di Matteo Marescalco
David Fincher, Park Chan-wook, Takashi Miike, Joe Dante e Wim Wenders sono solo alcuni dei molti autori della scena cinematografica mondiale che, tra il 16 e il 25 ottobre, calcheranno le assi dell'Auditorium Parco della Musica, in occasione della nona edizione del Festival del Film di Roma.
Un'importante cesura rispetto alle passate edizioni è rappresentata dall'introduzione della giuria popolare (che va a prendere il posto di quella artistica) che avrà il compito di decretare i vincitori del Festival. I film, infatti, saranno votati, alla fine di ogni proiezione, dagli spettatori uscenti dalla sala, in quello che si preannuncia come un interessante esperimento di dialettica critica tra pubblico e spettacolo filmico festivaliero.
Il direttore artistico Marco Muller, al terzo ed ultimo anno del suo mandato a Roma, ha parlato della rivoluzione interna che coinvolgerà il pubblico e che renderà la rassegna meno elitaria e più rivolta allo spettatore comune: “Premieremo Takashi Miike e Walter Salles, Aleksej Fedorcenko e Tomas Milian, che rappresentano quattro anime di un cinema locale e popolare, radicale e politico. La giuria popolare darà degli indizi fondamentali sul bacino di mercato che possono avere i film presentati al festival, sull'effettiva percentuale di mercato che possono andare a conquistare”.
L'apertura e la chiusura, sotto il segno della commedia all'italiana, sono state affidate a Soap Opera di Alessandro Genovesi e Andiamo a quel paese di Ficarra e Picone.
Il programma è suddiviso in una serie di sezioni: Cinema d'oggi (selezione di autori affermati e giovani) annovera film quali Biagio di Pasquale Scimeca, La foresta di ghiaccio di Claudio Noce (che vede la partecipazione del regista serbo Emir Kusturica) e Time out of mind di Oren Moverman (con un Richard Gere in profumo da Oscar). A competere nella sezione Gala (selezione di grandi pellicole popolari ma originali della nuova stagione) saranno Black and white di Mike Binder (con Kevin Costner che terrà una masterclass nel corso della rassegna), Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio, Escobar: Paradise Lost di Andrea Di Stefano, la serie tv The Knick di Steven Soderbergh e Gone Girl, colpaccio della rassegna capitolina, diretto da David Fincher. A svettare nella sezione Mondo genere (selezione di film appartenenti ai differenti generi cinematografici) sono Nightcrowler di Dan Gilroy, Stonehearst Asylum di Brad Anderson e Tusk di Kevin Smith. La sezione Prospettive Italia focalizzerà l'attenzione sulle nuove tendenze del cinema italiano contemporaneo. Fiori all'occhiello della sezione Eventi saranno A rose reborn, ultimo film del regista coreano Park Chan-wook, A most wanted man di Anton Corbijn con un cast stellare che annovera, tra gli altri, Philip Seymour Hoffman, Willem Dafoe e Robin Wright e Jia Zhangke, un ragazzo di
Fenyang di Walter Salles.
La retrospettiva Danze macabre, organizzata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e dedicata alla breve stagione del gotico all'italiana, si preannuncia come una delle sezioni più interessanti della rassegna romana. Tra i titoli, verranno proiettati alcuni film di Mario Bava, Lucio Fulci, Antonio Margheriti e Riccardo Freda. La rassegna sarà presentata dal regista americano Joe Dante, autore di alcuni film cult, come Greamlins e Small soldiers.
Le masterclass (incontri tra attori e pubblico) vedranno la partecipazione di Richard Gere, Clive Owen, Asia Argento e Wim Wenders.
L'ultima sezione del Festival, quella che, a mio avviso, potrebbe maggiormente catturare l'attenzione dei più giovani, è Wired Next Cinema, incentrata sul modo in cui internet, la condivisione, il tempo della connessione permanente e dell'attenzione parziale hanno trasformato il modo in cui si fa e si guarda il cinema. Saranno organizzati laboratori, incontri e proiezioni per capire come digitale e web hanno cambiato il modo di raccontare per immagini e suoni. Tra gli ospiti, Marco Bellocchio, Paolo Virzì ed Ettore Scola si confronteranno con Maccio Capatonda, i The Pills e i The Jackal.
Quello che emerge da questo variegato programma è la rinnovata attenzione di Marco Muller nei confronti del cinema asiatico (che è stato colpevolmente ignorato durante l'ultima Mostra del Cinema di Venezia) e l'eterogeneità quasi bulimica dei prodotti presentati che indirizza il Festival in modo fin troppo netto verso un preciso target di riferimento: quello del cinefago. Sperando che il cinefilo riesca a ritagliarsi un proprio spazio e ad effettuare una più oculata selezione.
Stronzo! Mi fai "i chiova" solo perché non vengo a cucinarti i pomodorini col sale grosso, ammettilo!!!!
RispondiEliminaComunque al posto di perder tempo co 'sti ciglioni mainstream...vai al torinofilmfest, quelli son seri