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mercoledì 17 maggio 2017

RITRATTO DI FAMIGLIA CON TEMPESTA

di Matteo Marescalco

Lo scorrere del tempo al cinema non è mai stato così dolce e malinconico come in questo film di Hirokazu Kore'eda

Ryota è un autore dal passato fastoso ma dal presente totalmente fallimentare. Il denaro guadagnato con il successo del suo primo libro è stato completamente scialacquato nelle scommesse, passione che gli è costata il matrimonio con la donna che ama. Ryota è talmente al verde da reinventarsi come investigatore privato per riuscire a versare l'assegno di mantenimento alla moglie e al piccolo figlio. La vita non è andata come immaginava e non tutti diventano quello che volevano essere. Una lunga notte di tempesta costringe i quattro personaggi (Ryota, la moglie, il figlio e la nonna) a condividere lo stesso appartamento fino al giorno seguente. Quale occasione migliore per dirsi quanto negatosi finora ed attutire gli spigoli del presente?

Ritratto di famiglia con tempesta è un film essenziale. Attraversa le due ore di vita con la naturalezza di un qualsiasi evento quotidiano che ci coinvolge e ci stupisce. Kore'eda segue ed esplora minuziosamente i caratteri di ogni personaggio che entra in gioco nel film, sviscerandone le inquietudini e ciò che la vita gli ha sottratto. Ed il flusso del film va avanti, alla ricerca di un tempo perduto, tra malinconia e spirito da commedia. Si ride per le situazioni paradossali cui va incontro Ryota, alle prese con strane investigazioni e pedinamenti vari; ci si commuove per il modo in cui il personaggio principale ha dilapidato i suoi affetti familiari, dandoli in pasto al vizio del gioco che lo ha totalmente inghiottito. La vena comica e leggera non fa da contraltare al tono drammatico di fondo. Le due corde convivono, si mescolano tra loro, in relazione alle dinamiche di una famiglia giapponese che si interroga su se stessa con grazia ed intensità.
 
Ritratto di famiglia con tempesta conferma il cinema di Kore'eda come cinema della quotidianità, alle prese con lo scarto tra illusioni e sogni infantili e cambiamenti irreversibili dell'età adulta, quando si fa i conti con il proprio passato sperando di non restare delusi ma consapevoli del fatto che è quasi impossibile realizzare le aspettative della fanciullezza. E allora, ci si accontenta di giocare al parco con il proprio figlio durante una notte di tempesta alla ricerca di qualcosa che possa ancora fare sognare, dentro un grembo materno in cui cullarci e dormire. E sognare un futuro migliore. Per poi risvegliarci alle prese con l'ordinaria quotidianità, in cui stupore e meraviglia possono, tuttavia, nascondersi dietro qualsiasi angolo.

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