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giovedì 27 novembre 2014

STORIE PAZZESCHE

di Matteo Marescalco
 
Latin-American directors do it better!
«Le ineguaglianze, l'ingiustizia e le pressioni del mondo in cui viviamo generano stress e depressione in molte persone. Alcune, però, esplodono. Questo film parla di loro.
Vulnerabili di fronte a una realtà che cambia continuamente e che, improvvisamente, può diventare imprevedibile, i protagonisti di Storie pazzesche oltrepassano il sottile limen tra civiltà e barbarie. Il tradimento di un marito, il ritorno ad un passato sepolto e la violenza che si insinua negli incontri quotidiani, portano alla follia i personaggi del film, che si abbandonano all'innegabile piacere della perdita del controllo».
Un incipit così scoppiettante e folle non si vedeva al cinema dall'ultimo film di Alex de la Iglesia, Las Brujas de Zugarramurdi. Storie pazzesche si apre con una macro sequenza ambientata all'interno di un volo di linea. Tutti i passeggeri sono inquietantemente accomunati dall'amicizia con un tale Gabriel Pasternak. L'aereo ospita, tra gli altri, la sua ex ragazza, il suo migliore amico, il suo psichiatra, la sua maestra ai tempi delle scuole elementari e il docente universitario che ha bocciato la sua tesi in drammaturgia musicale. La risoluzione della vicenda è davvero esilarante.
Il riferimento a Gli amanti passeggeri di Pedro Almodovar (qui nel ruolo di produttore) è palese.
Partono i titoli di testa del film in cui i nomi degli interpreti compaiono su immagini di fiere selvagge. A tal proposito, il regista ha dichiarato: «Questa scelta non è assolutamente casuale. Spesso penso alla società capitalista occidentale come ad una specie di gabbia trasparente che ci rende insensibili e distorce i nostri rapporti con gli altri. Questo film racconta le storie di alcuni individui che vivono dentro questa gabbia senza esserne consapevoli. E quando arrivano al punto di rottura, anzichè reprimersi o deprimersi come facciamo quasi tutti, partono in quarta senza riuscire più a fermarsi».
Prodotto da Pedro Almodovar, Storie pazzesche è costruito sulla base di sei episodi grotteschi (caratterizzati da unità tematica ma non narrativa) che sfociano nel sangue e nella violenza: da una lite furiosa tra due automobilisti dai nervi facili che si conclude in modo tragicomico, a un ingegnere che si occupa di detonazioni e alle prese con la rimozione forzata della sua automobile, fino a una famiglia benestante che tenta di coprire il reato compiuto dal figlio attribuendo la colpa al giardiniere (i colpevoli son sempre i maggiordomi o i giardinieri!).
Il lungometraggio diretto da Damian Szifron porta in scena una serie di sketch che possono apparire come mere barzellette ma che, dietro la superficie del divertissment più scatenato, nascondono un'interessante riflessione sulla difficile situazione attuale dell'Argentina: corruzione, cinismo e caos burocratico sono gli ingredienti di questa piacevole pellicola, che ha nel surreale incipit il maggior punto di forza.
Con il procedere del lungometraggio, aumenta la durata dei singoli episodi che, dal terzo in poi, perdono l'immediatezza caratterizzante i primi due.
La denuncia del film è penalizzata dalla graduale prolissità delle storie raccontate e dalla perdita di mordente e di efficacia che trasformano in un gattino un lungometraggio che sarebbe potuto essere una feroce tigre.

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