Due anni dopo l'arrivo di Pete Docter a Roma in occasione della presentazione stampa di Inside Out, giunge nella capitale un altro membro dei Pixar Studios. Stiamo parlando di Lee Unkrich, regista di Toy Story 3 e produttore esecutivo e co-regista di molti altri film dello studio di animazione digitale americano. In questo suo tour europeo, Unkrich è stato accompagnato da Darla K. Anderson, produttrice ed addetta alla supervisione dei film Pixar.
In un variopinto villaggio messicano fervono i preperativi in occasione del Dia de los muertos, una particolare forma di celebrazione tipica della cultura sudamericana che si colloca tra l'1 ed il 2 Novembre. Il dodicenne Miguel si getta a capofitto nei festeggiamenti, strimpellando la sua chitarra e coltivando il sogno di poter suonare, un giorno, dinnanzi a platee ben più ampie. La famiglia, tuttavia, a causa di un'antica maledizione, gli impedisce di suonare e di seguire la sua passione. Proprio nel giorno della festa che celebra i morti, Miguel trafuga la chitarra del suo cantante preferito. Questo atto lo trasporterà in un universo magico dalle tinte orrorifiche: il ragazzino si troverà catapultato nel mondo dei morti. Come uscirne?
La prima domanda in conferenza rimarca la somiglianza tra Coco, La sposa cadavere di Tim Burton (e, in genere, l'intero immaginario burtoniano) e Il libro della vita di Jorge R. Gutierrez (che annovera Guillermo del Toro tra i produttori). «Su Tim Burton, sapevamo benissimo quando abbiamo iniziato a lavorare su questo film, che, avendo a che fare con scheletri, automaticamente saremmo stati correlati a lui. Noi abbiamo provato a differenziarci, creando personaggi belli da guardare ed interessanti. E abbiamo aggiunto gli occhi che sono una sorta di finestra sulla loro anima. Per quanto riguarda Il libro della vita, si è trattato di una mera coincidenza. Abbiamo iniziato a lavorare su Coco ben sei anni fa, ovvero due anni prima dell'uscita del film di Gutierrez. In giro ci sono tantissimi film sul Natale quindi non capisco perché non ci possano essere più film dedicati al Dia de los muertos. Noi abbiamo visto e apprezzato il suo film e lui ha visto e apprezzato il nostro. La storia è completamente diversa».
«Voi della Pixar avete girato un film su un evento fondamentale della cultura messicana e lo avete presentato in anteprima mondiale proprio in Messico. Considerando il fatto che avete un presidente che vuole costruire un muro con il Messico, mi sembra una bella dichiarazione di intenti». Secondo il regista: «Abbiamo lavorato su Coco per sei anni. Ed il mondo, sei anni fa, era ben diverso da quello che è oggi. Sin dall'inizio, l'idea era quella di lavorare su un film che fosse prova del nostro profondo amore nei confronti del popolo messicano e della sua cultura. Ci auguriamo che possa contribuire a costruire un ponte. L'obiettivo era mostrare la ricchezza di questa cultura, sperando che si possano dissolvere le molte barriere artificiali frapposte».
Per quanto riguarda i dettagli dell'animazione, mai così fotorealistica (in molte scene, l'impressione è quella di assistere ad un film in live action), l'attenzione si è concentrata sul personaggio di Dante, il cane di Miguel: «La lingua di Dante è completamente incontrollabile, indipendente dal suo volere. Si tratta di una razza particolare e specifica del Messico. Risale a migliaia di anni fa ed è parte della cultura azteca. Il gene del dna di questa razza controlla crescita del pelo e crescita di denti. Per questo motivo, in Messico ci sono parecchi cani senza pelo e senza denti. Non avendo denti, la lingua non riesce ad essere trattenuta. Per quanto riguarda la tecnologia usata, è la stessa che abbiamo utilizzato per la realizzazione dei tentacoli di Hank di Alla ricerca di Dory».
Nel 2013, Coco fu al centro di una controversia relativa alla registrazione, come marchio commerciale, da parte della Walt Disney Company della frase Dia de los Muertos. La comunità messicana negli Stati Uniti non tardò a manifestare il disaccordo, convinta che si trattasse di appropriazione indebita, da parte della Disney, di usi e tradizioni messicane. Lee Unkrich ha ricordato l'accaduto: «Dia de los Muertos è stato uno dei primi titoli che abbiamo preso in considerazione per il film. Poi, a seguito dell'episodio con la comunità latina, ci siamo affranti molto e abbiamo cercato altre strade da percorrere. Tutto ciò, però, ha finito per dare un effetto positivo alla realizzazione. Abbiamo ingaggiati altri esperti e consulenti che, alla fine, probabilmente, ci hanno reso possibile realizzare un film migliore di quello che avevamo in mente».
