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venerdì 20 ottobre 2017

THE SQUARE

di Matteo Marescalco

Trionfatore della 70esima edizione del Festival di Cannes, quella presieduta da Pedro Almodovar e caratterizzata dai battibecchi con Will Smith sul destino del cinema, scisso tra sala e Netflix, The Square di Ruben Ostlund si appresta ad arrivare anche in Italia, grazie a Teodora Film che ha fissato la data di distribuzione per il 9 Novembre.

Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma e padre di due bambine. Il museo è in fermento per il debutto di un'installazione chiamata The Square, che invita all'altruismo ed alla condivisione. Valori, tuttavia, che vengono totalmente infranti da Christian quando, per strada, viene derubato del suo cellulare. La sua reazione scomposta innescherà un domino di eventi che getteranno la sua rispettabile vita nel caos più indomabile.

L'obiettivo dell'installazione visiva entra, fin dalle prime inquadrature, in conflitto con il carattere di Christian, che viene presentato come una persona poco affidabile. Dal prologo in poi, i concetti di caratterizzazione e di personaggio diventeranno sempre più incongruenti. Questo viaggio nel mondo dell'arte contemporaneo e, volendo allargare il focus, nella società di oggi, mostra le divergenze e le contraddizioni tra la facciata ipocrita della superficie e la realtà che trapela dalla natura più intima di un personaggio messo sotto pressione. Sono le scelte che Christian compie a permettere allo spettatore di penetrare in profondità la sua personalità. La struttura del film è caratterizzata da un crescendo di pressioni che pone il personaggio principale all'interno di dilemmi sempre più complessi. L'evoluzione a cui è sottoposto Christian è credibile e ben delineata: in tal senso, l'arco di sviluppo è portato a termine in modo soddisfacente.

Ciò che non funziona in The Square non risiede tanto nei personaggi quanto nella loro trattazione. Lo sguardo che viene puntato nei loro confronti è freddo e chirurgico, morboso e privo di vitalità. In tal senso, sembrano tanto somigliare ai cumuli di un'installazione del museo: depositati in una stanza e trasformati in insensate prede agli occhi da voyeur dei visitatori. Il quesito che uno spettatore dovrebbe porsi riguarda le proprie aspettative che ripone nel cinema. Desiderate prestare fede ad una narrazione che stimoli il vostro senso di stupore e di meraviglia, che vi catturi con la forza di un racconto che creda fino in fondo ai personaggi che porta in scena? O, viceversa, preferite restare ingabbiati in una struttura predeterminata da un narratore onnisciente che vi intrappola senza fornirvi il minimo respiro né una via di fuga? Chi vi scrive preferisce il candore della prima possibilità. Le provocazioni fine a sé stesse e prive del benché minimo briciolo di verità finiscono per affogare nella più banale sterilità esistente. Un po' come in The Square, un film che ricerca l'assurdo e l'attacco alle maschere borghesi ma che muore sotto il peso della propria falsità.

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