extraterrestre contiene al suo interno un bambino. Tutte le ansie e le preoccupazioni della coppia scompaiono in un battibaleno. I due, come la vicenda di Superman ci ha insegnato, adottano il bimbo e lo crescono dandogli affetto ed amore. Fino all'età di 10 anni, tutto va più che bene. Con la stessa rapidità della sua venuta, però, il bambino inizia a mostrare segni di squilibrio. Qualcosa in lui non va. E se il piccolo fosse un supereroe votato al male e non al bene?
Dietro L'angelo del male si nasconde la famiglia Gunn. James, una delle menti che ha dato vita all'immane successo del Marvel Cinematic Universe ha prodotto il film e ha funzionato come "veicolo" promozionale. Il fratello Brian e il cugino Mark hanno, invece, scritto questa storia superereoistica dalle venature orrorifiche, con la speranza non tanto celata di dar vita ad un universo condiviso. Insomma, com'è lecito che fosse, le speranze attorno a questo progetto erano davvero notevoli. I supereroi spopolano al cinema (solo durante l'ultimo anno sono arrivati in sala Glass, la conclusione della trilogia di M. Night Shyamalan; Captain Marvel; Shazam e l'attesissimo Avengers: Endgame) e mai come oggi le persone sentono la necessità di identificarsi in eroi che combattono e resistono, facendo leva sulla propria capacità di resilienza. 

L'assunto tradizionale del supereroe che può contare su una superiore moralità, però, in questo caso viene totalmente ribaltato. Il piccolo angelo del male di Brightburn, infatti, somiglia piuttosto ad una divinità talmente superiore ed imperscrutabile da essere disinteressato alle vicende umane, indegne di compassione. Probabilmente, l'aspetto più riuscito del film risiede nella costruzione di un'atmosfera tra il vintage ed il rarefatto. Più volte, giungono alla memoria alcuni frame di The VVitch di Robert Eggers, con cui L'angelo del male condivide una sorta di mood. Tuttavia, il risultato ha deluso complessivamente le elevate aspettative. Perchè, a parte una certa atmosfera, nulla nella costruzione degli spazi riesce a creare suspense e paura. Nè, tantomeno, la sceneggiatura dà una mano delineando personaggi credibili e animati da validi conflitti. 

L'evoluzione caratteriale e l'improvviso cambiamento dell'angelo del male dovrebbe inquietare ma pone soltanto interrogativi sull'assenza di motivazioni responsabili di tutto ciò. Anche i genitori e i personaggi di contorno appaiono come semplici macchiette che recitano un ruolo ben preciso. La conclusione lascia pensare all'idea di almeno un sequel. La volontà è apprezzabile ma regista e sceneggiatori devono impegnarsi di più e provare a costruire un prodotto più intrigante e attento a ciò che mette in scena.

1 commento:

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