di Macha Martini
Vincitore ex aequo del Premio
della Giuria alla 67esima edizione del Festival di Cannes, Mommy è stato presentato in anteprima a Roma giovedì 27 novembre
all’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive (Anica). Il
film sarà distribuito in Italia dalla Good Films il 4 dicembre e sarà la prima
opera di Xavier Dolan ad approdare nelle sale italiane.
Il prodigioso venticinquenne
regista canadese, al suo quinto lungometraggio, decide ancora una volta di non
staccarsi dai temi che rappresentano, come afferma lui stesso, una parte di sé e/o
del quartiere in cui è vissuto. Con Mommy
ritorna a parlare dell’adolescenza, ma soprattutto delle dinamiche
madre-figlio. Un tema da cui il giovane enfant
prodige non può staccare la spina è proprio la madre, «ciò da cui
deriviamo, è chi siamo, e chi siamo diventati (…), una parte indelebile di noi
stessi». Se nel suo primo lavoro (J’ai Tué ma Mère) il regista afferma di
aver voluto «punire» sua madre, «LA madre in senso lato», in quest’ultimo cerca
di vendicarla, rendendola protagonista e caratterizzandola come «un soldato
inarrestabile». Diane Després, chiamata in modo ossimorico “Die”, è un
personaggio sguaiato e comico, che, però, sotto all’apparenza è una combattente
nata, una donna capace di ricominciare tutto daccapo, «che non accetterebbe mai
un “no” come risposta». L’intento di Dolan è di creare un personaggio che si
allontani il più possibile dalla «solita retorica della depressione», un
personaggio realistico che risulti vincente, qualsiasi cosa possa accadergli.
Un essere umano non ritratto attraverso i suoi fallimenti, che sfugge a
un’identificazione basata sulle avversità e sulle etichette, ma che è definito
tramite i suoi sentimenti e i suoi sogni. Mommy
è un film che dunque tenta in ogni modo di staccarsi da «una prevedibile nebbia
grigia e umida», obiettivo che raggiunge, soprattutto con il mancato
controcampo finale, che dona speranza indipendente da qualsiasi cosa non
mostrataci possa avvenire. Tuttavia, tale obiettivo non è realizzato
perfettamente. Infatti, in alcune scene il regista cade brevemente nel
tranello, dando talvolta un’atmosfera buonista.
Mommy innesca
grandi emozioni, raggiungendo una transazione inconscia, grazie a un approccio
diegetico. Il film coinvolge il pubblico nell’autenticità dei personaggi grazie
alla musica. Il regista riesce a creare un contatto studiando alla perfezione
l’associazione tra un brano musicale con una determinata scena e un certo tipo
d’inquadratura. Come nei film di Scorsese «le canzoni non suonavano sul film,
ma nel film». Ogni canzone presente proviene dal Die & Steve Mix 4ever, una playlist del defunto marito della
protagonista. Il CD è come un leitmotif e ciò è enfatizzato dalla
scelta del formato d’immagine: 1:1, lo stesso «rapporto delle copertine degli
album nell’industria dei CD». Questa scelta è congeniale a focalizzare
l’attenzione del pubblico sulla nuda realtà dei personaggi. Grazie a questa tecnica «il personaggio è il
nostro soggetto principale, inevitabilmente al centro della nostra attenzione.
I nostri occhi non possono perderlo, o perderla». Il carattere dei personaggi è
enfatizzato dagli stacchi delle inquadrature e dal passaggio narrativo da una
scena a un’altra. La loro turbolenza, data da alcuni stacchi bruschi, evidenzia
la precarietà, simbolo di una crisi esistenziale, di uno stato di pace, con il
quale si apre il film. Le prime inquadrature che vediamo, infatti, sono molto
poetiche e riprendono in cinemascope “Die” in un giardino vicino a un melo, ma sono
spezzate da un brusco incidente della protagonista che annuncia l’espulsione
del figlio da un centro specializzato per ragazzi con problemi comportamentali.
Se dal punto di vista
meramente tecnico, Xavier Dolan e André Turpin (Direttore della Fotografia)
conquistano il gusto estetico del pubblico, grazie anche alla fotografia calda
e patinata, purtroppo lo lasciano interdetto a causa di buchi della
sceneggiatura, che fanno sembrare il tema poco approfondito. In conclusione, Mommy è un film che, nonostante il
grande potenziale, si ferma a pochi passi dal traguardo, non soddisfacendo a
pieno lo spettatore.
E' vero, è un film pieno di difetti (soprattutto di sceneggiatura), ma dal cuore grande. Non sono un inguaribile romantico: la forza di Mommy sta nell'incredibile carica emotiva che sprigiona, è un film impetuoso, eccitato, che procede per accumulo, forse ruffiano e pure un tantino buonista... però ti coinvolge totalmente, non c'è niente da fare. Un film efficace e che centra l'obiettivo, nonostante tutto.
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