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venerdì 8 gennaio 2016

2015 AL CINEMA: TIRIAMO LE SOMME

di Matteo Marescalco

E' di pochi giorni fa la notizia del rilancio in commercio, da parte della Kodak, del formato Super 8 che ha fatto la storia dei filmini privati anni '60 e '70 ed è stato recentemente omaggiato da J. J. Abrams nell'omonimo film.
Questa notizia sembra chiudere perfettamente il 2015, annata caratterizzata da una forte nostalgia che ha colpito più di un prodotto hollywoodiano (e non solo).
Tra gli ultimi, Star Wars VII-Il risveglio della forza, concepito da J. J. Abrams come rilancio del franchise che ha visto la luce nel lontano 1977 e che si è radicato nell'immaginario collettivo, attestandosi con la forza di una mitologia moderna.
A Giugno, Colin Trevorrow (noto tra i cinefili del mondo per Safety not guaranteed, film indie sui viaggi nel tempo) ha portato sullo schermo il quarto episodio della serie cinematografica di Jurassic Park, uno dei primi film a sfruttare, nel 1993, la nascente CGI e a convincere i registi hollywoodiani sull'importanza del merchandising connesso ai personaggi del grande schermo.

Insomma, il 2015 ha portato al cinema i sequel/reboot di miti moderni che hanno segnato gli ultimi trent'anni. Desiderio di semplici incassi o qualcosa di meno semplice e più profondo?
In un recente articolo apparso su Sentieri Selvaggi (nello stesso periodo di uscita di Francofonia di Aleksandr Sokurov, opera sul valore testimoniale dei musei), Pietro Masciullo ha effettuato una riflessione sul consumo di immagini in epoca contemporanea e sul valore assunto dalla sala cinematografica, a partire dalle ri-uscite in sala in Italia negli ultimi tre anni. Cosa emerge?
«Riproiettare film restaurati, che godevano già di un grosso appeal popolare, ha una valenza quasi antropologica: un rito collettivo che si rinnova. (…) Una domanda sorge spontanea: la Sala sta diventando un'altra cosa? Sta diventando, piano piano, un bellissimo e costoso Museo dove si espone la storia del Cinema(...)?».

Tra i prodotti extra-Hollywood che più ci hanno convinto, un posto di primo piano spetta a Microbe & Gasoil di Michel Gondry, presentato all'ultima edizione della Festa del Cinema di Roma. Deriva onirica truffautiana sull'adolescenza di due stralunati protagonisti che danzano nelle acque amniotiche dell'artigianalità (delle creazioni) del cinema dei primordi e che seppelliscono lo smartphone, letteralmente, sotto la loro merda.
While we're young di Noah Baumbach si interroga sullo scontro generazionale tra quarantenni e ventenni e sui rapporti tra componenti della classe borghese newyorkese partendo dal pretesto dei canoni del cinema documentaristico: assoluta onestà intellettuale o inquinamento postmoderno di materiale esistente? Tra VHS e vinili, dvd e smartphone, il cantore delle famiglie americane disfunzionali ci immerge in un'epoca che non esiste più. E, forse, è un bene che non esista più.
Anche la vetta del cinema italiano del 2015, Mia madre di Nanni Moretti, è un cortocircuito che connette emozioni reali e finzione cinematografica. Il regista di Brunico dirige il dodicesimo atto del suo percorso autobiografico e volge lo sguardo al passato con una promessa: defilarsi, sperando in un ritorno alla realtà, ormai impossibile da cogliere.

E ancora, Inside out di Pete Docter, Inherent Vice di Paul Thomas Anderson ed il binomio It follows di David Robert Mitchell/The visit di M. Night Shyamalan. Rispettivamente, il primo è un lungo viaggio nella mente umana che applica metodi industriali e da catena di montaggio all'immaginario ed alla struttura mentale. Il secondo è il film-malinconia della stagione: il detective Sportello, vittima dei fumi allucinogeni di un'epoca che ha confuso slanci incontrollati ed illusioni perdute, indaga su un caso che cela il totale fallimento morale di un'intera nazione. Infine, i due horror riflettono su una paura primordiale, trattando l'orrore come un virus che si diffonde lentamente e mette radici nei corpi di singoli individui (L'invasione degli ultracorpi è dietro l'angolo).

Dove va il Cinema?
Una cosa è certa. Ancora non abbiamo sentito/visto niente!

3 commenti:

  1. maaaaaaaaaaaaaaa non lo so...cioè questo ritorno sul super8 mi sa di supercazzola hipsteriana...anche se io sono il primo a riconoscere nella pellicola una qualità e un "calore" infinitamente superiori... devo recuperare vizio di forma assolutamente, chiunque ne parla bene...

    mia madre anche me lo consigliano da ogni lato, ma non mi ispira tanto...ultimamente il buon nanni è salito sul mio apparato riproduttivo e non vuole scenderne

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    1. ma si che è una supercazzola! è un modo per far campare ancora la Kodak. il digitale è il presente e il futuro. però sono tutte tendenze (chi gira in 70mm, chi gira in 35mm, chi recupera il super8 etc) che fanno riflettere un po' e destano curiosità

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    2. Destano curiosità, ma lasciano il tempo che trovano: han poco senso, e, seppur belli a livello artistico, possono dare poco a livello tecnico

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