di Matteo Marescalco
La
consapevolezza che anche la Pixar, l'indiscutibile prima della classe
nel mondo dell'animazione, si sia dedicata alla realizzazione di uno
spin-off (Monsters University) redime parzialmente la Dreamworks SKG
della premiata Spielberg, Katzenberg e Geffen. In un mondo
cinematografico ipersemiotizzato in cui le idee latitano e gli
sceneggiatori sembrano essere affetti da una incontrovertibile crisi
creativa, non stupisce affatto che alla Dreamworks abbiano deciso di
attingere ad un film girato nel 2005 e di approfondire le avventure
di alcuni dei suoi personaggi secondari più irriverenti e magnetici.
Il film in questione è Madagascar e i personaggi sono i pinguini
Skipper, Kowalski, Rico e Soldato.
I
Pinguini di Madagascar, diretto da Eric Darnell e Simon J. Smith,
conferma la prerogativa principale degli studi Dreamworks: divertire
puntando principalmente sulle gag slapstick e sull'ironia dilagante
che, a tratti, raggiunge la demenzialità. Dimenticate le atmosfere
mature e le riflessioni filosofiche della Pixar.
Protagonisti
del lungometraggio animato sono quattro pinguini che, in preda ad uno
sfrenato desiderio di avventura, decidono di allontanarsi dalla
propria famiglia e dalla terra natia, dando vita ad una unità
d'elite di 007. Ad un estremo si colloca Skipper, l'Odisseo del
gruppo, all'opposto Soldato, il pinguino più tenero e piccolo della
compagine a cui è impedito di partecipare attivamente alle missioni.
Il racconto si basa su una serie di stereotipi facilmente
individuabili: Soldato non accetta il suo ruolo e si vuole mettere in
gioco per dimostrare di essere parte attiva del gruppo. I quattro
pinguini si troveranno ad affrontare il temibile Dottor Octavius
Brine (doppiato in originale da John Malkovich) sotto le cui spoglie,
in realtà, si nasconde l'invidioso polpo Dave, che minaccia di
trasformare tutti i pinguini della terra in esseri mostruosi. I
nostri eroi improvvisatori saranno affiancati, nella loro missione,
dalla task force segreta Vento del Nord che protegge gli animali in
difficoltà in tutto il mondo, composta da un orso polare, una
civetta delle nevi, una foca bianca e guidata da un husky pieno di sé
(doppiato dall'inglese Benedict Cumberbatch). Tra inseguimenti a
perdifiato e piani stabiliti nei minimi dettagli, avventure a
Venezia, Shanghai e nel deserto e indigestioni di cibo, la nostra
allegra unità conduce la storia verso un prevedibile lieto fine.
I
Pinguini di Madagascar è un delirio psichedelico pensato per un
pubblico giovane. Ogni pretesa di realismo è completamente negata,
l'esperienza concreta non è un parametro per la costruzione di senso
e l'effetto comico è sempre legato al dinamismo che caratterizza le
azioni. Un esempio su tutti: i pinguini bucano alcuni aerei di linea
ma gli sceneggiatori non si preoccupano di farci sapere che fine
faranno i gentili viaggiatori che appaiono assolutamente tranquilli.
Centro
focale del film è, sostanzialmente, il vetusto conflitto tra legge e
desiderio, tra regola e pulsioni individuali e, in questo, il film
finisce per somigliare a Monsters University. I quattro pinguini
desiderano più di ogni altra cosa abbandonare quella che è,
ironicamente, la loro occupazione principale: essere ripresi dagli
autori di documentari (a tal proposito, una chicca: il doppiatore del
principale documentarista che appare nei primi minuti del film è
nientepopodimeno che Werner Herzog, che di documentari ne sa
decisamente qualcosa). La presa in giro di carattere
metacinematografica è evidente.
In
definitiva, l'ultimo prodotto della Dreamworks Animation è un puro
divertissment per intrattenere i più piccoli, indubbiamente frutto
di strategie commerciali ma che, comunque, non lesina momenti ad
elevato tasso di interesse.
Mi sa che lo vedrò comodamente quando uscirà in cassetta...l
RispondiEliminaE' il canale di fruizione più corretto per loro ;)
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