Coco, diretto da Lee Unkrich e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, arriverà nelle sale italiane dal 28 Dicembre. Il nostro consiglio è quello di affollare completamente i cinema!
In un variopinto villaggio messicano fervono i preperativi in occasione del Dia de los muertos, una particolare forma di celebrazione tipica della cultura sudamericana che si colloca tra l'1 ed il 2 Novembre. Il dodicenne Miguel si getta a capofitto nei festeggiamenti, strimpellando la sua chitarra e coltivando il sogno di poter suonare, un giorno, dinnanzi a platee ben più ampie. La famiglia, tuttavia, a causa di un'antica maledizione, gli impedisce di suonare e di seguire la sua passione. Proprio nel giorno della festa che celebra i morti, Miguel trafuga la chitarra del suo cantante preferito. Questo atto lo trasporterà in un universo magico dalle tinte orrorifiche: il ragazzino si troverà catapultato nel mondo dei morti. Come uscirne?
La prima domanda in conferenza rimarca la somiglianza tra Coco, La sposa cadavere di Tim Burton (e, in genere, l'intero immaginario burtoniano) e Il libro della vita di Jorge R. Gutierrez (che annovera Guillermo del Toro tra i produttori). «Su Tim Burton, sapevamo benissimo quando abbiamo iniziato a lavorare su questo film, che, avendo a che fare con scheletri, automaticamente saremmo stati correlati a lui. Noi abbiamo provato a differenziarci, creando personaggi belli da guardare ed interessanti. E abbiamo aggiunto gli occhi che sono una sorta di finestra sulla loro anima. Per quanto riguarda Il libro della vita, si è trattato di una mera coincidenza. Abbiamo iniziato a lavorare su Coco ben sei anni fa, ovvero due anni prima dell'uscita del film di Gutierrez. In giro ci sono tantissimi film sul Natale quindi non capisco perché non ci possano essere più film dedicati al Dia de los muertos. Noi abbiamo visto e apprezzato il suo film e lui ha visto e apprezzato il nostro. La storia è completamente diversa».
«Voi della Pixar avete girato un film su un evento fondamentale della cultura messicana e lo avete presentato in anteprima mondiale proprio in Messico. Considerando il fatto che avete un presidente che vuole costruire un muro con il Messico, mi sembra una bella dichiarazione di intenti». Secondo il regista: «Abbiamo lavorato su Coco per sei anni. Ed il mondo, sei anni fa, era ben diverso da quello che è oggi. Sin dall'inizio, l'idea era quella di lavorare su un film che fosse prova del nostro profondo amore nei confronti del popolo messicano e della sua cultura. Ci auguriamo che possa contribuire a costruire un ponte. L'obiettivo era mostrare la ricchezza di questa cultura, sperando che si possano dissolvere le molte barriere artificiali frapposte».
Per quanto riguarda i dettagli dell'animazione, mai così fotorealistica (in molte scene, l'impressione è quella di assistere ad un film in live action), l'attenzione si è concentrata sul personaggio di Dante, il cane di Miguel: «La lingua di Dante è completamente incontrollabile, indipendente dal suo volere. Si tratta di una razza particolare e specifica del Messico. Risale a migliaia di anni fa ed è parte della cultura azteca. Il gene del dna di questa razza controlla crescita del pelo e crescita di denti. Per questo motivo, in Messico ci sono parecchi cani senza pelo e senza denti. Non avendo denti, la lingua non riesce ad essere trattenuta. Per quanto riguarda la tecnologia usata, è la stessa che abbiamo utilizzato per la realizzazione dei tentacoli di Hank di Alla ricerca di Dory».
Nel 2013, Coco fu al centro di una controversia relativa alla registrazione, come marchio commerciale, da parte della Walt Disney Company della frase Dia de los Muertos. La comunità messicana negli Stati Uniti non tardò a manifestare il disaccordo, convinta che si trattasse di appropriazione indebita, da parte della Disney, di usi e tradizioni messicane. Lee Unkrich ha ricordato l'accaduto: «Dia de los Muertos è stato uno dei primi titoli che abbiamo preso in considerazione per il film. Poi, a seguito dell'episodio con la comunità latina, ci siamo affranti molto e abbiamo cercato altre strade da percorrere. Tutto ciò, però, ha finito per dare un effetto positivo alla realizzazione. Abbiamo ingaggiati altri esperti e consulenti che, alla fine, probabilmente, ci hanno reso possibile realizzare un film migliore di quello che avevamo in mente».
Coco, diretto da Lee Unkrich e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, arriverà nelle sale italiane dal 28 Dicembre. Il nostro consiglio è quello di affollare completamente i cinema!
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