di Macha Martini
La vita è caos. È inutile fare progetti. Vige la legge di Murphy e «se qualcosa può andare male, andrà male». Nulla è pianificabile, eppure Maggie è una pianificatrice della sua vita e di quella degli altri.
La sua vita è organizzata
e calcolata. La seguiamo con una carrellata. Cammina allegra, leggera,
spensierata, come questa commedia, molto frizzante e fresca, nonostante il
clima invernale di New York. Ha deciso: basta uomini, è arrivato il momento di avere un figlio da sola. La macchina
da presa si muove sicura come l’occhio
di un regista onnipresente, prevedendo già i movimenti dei personaggi. Lo spettatore nel ruolo della “Vita” vedrà tutti
i piani andare in fumo, perché il
destino dovrebbe essere lasciato indisturbato.
Ecco apparire John Harding
incontrato per puro caso. «Una
persona persa nei recessi della sua mente, che sente di star vivendo la sua
vita totalmente all’ombra
di sua moglie Georgette. (…)
Si sente perduto (…) È un personaggio in agonia» spiega Ethan Hawke (John). Un
antropologo in crisi e troppo preso dalla moglie fredda ed egocentrica, oltre
che fantasiosamente comico, anche nei suoi tratti vulnerabili, e totalmente
imprevedibile. John si rende conto che Maggie è la soluzione per ottenere la vita che vorrebbe. Maggie
crede di poterlo salvare, innamorandosi per la prima volta e pianificando la
sua e la vita di John.
«Maggie
è una persona
piuttosto logica, pura, lineare e vera e tutte queste cose continuano a guidare
la sua vita» illustra
Greta Gerwig (Maggie). Nulla però
va secondo i piani e nulla è
come lo si aspettava. Ecco allora Maggie intenta nuovamente a
ricontrollare le vite di tutte per avere un po’ di relax e la sua vita da mamma come aveva sempre
desiderato. Nulla però è perfetto
ed eccola ripiombare in un ennesimo disastro a tre che la vedrà complice di
Georgette. Le loro tre vite si intrecceranno in modi
inaspettati e comici, anche se in maniera molto naturale. «Il fatto che lei
(Maggie) capisce che ci sono cose che sfuggono al suo controllo è la rivelazione al centro di
questa storia (…)
Capisce che il senso della vita è
fare piani, farli al meglio, ma poi aspettarsi che vengano totalmente
sconvolti. Ed è proprio
allora che tutto va come dovrebbe»
sentenzia la Gerwig. «Bisogna
arrendersi al mistero dell’universo.
E quando Maggie accetta il mistero dell’universo,
viene premiata» conclude
la Miller (regista e sceneggiatrice).
Grande
caratteristica di questa commedia è
proprio quella di trattare i suoi personaggi nella maniera più naturale e reale possibile,
così che gli spettatori
possano ritrovare un po’ di
se stessi in loro. Nulla è forzato e non ci sono cliché. I personaggi e gli
avvenimenti non seguono stereotipi classici. La stessa protagonista
femminile non si comporta mai secondo quanto impongono le convinzioni o i sensi di
colpa, nonostante il suo pianificare sia sempre atto a fare la “cosa migliore”. «Maggie vorrebbe vivere una vita etica e vera, ma è anche realista e c’è qualcosa di intossicante
nella sua abilità di
muoversi per il mondo (…) È spinta dal senso dell’etica, che poi però la porta a fare dei veri e
propri disastri» spiega
l'attrice. Col progredire del film, infatti, il modo di fare di questo “spirito diverso” sembra sempre più discutibile, ma sono le sue
complessità e i suoi
difetti che la rendono un personaggio affascinante e fresco agli occhi del
pubblico che, che similmente a un vouyer, come evidenziato dai movimenti stessi
della macchina da presa, segue una partita a Risiko con la vita. Tutti i
personaggi si muovono nelle loro vite nel modo migliore che possono alle
prese con relazioni difficili. La loro storia riflette gli aspetti pratici e
caotici delle moderne famiglie allargate.
La Miller fa calare
il pubblico in una profonda curiosità delle persone, lasciando solamente delineati i
personaggi, come se facessimo parte del mondo diegetico anche noi e potessimo
vedere gli abitanti del film non nelle loro intimità ma nella loro vita comune. Sono credibili e complessi,
capaci di intrattenere e divertire, non disdegnando note dolenti. «Credo che la
commedia sia profondamente necessaria, come anche la capacità di ridere di noi stessi e di
guardare il mondo attorno a noi con umorismo» rivela la Miller. I personaggi sono molto credibili grazie
anche alla strategia portata dalla regista-sceneggiatrice. Deciso di usare come
soggetto parte del romanzo di Karen Rinaldi A cosa servono gli uomini,
ha sviluppato la sceneggiatura avendo in mente già attori precisi, trasformando i personaggi da semplici nomi
scritti su una pagina a personaggi reali, assorbiti totalmente dai tre attori.
La produttrice Rachael Horovitz afferma: «Una delle ragioni per il quale il film è riuscito così bene è che questi attori sono semplicemente perfetti per il loro
ruolo». «Rebecca dice sempre che scrive
i personaggi e che poi quando vengono scelti gli attori, cuce il ruolo su
misura per loro, in modo che sia semplicemente perfetto» illustra l’altro
produttore Damon Cardasis. Così Greta Gerwig si è immersa totalmente, andando
anche a comprarsi i vestiti che le facevano pensare a Maggie e riuscendo a far
venire voglia agli spettatori di accompagnare la protagonista nel suo viaggio,
trasudando purezza, innocenza e buona volontà.
Il piano di
Maggie è un film realista dal punto di vista
delle emozioni. Piena di pathos e di emozione. È come una granita in una giornata di mare, con colori che
influiscono sull’emozione:
un linguaggio visivo semplice e allegro.
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