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venerdì 14 giugno 2019

BEAUTIFUL BOY

di Maria Concetta Fontana

Dopo Ben is Back con Julia Roberts nei panni di una madre che cerca di salvare il proprio figlio dalla tossicodipendenza, ritorna sul grande schermo un film che racconta una storia simile ma questa volta attraverso il rapporto tra padre e figlio. Si tratta di Beautiful Boy del regista belga Felix Van Groeningen, pellicola presentata alla scorsa Festa del cinema di Roma e che può contare su un cast composto da un attore affermato come Steve Carrel e dall’emergente e già molto apprezzato Timothée Chalamet.
 
Il film si ispira a due autobiografie, quella di David Sheff e di suo figlio Nic, protagonisti di una vicenda narrata in maniera brutalmente sincera, in cui viene mostrato come il problema della droga possa colpire una normale famiglia benestante in maniera così potente da rischiare di portare al crollo del giovane che ne è vittima e a quello delle persone care che cercano di aiutarlo. In particolare la scena in cui il padre e la nuova compagna partecipano a un gruppo di supporto per familiari con parenti tossicodipendenti mostra tutta la sofferenza causata a coloro che vivono accanto a persone che, anche se ancora in vita, sembrano già morte.
Nic Sheff è uno studente modello, ama scrivere ed è stato ammesso in tutti i college per cui ha fatto richiesta. Gli piace anche la buona musica e, ogni tanto, fuma qualche canna, o almeno così crede il padre. In realtà il ragazzo ha cominciato a sperimentare vari tipi di droga in grado di provocare danni irreversibili al cervello.
 
La storia è un continuo alternarsi tra un passato felice e spensierato e un presente che sembra esserlo ancora ma non lo è più. Nic, infatti, a dispetto delle apparenze è caduto in una situazione di apatia e insoddisfazione nei confronti di ciò che lo circonda, un malessere da cui soltanto le droghe pensa possano tirarlo fuori. Timothée Chalamet dà ancora una volta prova della sua straordinaria capacità recitativa, immergendosi in questo ruolo complesso con grande delicatezza e mostrando la vulnerabilità di un adolescente che nonostante l’aiuto della famiglia e i periodi di ripresa non riesce a trovare la forza di uscire dalla dipendenza. A sua volta Steve Carrel interpreta con passione un padre che, inizialmente sconvolto dalla scoperta dei problemi del proprio figlio perfetto, cerca da subito una soluzione, paga i migliori e più costosi rehab per farlo guarire, addirittura prova la stessa droga che sta uccidendo Nic per tentare di mettersi nei suoi panni. Con il passare del tempo, scopre però che il percorso è tutt’altro che semplice e lineare. 
 
A differenza del personaggio interpretato da Julia Roberts che, fino alla fine, non smette di lottare anche quando tutto sembra far perdere la speranza, David, a un certo punto, inizia a mollare la presa.
Beautiful Boy è un film che sicuramente emoziona, grazie anche alle due ottime interpretazioni di Carell e Chalamet, ma a volte risulta un po’ confusionario. L’ampio utilizzo dei flashblack non avviene in maniera cronologica, ma ai momenti in cui Nic era un ragazzino si alternano salti temporali che portano ancora più indietro, quando era soltanto un bambino. Il presente è fatto di continue cadute e riprese, con un susseguirsi di scene che non mostrano alcun vero cambiamento nel percorso del protagonista.
 
Inoltre, benché la pellicola sia ispirata alle biografie di padre e figlio, si concentra più sul dramma del primo, ma non si riesce davvero a entrare nella mente di Nic e a capire cosa abbia spinto un ragazzo come lui verso la droga e a un dipendenza tanto grave che non gli consente di rialzarsi davvero.
Tutto è lasciato alle pagine piene di dolore del diario personale del giovane e all’interpretazione di Chalamet, che mostrano bene le conseguenze dello stato d’animo fragile di questo giovane, ma non la profonda causa scatenante.

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