Un film di Andy e Lana Wachowski. Con Mila Kunis, Channing Tatum, Sean Bean, Eddie
Redmayne, Douglas Booth. Fantascienza. USA 2015. Durata: 125
minuti.
La prima sensazione che si prova vedendo l’ultimo lavoro
di Lana e Andy Wachowski, è quella di un lunghissimo flashback che coinvolge
storie e personaggi che tutti già conosciamo. Tornano al cinema dopo
aver, in qualche modo, riplasmato l’immaginario collettivo nell’ambito
fantascientifico con la trilogia di Matrix, e dopo Cloud Atlas, opera
ingiustamente poco apprezzata, la quale aveva al suo interno non pochi spunti di
riflessione (il rapporto dell’uomo con la storia, il tempo, l’amore e il
cambiamento) e originalità, costruita in modo audace e ambizioso.
Tutto ciò non è presente nel loro ultimo lavoro.
Eppure c’erano buone possibilità di creare qualcosa di nuovo. Il film infatti
non è legato a nessuna saga pre-impostata, non è tratto da alcuna opera, non è
un remake o un sequel; purtroppo non riesce ad uscire dall’ambito del già
visto.
La
storia è quella di una donna comune (Mila Kunis) che scopre di essere destinata
a qualcosa di più, addirittura ad essere “sua maestà” del regno intergalattico.
E già non partiamo da una base proprio originalissima; aggiungiamoci poi il
principe azzurro (Channing Tatum), l’amico di quest’ultimo (Sean Bean) che lo
tradisce perché in difficoltà, ma che in fin dei conti resta buono, autore anche del discorso motivazionale che lo spingerà a salvare la bella, un cattivo
isterico (Eddie Redmayne) un cattivo belloccio tutto sommato ininfluente
(Douglas Booth), e i giochi sono fatti.
Cloud Atlas resta un grande film anche
per la magnificenza visiva che lo caratterizza, mentre la baraonda di effetti
speciali di quest’ultimo lavoro (a volte rozzi, tendenti ai videogame), seppur
molto avanzati, non hanno la forza necessaria per creare emozioni degne di
questo nome.
Jupiter è un palese passo falso nella filmografia
dei Wachowski. Non riesce a creare un mondo originale, che possa restare nella
memoria collettiva; arranca, cercando una propria strada, appoggiandosi troppo
facilmente a modelli standard, e probabilmente sarà dimenticato in fretta.
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