di Matteo Marescalco
«Negli ultimi anni, in ogni parte del mondo, si è assistito ad un aumento incontrollato di festival cinematografici, che si sono sovrapposti, a volte in maniera irragionevole e inappropriata, a quelli con una storia consolidata e gloriosa. Ce ne sono di ogni tipo e qualità, e nel momento in cui sono stato chiamato ad assumere il ruolo di direttore artistico dell’evento che si terrà a Roma dal 16 al 24 ottobre, mi sono immediatamente detto che non avrei contribuito a rafforzare questa tendenza, che ritengo sterile e nociva.
La mia prima decisione è stata quella di trasformare il Festival in Festa, come peraltro era stata concepita quando fu fondata, dieci anni fa. Può apparire un gioco formale e lessicale, ma in realtà si tratta di una differenza sostanziale: intendo la Festa non solo come un momento di gioia e aggregazione, ma soprattutto di celebrazione del cinema».
Le parole di Antonio Monda, neo-direttore artistico della 10a edizione della Festa del Cinema di Roma, tratte dalla sua introduzione al catalogo ufficiale, la dicono lunga sullo spirito che caratterizza la prossima edizione del festival capitolino, giunto quest'anno alla doppia cifra, e che, nel corso della sua vita, si è ritrovato, più volte, a cambiare epidermide, in corrispondenza della gestione Veltroni, Detassis, Rondi-Detassis, Muller e Detassis-Monda. Ed ecco, puntuale, il dibattito sulla denominazione Festival/Festa, con un termine a delineare l'identità autoriale di una manifestazione che mira a porsi sullo stesso livello dei ben più stabili Festival di Cannes e di Venezia, e l'altro a sottolineare lo spirito goliardico di una festa che sa di momento aggregativo.
Antonio Monda è stato chiaro. La Festa del Cinema di Roma non mira alle sole anteprime mondiali
perché privare il pubblico della possibilità di vedere film presentati in anteprima in altri Festival sarebbe un vero suicidio. Da qui, la collaborazione con un Festival prestigioso come quello di Londra. La scelta di cancellare la presenza di una giuria e di un concorso perché «si tratta di rituali ingessati e impropri rispetto a quelli che ho in mente. Nella Festa che ho l'onore di dirigere, ogni film ed ogni ospite è un vincitore nel momento in cui viene invitato». Ed, infine, un'ampia presenza di film di genere perché «credo fermamente nei generi e ritengo che non ce ne siano di più o meno nobili: esistono semplicemente film belli e brutti».
perché privare il pubblico della possibilità di vedere film presentati in anteprima in altri Festival sarebbe un vero suicidio. Da qui, la collaborazione con un Festival prestigioso come quello di Londra. La scelta di cancellare la presenza di una giuria e di un concorso perché «si tratta di rituali ingessati e impropri rispetto a quelli che ho in mente. Nella Festa che ho l'onore di dirigere, ogni film ed ogni ospite è un vincitore nel momento in cui viene invitato». Ed, infine, un'ampia presenza di film di genere perché «credo fermamente nei generi e ritengo che non ce ne siano di più o meno nobili: esistono semplicemente film belli e brutti».
Il programma, in effetti, non ha un baricentro, è variegato, volitivo e stimolante e attesta un'attenzione a 360 gradi nei vari panorami cinematografici nazionali, sull'orlo di un omaggio al passato mediato dalla costante presenza di sprazzi indipendenti che attestano le ultime tendenze del cinema mondiale. La mano di Monda, cosmopolita per eccellenza, c'è e si sente, a partire dalla presenza di una serie di prodotti che rispecchiano il suo spirito intellettuale.
Ma, adesso, passiamo all'analisi delle singole sezioni in cui si articolerà la Festa: Selezione Ufficiale, Incontri Ravvicinati, Preaperture, Work in Progress, Hidden City e Riflessi, Gli Omaggi, Le Retrospettive, Gli Eventi Speciali e I film della nostra vita.
