Si è aperta Sabato sera la 61esima edizione del Taormina Film Fest con Inside Out, l'ultimo capolavoro Pixar, che ha causato più di uno scossone emotivo nel variegato pubblico di bambini meravigliati e felici ed adulti in lacrime.
A battezzare quest'appuntamento annuale sono stati Claudio Bisio e Rosario Dawson, protagonisti di due incontri con il pubblico. L'attrice americana, durante la serata, ha anche ricevuto l'Humanitarian Taormina Award, per il progetto sociale Studio One Eighty Nine, impresa artigianale che sfrutta la moda come agente di cambiamento per creare opportunità di lavoro e di valorizzazione per le donne vittime silenziose di violenza.
Ma è dalle 23 in poi che i colori primari della Pixar sono scesi in campo ed hanno alzato decisamente il tono emotivo della giornata. Dopo diverse annate in ombra, la casa di produzione americana specializzata in animazione tridimensionale, si è presa un anno di pausa scegliendo di bypassare il 2014 e di puntare sul 2015 con due progetti originali: Inside Out e The good dinosaur.
Il primo è stato presentato in anteprima mondiale all'ultimo Festival di Cannes e approda a Taormina come terza anteprima internazionale. Il secondo uscirà durante la seconda metà dell'anno.
«Verso l'infinito e oltre!». Chi non ricorda la famosa frase proferita da Buzz Lightyear in Toy Story, nel 1995? L'immaginario di più di una generazione (genitori e figli) è stato segnato da questo invito a spingersi un po' più in là dei soliti confini. E chissà che questo limite non sia stato superato ed infine individuato e raggiunto in un viaggio all'interno della mente umana.
Precursori del sostanziale cambiamento di natura percettiva apportato dal passaggio dall'analogico al digitale, tutti i film Pixar sono caratterizzati da uno schema logico e razionale: la vicenda trova la sua origine in una situazione di equilibrio iniziale che viene intaccato da una serie di agenti. Lo sviluppo della storia orienta i personaggi verso la risoluzione finale. Nulla di più classico, insomma. Gli illusionisti dell'animazione digitale, in tal senso, pescano a piene mani dalla struttura della fiaba tradizionale.
Ma c'è sempre stato un quid che ha contraddistinto, fin dagli esordi, il loro lavoro. Qualcosa che li ha spinti un po' più in là. Verso l'infinito e oltre, per l'appunto.
Inside out, diretto da Pete Docter (lo stesso di Monsters & Co. e Up), è, in un certo senso, la summa del pensiero e del metodo di lavoro degli studi Pixar.
Protagonista è Riley, una bambina del Minnesota come tante altre che, a causa di esigenze lavorative del padre, è costretta a trasferirsi a San Francisco con la famiglia.
Ma, fin dal momento della nascita, cosa muove le sue azioni? I bambinoni della Pixar attribuiscono la responsabilità di ogni suo (e nostro) comportamento a cinque emozioni fondamentali dalle fattezze antropomorfiche che gestiscono una consolle collocata nel quartier generale della mente. Joy, intraprendente e positiva, Anger, sempre pronto alla lite, Disgust, svogliata ed annoiata, Fear, responsabile della nostra autoconservazione e Sadness, malinconica e sfiduciata, la intristiscono, la rendono felice, la consigliano e la seguono quotidianamente.
I primi undici anni della vita di Riley scorrono all'insegna della felicità, tra la migliore amica, una famiglia adorabile e la passione per l'hockey.
Da Toy Story, viaggio di formazione di un ragazzino, dei suoi giocattoli e del Cinema stesso, sulla soglia della maturità dell'età digitale, fino a Monsters & Co., che si addentra nelle paure più oscure che animano i sogni notturni dei bambini, da WALL-E, che mostra un'umanità legata in maniera morbosa alla tecnologia e privata di sentimenti ed emozioni che dovrebbero caratterizzarla fino ancora ad Up, elegia sull'amore e sulla vita, il più lungo dei nostri viaggi, la grandezza della Pixar si è, soprattutto, manifestata nelle sue creazioni drammaturgiche in cui l'essere umano ha sempre avuto un'importanza capitale. In Inside Out, Lasseter e co. vanno oltre, rendendo concreto l'astratto.
Joy e Sadness compiranno un viaggio dentro la mente di Riley, tra Subconscio, Immagilandia, Memoria a lungo termine e Pensiero Astratto, che li porterà a crescere e a traghettare la bambina
verso l'età adulta.
Inside Out è un viaggio che scava nelle profondità dell'essere umano, negli unici luoghi in cui è possibile trovare risposte e che traspone su schermo lo stesso metodo di lavoro della casa di produzione americana: trattare le emozioni e le idee con assoluto rigore. Insomma, metodi industriali e da catena di montaggio applicati all'immaginario ed alla struttura mentale. Impossibile non pensare allo stesso statuto cinematografico, sintesi di tecnica ed immaginario per eccellenza.
Nei labirinti mentali della bambina, Joy incontra Bing Bong, personaggio che entra di diritto nella galleria delle migliori creazioni Pixar e che, nella struggente seconda parte del film, si trova a lottare con la Memoria e a prendere una decisione di fondamentale importanza per consentire a Riley di crescere.
Con il cuore in mano, non possiamo fare altro che ringraziare la Pixar per averci fatto sognare, in questi 20 anni di distanza dal primo film, e per averci insegnato che tristezza e gioia sono due facce della stessa medaglia. Senza questo meraviglioso gruppo, la nostra immaginazione ne avrebbe pesantemente risentito e, insieme ad essa, anche la straordinaria macchina creatrice di sogni che è il Cinema.
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