Se c'è un genere cinematografico che in Italia difficilmente si produce ed arriva in sala, si tratta, senza dubbio, della categoria del film per adolescenti. Alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma, è stato presentato Microbo e Gasolio di Michel Gondry. Quest'anno, invece, abbiamo avuto l'occasione di vedere Goodbye Berlin di Fatih Akin. Quindi, mi riferisco a due prodotti rigorosamente young-adult (rivolti ad un ben preciso target, quello compreso tra i 14 e i 20 anni di età, all'incirca) diretti da registi di spicco dei loro rispettivi Paesi (Francia e Germania/Turchia), autori di film che hanno ottenuto, negli anni, ampio consenso critico.
I recenti Un bacio di Ivan Cotroneo e L'estate addosso di Gabriele Muccino hanno provato a colmare questa carenza produttiva nel cinema italiano, con un'ulteriore campagna di promozione (almeno nel caso del primo film) lungo tutta la penisola italiana.
Come diventare grandi nonostante i genitori ha nel brand di Alex&Co., sit-com targata Disney Channel, il proprio punto di partenza, da cui si sono abilmente smarcati, nello sviluppo della narrazione, lo sceneggiatore Gennaro Nunziante ed il regista Luca Lucini, che torna al genere young-adult dopo Tre metri sopra il cielo. Il film ruota attorno al classico scontro genitori-figli: in un liceo di Milano arriva una nuova preside (Margherita Buy) che decide di non aderire al concorso scolastico nazionale per band. Il gruppo di Alex, con la passione sfrenata per la musica, subisce un duro colpo. Anche i genitori corrono a protestare ma non ricevono alcuna risposta dalla preside. Continuare a dare libero sfogo alla propria passione o concentrarsi unicamente sugli studi scolastici? I genitori consigliano ai ragazzi di sottostare alla decisione della preside ma i giovani, con orgoglio, decidono di iscriversi ugualmente al concorso, sfidando scuola e genitori. In questo loro cammino, conosceranno la musica, approfondiranno il loro rapporto d'amicizia ed incontreranno anche un celebre musicista e produttore internazionale interpretato da Matthew Modine.
Se l'idea di creare a tavolino un prodotto del genere (senza finanziamenti pubblici) per un target di adolescenti è lodevole, il risultato finale è un po' problematico. Il peso di una recitazione fittizia si scaglia contro i giovani protagonisti, artificiosi e patinati al limite del sopportabile, anche nelle sequenze in cui dovrebbero semplicemente interpretare se stessi. Non è soltanto la recitazione a causare una sensazione del genere. Per tutta la durata del lungometraggio, infatti, è tutto fin troppo pulito: dalla scuola che gli Alex&Co. frequentano fino alle canzonette che cantano; o, ancora, dalle abitazioni dei genitori fino alle passioni sentimentali che nascono tra i ragazzi. L'anestetizzazione totale delle sensazioni è il problema principale di cui soffre Come diventare grandi nonostante i genitori. I ragazzi protagonisti non sfiorano minimamente le vette di realismo e "sporcizia" raggiunte dai loro coetanei di Sing Street di John Carney, presentato all'ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, rimanendo in sospeso tra le figurine da almanacco e gli "artisti" da talent-show. Il twist-ending finale, poi, non riesce ad evitare l'immancabile morale che precipita il prodotto in un inutile didascalismo.
Peccato. Non è il caso di stroncare un film del genere ma il paragone con Sing Street, Microbo e Gasolio e Goodbye Berlin sorge spontaneo e non fa bene al film di Lucini e Nunziante. Ed è inevitabile rintracciare una falsità di fondo che ne inficia il risultato finale.
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