di Matteo Marescalco
Basato sull'omonimo musical di Stephen Sondheim, incredibile macedonia di celebri fiabe tradizionali dei Fratelli Grimm quali Cenerentola, Cappuccetto rosso e Raperonzolo, con l'aggiunta di Jack e il fagiolo magico, Into the woods segna il ritorno dietro la macchina da presa di Rob Marshall, tre anni dopo aver diretto il quarto capitolo della saga di Pirati dei caraibi.
Il film costituisce una sorta di estensione delle suddette fiabe dei Fratelli Grimm, prova ad analizzare le reali pulsioni dei personaggi portati in scena e a chiedersi cosa accade dopo lo sbandierato lieto fine.
Il primo sintagma narrativo, incentrato sulla presentazione dei diversi protagonisti, effettuata in montaggio alternato, mostra un panettiere e sua moglie che si rendono conto di non poter avere figli perchè maledetti da una strega. Se vogliono spezzare la maledizione, devono incamminarsi nel bosco per procurarsi gli oggetti necessari per rompere l'incantesimo e dar vita ad una famiglia: un mantello rosso sangue, una mucca bianco latte, una scarpetta dorata e delle setole color grano.
Il ritmo di questa prima sezione è davvero elevato e getta lo spettatore nel cuore pulsante della storia narrata. I singoli personaggi, con le loro vicende e le immancabili digressioni in cui si imbattono, vengono relegati in uno spazio oscuro e cupo in cui sembrano materializzarsi i fantasmi delle loro esistenze.
A differenza di altre riduzioni Disney (sorge spontaneo pensare a Cenerentola di Kenneth Branagh e all'affastellamento barocco di dettagli inutili), Into the woods è un film serio e privo di chissà quali voli pindarici sul versante visivo. Particolarmente esaltata risulta essere la dimensione orrorifica e crudele delle vicende a scapito del sentimento ironico, incarnato unicamente dai personaggi dei due principi, fratelli rivali, più preoccupati dal loro aspetto fisico che dal conquistare le donzelle dei loro sogni. L'impressione è quella che il regista e gli autori del libretto del musical si siano divertiti a ribaltare la tradizionale figura del principe senza macchia, mostrando il risvolto della medaglia.
Centro focale del lungometraggio è rappresentato dal rapporto genitori-figli e dalle aspettative di vita della prole. Le dinamiche comportamentali di Jack, Cappuccetto Rosso e Raperonzolo risultano essere attenzionate. I tre giovani desiderano solo distaccarsi dai membri familiari ed intraprendere un loro autonomo percorso di vita che li porti a contatto con gli aspetti più estremi della realtà.
Nessuno è veramente puro ed innocente in questo adattamento Disney e l'inventiva e l'originalità generale consentono, senza ombra di dubbio, di chiudere un occhio su alcuni risvolti diegetici poco precisi. Into the woods risulta essere, in definitiva, uno dei prodotti Disney più intelligenti e riusciti degli ultimi tempi, collocandosi sullo stesso piano de Il grande e potente Oz di Sam Raimi.
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