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lunedì 3 giugno 2019

PETS 2

di Matteo Marescalco

Finalmente, Giugno è arrivato. E, insieme al mese che sancisce il ritorno della stagione estiva, ha debuttato anche un clima mite che allontana i fantasmi di un inverno particolarmente rigido e lungo. Ma ciò che ci interessa è che Giugno porta con sé anche Pets 2, il sequel del film che è stato presentato in anteprima alla 73esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

In quell'occasione, Chris Meledandri, CEO di Illumination Entertainment, ha anche ricevuto un premio alla carriera per il contributo apportato al mondo dell'animazione digitale. In effetti, nel giro di pochi anni, Illumination è riuscita a mettere a segno una serie di ottimi film, tra cui Cattivissimo me, Minions, Sing e proprio Pets. In modo particolare, quest'ultimo titolo muove da un assunto caro ai geni creativi della Pixar, ancora inarrivabili.

Cosa fanno i nostri animali domestici quando sanno di non essere osservati? Il concept di partenza, in effetti, è molto simile a quello della saga di Toy Story ed è ben sviluppato, almeno nel primo episodio di Pets. Il film d'animazione, infatti, oltre a costruire un eccellente comparto visivo, in grado di riprodurre alla perfezione l'ambiente di New York e di renderlo appetibile alla vista e alla curiosità dei più piccoli, è stato capace di costruire un racconto coeso e compatto, pur non disdegnando una serie di gag slapstick che hanno fatto la fortuna di Illumination. Insomma, Pets riusciva perfettamente a fondere l'attenzione ai corpi delle proprie creature digitali, trasformandoli in oggetti ironici, e al corpus narrativo.

È proprio in questo aspetto che Pets 2 soffre maggiormente. Il racconto riprende dal matrimonio e dalla gravidanza di Katie, la padroncina del piccolo Max. Il cagnolino si troverà coinvolto in un coming-of-age dal sapore particolare. Il viaggio che compirà in compagnia della sua famigliola scalfirà, infatti, tutte le sue certezze sul figlioletto di Katie e sul proprio ruolo. Una menzione particolare spetta a Galletto, un burbero cane da pastore che non ha mai conosciuto l'ambiente cittadino. Galletto rappresenta la wilderness contrapposta alla civilization di Max. Lo scontro, com'è ovvio, servirà a far comprendere a Max tratti inaspettati del suo carattere.

Come già detto, il problema principale di Pets 2 risiede nelle molteplici linee narrative che il film sviluppa. Attorno all'asse del racconto (il viaggio in campagna di Max), gli sceneggiatori costruiscono altre due storyline che poi andranno a convergere nel finale. Tuttavia, non c'è linea narrativa che sia legata alle altre e che presenti un racconto forte e ben strutturato. Nelle tre narrazioni, infatti, sono le gag fisiche ad attrarre l'attenzione dello spettatore più giovane. Ogni aspetto è costruito sulla comicità slapstick degli animaletti domestici e sui tratti salienti dei loro comportamenti. Insomma, sembra quasi che sia stata data più importanza alla singola e circoscritta gag piuttosto che alla progressione narrativa di ampio respiro.

Ed è un vero peccato perché, visti gli standard di Illumination Entertainment, era lecito aspettarsi qualcosa in più del minimo sindacale.

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