di Matteo Marescalco
E'
di pochi giorni fa la notizia del rilancio in commercio, da parte
della Kodak, del formato Super 8 che ha fatto la storia dei filmini
privati anni '60 e '70 ed è stato recentemente omaggiato da J. J.
Abrams nell'omonimo film.
Questa
notizia sembra chiudere perfettamente il 2015, annata caratterizzata
da una forte nostalgia che ha colpito più di un prodotto
hollywoodiano (e non solo).
Tra
gli ultimi, Star Wars VII-Il risveglio della forza, concepito
da J. J. Abrams come rilancio del franchise che ha visto la luce nel
lontano 1977 e che si è radicato nell'immaginario collettivo,
attestandosi con la forza di una mitologia moderna.
A
Giugno, Colin Trevorrow (noto tra i cinefili del mondo per Safety
not guaranteed, film indie sui viaggi nel tempo) ha portato sullo
schermo il quarto episodio della serie cinematografica di Jurassic
Park, uno dei primi film a sfruttare, nel 1993, la nascente CGI e
a convincere i registi hollywoodiani sull'importanza del
merchandising connesso ai personaggi del grande schermo.
Insomma,
il 2015 ha portato al cinema i sequel/reboot di miti moderni che
hanno segnato gli ultimi trent'anni. Desiderio di semplici incassi o
qualcosa di meno semplice e più profondo?
In
un recente articolo apparso su Sentieri Selvaggi (nello stesso
periodo di uscita di Francofonia di Aleksandr Sokurov, opera
sul valore testimoniale dei musei), Pietro Masciullo ha effettuato
una riflessione sul consumo di immagini in epoca contemporanea e sul
valore assunto dalla sala cinematografica, a partire dalle ri-uscite
in sala in Italia negli ultimi tre anni. Cosa emerge?
«Riproiettare
film restaurati, che godevano già di un grosso appeal popolare, ha
una valenza quasi antropologica: un rito collettivo che si rinnova.
(…) Una domanda sorge spontanea: la Sala sta diventando un'altra
cosa? Sta diventando, piano piano, un bellissimo e costoso Museo dove
si espone la storia del Cinema(...)?».
Tra
i prodotti extra-Hollywood che più ci hanno convinto, un posto di
primo piano spetta a Microbe & Gasoil di Michel Gondry,
presentato all'ultima edizione della Festa del Cinema di Roma. Deriva
onirica truffautiana sull'adolescenza di due stralunati protagonisti
che danzano nelle acque amniotiche dell'artigianalità (delle
creazioni) del cinema dei primordi e che seppelliscono lo smartphone,
letteralmente, sotto la loro merda.
While
we're young di Noah Baumbach si interroga sullo scontro
generazionale tra quarantenni e ventenni e sui rapporti tra
componenti della classe borghese newyorkese partendo dal pretesto dei
canoni del cinema documentaristico: assoluta onestà intellettuale o
inquinamento postmoderno di materiale esistente? Tra VHS e vinili,
dvd e smartphone, il cantore delle famiglie americane disfunzionali
ci immerge in un'epoca che non esiste più. E, forse, è un bene che
non esista più.
Anche
la vetta del cinema italiano del 2015, Mia madre di Nanni Moretti, è un cortocircuito che connette emozioni reali e finzione
cinematografica. Il regista di Brunico dirige il dodicesimo atto del
suo percorso autobiografico e volge lo sguardo al passato con una
promessa: defilarsi, sperando in un ritorno alla realtà, ormai
impossibile da cogliere.
E
ancora, Inside out di Pete Docter, Inherent Vice di Paul Thomas Anderson ed il binomio It follows di David Robert
Mitchell/The visit di M. Night Shyamalan. Rispettivamente, il
primo è un lungo viaggio nella mente umana che applica metodi
industriali e da catena di montaggio all'immaginario ed alla
struttura mentale. Il secondo è il film-malinconia della stagione:
il detective Sportello, vittima dei fumi allucinogeni di un'epoca che
ha confuso slanci incontrollati ed illusioni perdute, indaga su un
caso che cela il totale fallimento morale di un'intera nazione.
Infine, i due horror riflettono su una paura primordiale, trattando
l'orrore come un virus che si diffonde lentamente e mette radici nei
corpi di singoli individui (L'invasione degli ultracorpi è
dietro l'angolo).
Dove
va il Cinema?
Una cosa è certa. Ancora non abbiamo sentito/visto
niente!
maaaaaaaaaaaaaaa non lo so...cioè questo ritorno sul super8 mi sa di supercazzola hipsteriana...anche se io sono il primo a riconoscere nella pellicola una qualità e un "calore" infinitamente superiori... devo recuperare vizio di forma assolutamente, chiunque ne parla bene...
RispondiEliminamia madre anche me lo consigliano da ogni lato, ma non mi ispira tanto...ultimamente il buon nanni è salito sul mio apparato riproduttivo e non vuole scenderne
ma si che è una supercazzola! è un modo per far campare ancora la Kodak. il digitale è il presente e il futuro. però sono tutte tendenze (chi gira in 70mm, chi gira in 35mm, chi recupera il super8 etc) che fanno riflettere un po' e destano curiosità
EliminaDestano curiosità, ma lasciano il tempo che trovano: han poco senso, e, seppur belli a livello artistico, possono dare poco a livello tecnico
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