Pedro Almodovar è uno di
quei registi che, nel corso dei decenni, a causa delle proprie scelte
stilistiche fortemente autoriali, è riuscito ad affermarsi come brand. Non stupisce, quindi, sentire il
brusio del pubblico quando la scritta El
Deseo presenta appare sullo schermo. Si accorre in sala per il nuovo dramma
di Almodovar, sapendo già che ci troveremo a che fare con destino, figure
femminili dalla spiccata sensualità e forza d’animo, uomini che si fanno
divorare dagli istinti carnali e, soprattutto, apparati scenografici dai colori
saturi ed eccentrici. Dopo l’acida stoccata de Gli amanti passeggeri, il
regista spagnolo torna sullo schermo con Julieta, tratto da tre racconti di
Alice Munro, Fatalità, Fra poco e Silenzio, condensati per partorire una
quarta creatura che racchiude in sé tutte le ossessioni di Almodovar.
Dopo la pausa del
precedente film-divertissement, Julieta sembra rispondere ad un quesito che
molti aficionados del regista si sono posti: che fine hanno fatto le tanto
amate donne di Almodovar? Julieta le rappresenta. Ha incontrato uno sconosciuto
su un treno e in questo non-luogo ha avuto un rapporto sessuale con lui. I due
hanno avuto una figlia, Antìa, che, dopo la perdita del padre, ha affrontato la
depressione della madre. Fino al compimento dei diciotto anni di età.
Improvvisamente, il giorno del suo compleanno, abbandona la madre senza alcuna
spiegazione. Julieta, scrivendo i ricordi, china sulla scrivania di casa sua,
apre le sue emozioni allo spettatore che è preso per mano e condotto nel suo
passato, segnato, fin dall’inizio, da un oscuro destino, dai tratti lynchiani.
E noi con lei intraprendiamo un viaggio nel cinema del regista, a bordo di un
treno dai colori sgargianti e dalle forme geometriche. Il melodramma ed il
thriller si intrecciano nel labirinto di passioni che è lo stile filmico di
Almodovar. E via con le figure che sembrano marionette tra le mani del Caso,
vittime dei drammi più sfrenati ed eccessivi, di tragedie che trovano la loro
terra natia nelle zone costiere, aree mediterranee così prodighe di leggende e
di racconti mitici. La più cara amica di Julieta è Ava, scultrice che crea
figure in terracotta raffiguranti uomini nudi seduti. Julieta insegna
letteratura classica e ama guardare Ava plasmare queste figure, creandole dal
nulla, con l’ausilio dell’argilla e del fuoco delle passioni, allo stesso modo
in cui gli dei hanno creato l’uomo e gli altri esseri umani.
Il problema è che, oltre
all’idea del viaggio all’interno del proprio cinema, c’è ben poco di
interessante in Julieta, le cui passioni ed emozioni si perdono come lacrime
nella pioggia. Nonostante la tentata sincerità, la stilizzazione totale
raffredda i sentimenti, raggiungendo il risultato di un’opera d’arte che ha
eccessivamente sublimato la passione e la trasgressione di cui vorrebbe essere
foriera. La deflagrazione non arriva ma resta vittima della cappa di colori e
di geometrie cui viene inevitabilmente condannata dal suo autore.
Se passi da me c'è un Liebster che ti aspetta ^^
RispondiEliminaMa wow! Grazie mille! Passerò presto :)
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