Nella Selezione Ufficiale trovano spazio 37 prodotti tra film/documentari/serie tv. Apertura affidata a Truth di James Vanderbilt con Cate Blanchett e Robert Redford, incentrato sui presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush per imboscarsi nella Guardia Nazionale ed evitare il Vietnam. Altri film da non perdere? Noi attendiamo The Walk di Robert Zemeckis (che ritorna nuovamente al live-action dopo Flight), storia del funambolo francese Philippe Petit, che camminò su una fune d'acciaio tesa tra le due torri del World Trade Center. Ancora Room di Lenny Abrahamson, ispirato al caso Fritzl e vincitore dell'ultimo Festival del Film di Toronto, Legend di Brian Helgeland con Tom Hardy, nuovo volto degli action movie, nel doppio ruolo dei gemelli Reggie e Ronnie Kray, due dei gangster più famosi della storia d'Inghilterra. Office di Johnnie To e The Whispering Star di Sion Sono rappresentano le due attesissime proposte dall'Asia. Il documentario Junun di Paul Thomas Anderson (il cui Inherent Vice-Vizio di forma sbarcava pochi mesi fa nelle sale italiane), oltre ad essere distribuito dal 9 Ottobre sulla piattaforma streaming MUBI, arricchirà la proposta della sezione, insieme a Freeheld con la coppia omosessuale Julianne Moore ed Ellen Page. Dal fronte americano arriveranno anche le prime due puntate della serie-tv Fargo, Experimenter di Michael Almereyda, Eva no duerme con Gael Garcia Bernal e Denis Lavant, dedicato al corpo iconico di Eva Peron e The end of the tour incentrato su 5 giorni di vita di David Foster Wallace con Jesse Eisenberg e Jason Segal nei panni dello scrittore. Dall'Italia arrivano Claudio Cupellini, Sergio Rubini, Gabriele Mainetti e Gianni Amelio. Infine, vera perla della sezione, Mistress America di Noah Baumbach! Regista che noi amiamo alla follia e che ha da poco occupato le nostre sale con While we're Young-Giovani si diventa. A Venezia, ha presentato De Palma, doc sul regista della New Hollywood.
Passiamo alla seconda sezione, quella degli Incontri Ravvicinati. Protagonisti saranno Jude Law, principale interprete di The Young Pope, serie-tv diretta da Paolo Sorrentino e co-prodotta da Sky, HBO, e Canal+, Wes Anderson e la scrittrice Premio Pulitzer Donna Tartt che parleranno del loro amore per il cinema italiano, Paolo Sorrentino, Todd Haynes, Renzo Piano, Riccardo Muti e Paolo Villaggio. Grande interesse per i duetti tra Joel Coen e la moglie Frances McDormand e William Friedkin ed il nostro Dario Argento. Spazio anche per la commedia italiana con Carlo Verdone e Paola Cortellesi.
Tra gli omaggi, una serie di proiezioni saranno dedicate ad Ettore Scola e ai Fratelli Taviani, a Pier Paolo Pasolini e a Francesco Rosi, ad Ingrid Bergman e a Luis Bunuel, a Stanley Kubrick e all'intervista Truffaut-Hitchcock, ancora a Frank Sinatra, a Franco Rossi e Sergio Corbucci.
Tra gli eventi speciali, la proiezione di Rio, eu te amo di Paolo Sorrentino e della versione integrale da 172 minuti de La grande bellezza. Infine, tre grandi Retrospettive satureranno ulteriormente il tempo dei cinefili accorsi a Roma per godere della Festa. Spazio, quindi, ad Antonio Pietrangeli, a Pablo Larrain e alla Pixar, grande regalo degli organizzatori.
Insomma, minor budget ma maggiore apertura, Festa del Cinema di Roma che sembra abbandonare gli inutili lustrini e che si avvia, nella piena consapevolezza dell'inevitabile lacuna derivante dall'assenza di una linea progettuale ben definita, a fare del carattere onnivoro il proprio tratto peculiare.
Insomma, minor budget ma maggiore apertura, Festa del Cinema di Roma che sembra abbandonare gli inutili lustrini e che si avvia, nella piena consapevolezza dell'inevitabile lacuna derivante dall'assenza di una linea progettuale ben definita, a fare del carattere onnivoro il proprio tratto peculiare.
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