di Egidio Matinata
1932.
Dopo dieci anni di esilio negli Stati Uniti, Jimmy Gralton torna nel
suo paese per aiutare la madre a occuparsi della fattoria di
famiglia. L'Irlanda che ritrova non è più quella di una volta.
Dieci anni dopo la fine della Guerra Civile ha un go verno tutto suo
e tutto è ormai permesso. Su sollecitazione dei giovani della contea
di Leitrim, Jimmy, nonostante la sua poca voglia di provocare l'ira
dei suoi vecchi nemici, la Chiesa e i proprietari terrieri, decide di
riaprire l'“Hall”, locale aperto a tutti dove ci si incontra per
ballare, studiare o discutere. Il successo è ancora una volta
immediato. Ma la crescente influenza di Jimmy e le sue idee
progressiste danno fastidio a molti abitanti del villaggio.
Ken
Loach, regista che si è sempre contraddistinto per la forte valenza
politica che caratterizza la sua filmografia, torna alla regia con
questo dramma, volgendo il suo sguardo verso ambienti e temi già
esplorati. Viene subito in mente Il
vento che accarezza l’erba,
film che gli valse la Palma d’oro a Cannes nel 2006. Ed è un
problema, perché anche facendo il paragone con quest’ultimo, ci si
rende conto dei difetti del suo film, non completamente riuscito.
Risulta
tale anche perché arriva dopo La
parte degli angeli,
che sotto il velo dell’ironia e di una maggiore “spensieratezza”,
portava avanti al suo interno tutti i temi cari al regista
britannico. E lo faceva, appunto, in maniera nuova, frizzante,
vivace. La sensazione che si ha, invece, di fronte a quest’opera, è
quella di trovarsi di fronte ad un passo falso. Soprattutto per
l’approccio con cui vengono affrontate le tematiche del film, e per
come quest’ultimo è stato costruito nella fase di scrittura.
Proprio la sceneggiatura, da molti definita giustamente troppo
schematica, contiene al suo interno gli elementi che non riescono a
far funzionare il film. Prima di tutto il conflitto ideologico,
superficialmente ridotto ad uno scontro tra buoni e cattivi,
marcatamente divisi su entrambi i fronti; la sottotrama riguardante
la storia d’amore, poi, non riesce a coinvolgere o emozionare. Cosa
che riesce a fare, invece, quella Hall. Luogo in cui poter ballare,
studiare arte e letteratura, fare sport. Vivere.
Jimmy’s
Hall purtroppo
non risulta essere incisivo come vorrebbe dal punto di vista
politico, perché soffre di un’impostazione datata e poco
coraggiosa. Riesce, in alcuni punti, ad arrivare al cuore dello
spettatore, ma sostanzialmente non aggiunge niente di nuovo alla
poetica del suo autore.
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