di Matteo Marescalco
Si è respirata aria di grande cinema, lunedì pomeriggio, al MAXXI di Roma.
Il Museo d'Arte del XXI secolo ha ospitato, in anteprima europea, il documentario Remembering the artist Robert De Niro, Sr. diretto da Perri Peltz e Geeta Gandbhir ed incentrato sulla figura del pittore americano d'avanguardia.
L'atmosfera è tesa, il pubblico è in fibrillazione. Mario Sesti, moderatore dell'evento, annuncia l'ingresso in sala di Robert De Niro che ha personalmente scelto Roma come sede dell'anteprima. Trent' anni di grande cinema americano condensati in un solo corpo che sente il peso della vecchiaia ma che non ha ancora minimamente perso il fascino della sua été brulant.
Il mediometraggio è dedicato alla rapida parabola dell'artista che, dopo un exploit iniziale, venne poi trascurato dalla critica d'arte e non ottenne il riconoscimento che avrebbe meritato.
Il 20 Ottobre 1942 segna una data fondamentale per il mondo dell'arte del '900. A New York, infatti, viene inaugurata la Galleria Art of This Century, curata da Peggy Guggenheim. La Galleria, fino al 1947 (anno di chiusura), fu il principale luogo d'esposizione dei maggiori artisti contemporanei europei e di alcuni autori americani emergenti, oltre ad aver alimentato i germi per la nascita della New York School.
Art of This Century era caratterizzata da quattro spazi d'esposizione: the Abstract Gallery, the Surrealist Gallery, the Kinetic Gallery e Daylight Gallery. I primi tre esponevano la collezione privata permanente che Peggy Guggenheim, con la collaborazione di Marcel Duchamp, aveva selezionato durante le sue visite alle principali mostre d'Arte europee. Tra gli artisti coinvolti, Georges Braque, Giorgio De Chirico, Salvador Dalì, Max Ernst, Wassily Kandinsky, Fernand Leger, Joan Miro, Pablo Picasso e Yves Tanguy tra gli europei, Hans Hofmann, Willem de Kooning, Jackson Pollock, Mark Rothko e Robert De Niro, Sr. tra gli americani.
Lirico e commovente, arricchito da filmati familiari e da varie testimonianze, il documentario è stato prodotto dalla HBO e andrà in onda il 28 Dicembre su Sky Arte HD.
Tra ricordi e rimpianti, sensi di colpa e tenerezza, Remembering the artist Robert De Niro, Sr. fornisce un ritratto intimista non solo dell'artista, ma soprattutto dell'uomo che si nascondeva dietro tale maschera. I registi focalizzano la loro attenzione sul rapporto padre-figlio e sulla delusione di De Niro, Sr. per non aver ottenuto in vita quel successo che pensava di meritare. Personalità
idiosincratica e contraddittoria, l'artista newyorkese, dopo un primo periodo astrattista, ha orientato la propria arte pittorica verso la tradizione figurativa francese, scostandosi dalle nascenti Pop e Minimal Art. De Niro, Jr. ripercorre la carriera del padre a partire da alcuni brani estrapolati dal suo diario personale. Ne emerge il ritratto di un uomo tormentato e deluso da se stesso e dagli artisti contemporanei, in difficoltà a causa dell'omosessualità mai dichiarata che viveva in modo conflittuale e profondamente grato a Dio per aver avuto un figlio così buono.
A proposito del documentario, De Niro ha affermato: "Ho pensato che fare un film su mio padre fosse necessario per permettere ai miei figli e ai miei nipoti di ricevere la sua eredità artistica, il fatto poi che il film sia proiettato in modo così ampio è fantastico ma io ho deciso di realizzarlo, come ho deciso di mantenere il suo studio, perché volevo che i suoi nipoti e bisnipoti fossero consapevoli di cosa il loro nonno fosse stato in grado di fare. È qualcosa che sento, che devo a mio padre e a mia madre. Credo che sia importante per un figlio apprezzare ciò che fanno i suoi genitori. Io mi sono interessato alla sua arte solo da un certo punto in poi. Ma personalmente non ho mai avuto un particolare interesse per la pittura. La storia di mio padre dimostra che si può essere bravi e talentuosi ma che questo non necessariamente porta ad un riconoscimento".
Il Cinema è la più imponente messa in scena del XX secolo ma ciò che sembra caratterizzare maggiormente questo documentario è l'immediatezza e il realismo estremo dei sentimenti dell'attore americano coinvolto in questo progetto. A spiccare sono i sensi di colpa, i rimpianti, non ammessi pienamente da De Niro, Jr. e le difficoltà nel relazionarsi con un padre artista e costantemente vittima della depressione: "Un vero e proprio senso di colpa non l'ho avuto. Certo, lui in vita era consapevole del mio successo, sapeva che ero stato molto fortunato ad avere quella carriera ma era anche molto orgoglioso di me. Mi invitava alle sue mostre ma a me non interessava. Crescendo ho avuto più consapevolezza del suo talento ma non ne parlavamo, io non parlavo dei suoi quadri come lui non parlava del mio mestiere d'attore, eppure sapevo che era orgoglioso di me".
Al termine dell'intervista, Mario Sesti pone la domanda a cui, probabilmente, tutta la platea di giornalisti ha pensato ma che non ha avuto il coraggio di esternare: "Se, un giorno, volesse realizzare un biopic su suo padre, da chi vorrebbe che fosse diretto? Sarebbe in grado di interpretare la storia di suo padre al cinema?". De Niro risponde: "Non so, mi viene spontaneo pensare a Scorsese. Ma, forse, non sono ancora in grado di interpretare mio padre. Sono vicende molto private. Non so. Non sono ancora pronto a leggere per intero neanche i suoi diari personali".
Al termine dell'incontro, aleggia in sala un alone di malinconia, un retrogusto agrodolce strettamente connesso alla sensazione di aver gettato uno sguardo su un periodo fondamentale della vita di Robert De Niro che si è letteralmente denudato davanti la macchina da presa. Il pubblico, che è abituato a guardare agli attori impressi sulla celluloide come fossero intangibili mostri sacri, con il loro sguardo impenetrabile e il tono di voce stentoreo, ha scoperto il tormento e la fragilità di uno dei migliori allievi dell'Actor's Studio. Il dolore si è fatto reale, ha scavalcato il sottile limen dell'immaginario. Il grande talento intacca profondamente chi ne è latore. Probabilmente, è questo il prezzo da pagare.
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