di Egidio Matinata
Un film di Ariel Vromen. Con Michael Shannon, Winona Ryder, Ray Liotta, Chris
Evans, James Franco. Drammatico, Thriller. USA 2013. 106
minuti.
Nel 1992 HBO mandò in onda lo sconvolgente
documentario The Iceman: Confessions of
a Mafia Hitman, basato su una serie di interviste con Richard Kuklinski,
un famoso killer, in carcere nel New Jersey per scontare un ergastolo per
l’uccisione di cento uomini.
Da questo inquietante documentario nasce l’idea per
il film di Ariel Vromen, il quale rimane profondamente colpito dalla storia e
soprattutto da questo personaggio. «La sensazione più strana era che lui mi
piaceva», affermerà il regista.
Ricostruire la doppia vita di quest’uomo, da un lato killer spietato e dall’altro marito e padre amorevole, era la sfida e allo stesso tempo la base per la costruzione del film. Ma nonostante il forte coinvolgimento “emotivo” da parte dell’israeliano Vromen nei confronti di questa storia, la pellicola risulta piatta dall’inizio alla fine. La tensione è presente, ma manca la profondità necessaria a rendere il racconto in un certo senso “elevato”. Scavare in profondità nella mente e nella psiche di un personaggio non significa cercare di capirlo (e spiegarlo) attraverso due flashback che mostrano un’infanzia e un passato di violenze. L’interpretazione di Michael Shannon, che resta comunque ottima, risente di questa costruzione troppo elementare in fase di scrittura; riesce a portare il peso del film sulle sue spalle, ma a volte la componente folle e selvaggia del personaggio sfocia incontrollabile, tanto da far venir meno il tentativo di mostrare le due facce della medaglia di quest’uomo. I comprimari di Shannon certamente non aiutano, dall’insipida Winona Ryder a Ray Liotta, sempre più impantanato nei ruoli da gangster mafioso.
Ricostruire la doppia vita di quest’uomo, da un lato killer spietato e dall’altro marito e padre amorevole, era la sfida e allo stesso tempo la base per la costruzione del film. Ma nonostante il forte coinvolgimento “emotivo” da parte dell’israeliano Vromen nei confronti di questa storia, la pellicola risulta piatta dall’inizio alla fine. La tensione è presente, ma manca la profondità necessaria a rendere il racconto in un certo senso “elevato”. Scavare in profondità nella mente e nella psiche di un personaggio non significa cercare di capirlo (e spiegarlo) attraverso due flashback che mostrano un’infanzia e un passato di violenze. L’interpretazione di Michael Shannon, che resta comunque ottima, risente di questa costruzione troppo elementare in fase di scrittura; riesce a portare il peso del film sulle sue spalle, ma a volte la componente folle e selvaggia del personaggio sfocia incontrollabile, tanto da far venir meno il tentativo di mostrare le due facce della medaglia di quest’uomo. I comprimari di Shannon certamente non aiutano, dall’insipida Winona Ryder a Ray Liotta, sempre più impantanato nei ruoli da gangster mafioso.
The
Iceman è uscito nel 2015, ma è vecchio di almeno
trent’anni. Avrebbe avuto bisogno di un approccio più innovativo e meno
grossolano, di percorrere una strada propria e non tutte quelle già battute. Il
prodotto che abbiamo di fronte è banale e poco incisivo.
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