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venerdì 7 febbraio 2020

GLI ANNI PIU' BELLI

di Matteo Marescalco

E' nuovamente tornato quel periodo dell'anno in cui riflettiamo sul nuovo film di Gabriele Muccino e ci troviamo a chiederci quanto il suo cinema sia più o meno autentico e, più di ogni altra cosa, quanto il suo autore creda in ciò che sta raccontando. Le risposte sono positive in entrambi i casi. Perchè se c'è una cosa che non si può rimproverare a Gabriele Muccino è proprio la fede che il regista ripone nei confronti dei personaggi che porta in scena. 

Gli anni più belli è un racconto popolare sulla generazione che ha vissuto la propria adolescenza durante gli anni '80. Giulio, Paolo e Riccardo hanno 16 anni e hanno pressochè tutta la vita davanti. Di differente estrazione sociale, i tre vivono le loro giornate parlando del futuro e godendosi il presente. Al gruppo si unisce Gemma, ragazza alquanto disinibita ma con un animo romantico. Di lei si innamora proprio Paolo, l'umanista ed il più sognatore del gruppetto. Con lo scorrere degli anni, i quattro imboccheranno strade differenti ed impareranno a provare sulla propria pelle quanto la vita possa essere malvagia e dura. Sullo sfondo, eventi quali la caduta del Muro di Berlino, l'operazione Mani Pulite, la discesa in campo di Silvio Berlusconi e l'attentato dell'11 Settembre punteggeranno il cammino storico individuale del gruppo. 

L'ultimo film di Gabriele Muccino è un'epopea popolare che tiene sempre il ritmo nonostante la notevole durata e l'utilizzo, a volte esagerato, della rottura della quarta parete da parte dei personaggi principali. Muccino non parla mai della propria giovinezza ma si identifica con i personaggi che porta in scena e con le emozioni della giovinezza. Proprio in questo consiste uno dei tratti positivi di un film che straborda ed inciampa ma non crolla mai. Da Come te nessuno mai a L'estate addosso, il regista ha confermato di saper raccontare bene l'adolescenza, a prescindere da quanto la sua descrizione aderisca al vero. Insomma, probabilmente è difficile che nella realtà si riesca a raggiungere lo stesso grado di paranoia, ipocondria e tensione nervosa dei personaggi dei film di Gabriele Muccino. Eppure, è impossibile negare che il modo in cui vengono raccontati sogni, speranze, rimpianti, riflessioni e fallimenti riesca a colpire nel segno. 

Probabilmente, la sceneggiatura non riesce mai ad intercettare le connessioni tra vicende personali e Storia e ciò intacca il carattere di grande romanzo popolare che dovrebbe essere proprio del film. Ma c'è da dire che quello che maggiormente interessa consiste nella tempesta di emozioni che i quattro si trovano a vivere durante la loro vita. Per rispondere nuovamente ai dubbi iniziali, sì, Muccino crede nei suoi film e ha la massima fede nei personaggi che racconta. Basterebbe anche soltanto questo a rendere qualsiasi racconto come un atto d'amore di ottimo livello. E poi vedere esseri umani che vivono i loro rapporti sentimentali all'aperto e lontani dagli schermi dei loro tablet consente davvero di compiere un viaggio nel tempo che, molto probabilmente, dovremmo regalarci più spesso. Anche nella realtà di tutti i giorni. 

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