Maria e Richard sono sposati da più di 25 anni ma lei lo tradisce ripetutamente con i suoi studenti. Una sera, Richard legge alcune conversazioni con uno degli amanti della moglie e le chiede spiegazioni. A nulla valgono le motivazioni che lei adduce. Richard è seriamente colpito. Maria, allora, lascia la casa e trascorre la notte in un hotel. La camera 212 si trova esattamente di fronte al suo appartamento. Da lì, può avere una visione del consorte e, allo stesso tempo, del suo matrimonio.
La camera 212 è una sorta di deposito immaginario dell'esistenza e degli amori vissuti da Maria, centro focale dell'ultimo film di Christophe Honorè, che ha scelto una sceneggiatura non lineare per dare vita alla nottata di fantasmi e dialoghi con il passato. Chiara Mastroianni è l'assoluta protagonista del film e il fatto che sia la sua inquadratura ad aprire e a chiudere il lungometraggio ne attesta tutta la sua importanza quale motore narrativo del racconto.
Nella camera d'hotel, Maria incontra Richard 20enne ma anche i suoi numerosissimi amanti. E non solo. Uno scontro chiarificatore avverrà anche con la maestra di musica di Richard, il suo primo amore vissuto all'età di 15 anni. Ad incrociarsi, quindi, sono le coppie ma anche le età della vita. Chissà cosa diremmo a noi stessi se dovessimo incontrarci tra una trentina d'anni. Tra luci al neon e arditi movimenti di macchina, il film non si cura di uno sviluppo lineare ma intreccia situazioni e costruisce sequenze che intrecciano artifici hollywoodiani e cinema-veritè.
Di sicuro, lo spettatore che andrà a vedere L'hotel degli amori smarriti non lo farà credendo di trovare una sceneggiatura di ferro o una commedia brillante ma, piuttosto, un lento valzer con i fantasmi del proprio passato. Come l'amore e i sentimenti, anche questo film si evolve e abbraccia la natura espansa della vita.
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