di Matteo Marescalco
Jim
Carrey e Jeff Daniels tornano a vestire i panni dei leggendari Loyd
Christmas e Harry Dunne nel sequel del grande successo
cinematografico che ha rappresentato al meglio e trasformato in cult
la nuova commedia americana favorendone anche la svolta verso
l'orizzonte demenziale: Scemo e più scemo 2.
I
registi del film, i fratelli Peter e Bobby Farrelly (autori, tra gli
altri, di Tutti pazzi per Mary), presentano le nuove avventure di
Lloyd e Harry, che stavolta sono impegnati in un viaggio alla ricerca
di una figlia che Harry non sapeva di avere.
Venti
anni dopo aver lasciato i due protagonisti, tutto è cambiato.
L'unica costante è la loro idiozia. Quando Harry, che ha bisogno di
un trapianto di rene, scuote Lloyd dallo stato di totale apatia in
cui è precipitato dopo essere stato lasciato da Mary, si mette in
viaggio insieme a lui, per riuscire a trovare la figlia che, forse,
potrebbe aiutarlo. Partendo dalla clinica in cui vivono, e
attraversando il Paese a bordo di un carro funebre, i due arriveranno
ad un summit in cui partecipano alcune tra le persone più
intelligenti al mondo. Fino a quando non arrivano loro a sconvolgere
la situazione.
Il
primo episodio diretto dai fratelli Farrelly nel 1994 rappresenta un
caso rilevante nella storia del cinema: con più di 300 milioni di
dollari di introiti a livello mondiale, è diventato un trionfo
indiscusso e viene ancora considerato un cult. L'effetto domino ha
poi contribuito ad alimentare e a consolidare ulteriormente la fama
del film. Ovviamente, quindi, le aspettative dei fan nei confronti di
questo secondo episodio erano veramente elevate.
Se,
tuttavia, in Scemo più scemo e in Tutti pazzi per Mary, le vette di
volgarità erano sostenute alla base da un'ironia caustica e corrosiva
che non si preoccupava di scagliarsi contro tutto e tutti, in Scemo e
più scemo 2 non si può sostenere la stessa cosa. L'intero
lungometraggio è retto da una serie di gag slapstick e screwball di
dubbio gusto che si spengono con la fine delle singole sequenze. A
dominare è la struttura dello sketch che prevale sulla costruzione
di una narrazione attenta al suo sviluppo omogeneo.
Fa
male vedere un attore del calibro di Jim Carrey, che ha dimostrato
tutto il suo immane talento recitativo anche in alcuni film
drammatici (Man on the moon, The Majestic, Eternal sunshine of the
spotless mind, The Truman show), coinvolto in un progetto così
“svogliato” e privo di particolari ragioni di interesse. Non basta tutta la sua strabordante carica ironica fisica per tenere alto il livello del film.
L'ultimo
lungometraggio dei Farrelly è piatto e poco riuscito, chiuso su
un'ironia volgare ed eccessivamente demenziale che strappa soltanto
sporadiche risate.
La
sensazione è quella di aver assistito ad un triste spettacolo realizzato
da attori e registi che hanno fatto grande il genere comico ma che,
ora, appaiono parzialmente mummificati.
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