Francesco Bruni,
fido compagno di giochi e di sceneggiature di Paolo Virzì, torna
dietro la macchina da presa per dirigere la commedia Noi 4, tre anni dopo Scialla! (Stai sereno), presentato nella fu sezione Controcampo italiano della 68esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
L'attenzione del
lungometraggio è focalizzata su un solo giorno nella vita di una
famiglia borghese romana: il padre è un
artista sfaccendato e simpatico, ma poco affidabile; la madre,
ingegnere, è una stakanovista che ha completamente dedicato la
propria vita ai figli e alla propria professione; per il timido
Giacomo è arrivato il momento di affrontare l'esame orale di terza
media e di dichiararsi ad una sua compagna di scuola; la sorella,
Emma, è una ventenne idealista, con aspirazioni da attrice teatrale,
affezionata al padre e distante dalla madre.
Come
ha fatto notare, in conferenza stampa, Marco Spagnoli, se il Cinema
arabo è sempre stato definito il Cinema delle terra, così la
famiglia è stata ed è il nucleo fondante del Cinema italiano. Bruni
spiega in cosa risiede la differenza tra la sua famiglia e quella
della tradizione italiana:
“Per me, loro quattro sono come
Gli
incredibili, i personaggi del film Pixar
che ho anche citato con un poster: quando sono assieme, si stringono
l'uno vicino all'altro, hanno poteri e forze straordinarie che li
rendono in grado di superare ogni ostacolo. Da tempo trovo strano il
fatto che il genere di famiglia che racconto nel mio film (una
famiglia borghese, progressista e metropolitana) non fosse
rappresentata nel cinema italiano di oggi. Per me era importante
pensare che ci potesse essere un pubblico per questo genere di
personaggi. E ho scelto i miei attori cercando tra quelli che
potessero restituire un'idea realistica delle famiglie che conosco,
che potessero non sovrapporre il loro volto a quello dei personaggi,
che fossero unicamente funzionali ai loro personaggi".
Alla domanda su cosa lo avesse spinto
a scrivere e dirigere questo film, il regista ha risposto in tal
modo: “Il desiderio di esplorare un territorio, quello dei rapporti
tra i componenti della famiglia contemporanea, la cui
rappresentazione mi sembrava assai poco aggiornata. In genere, mi
pare che si tenda a darne un'immagine troppo semplicistica ed
edulcorata o, viceversa, tragica. Raramente vedo raccontare famiglie
comuni, come quelle che frequento e conosco”.
Sulle analogie e differenze tra
Scialla e Noi 4, Bruni ha detto: “In entrambi i film si
parla di rapporti tra genitori e figli, anche se, in Noi 4, la
dinamica è più composita e complessa. Il mio film d'esordio era più
semplice e lineare, più “sciallo”, questo, invece, è più
ritmato e frenetico”.
Per quanto riguarda il versante
tecnico, il film non brilla per particolari trovate registiche, Bruni
svolge con professionalità il proprio compitino aiutato dallo
scenario naturale offerto da alcuni scorci di Roma fotografati da
Arnaldo Catinari che sfrutta la luce dell'alba e del tramonto per
creare interessanti contrasti che stimolano in modo abbastanza
scontato la corda dell'emozione facile.
Nel ritratto dei personaggi della sua
storia, ognuno foriero di pregi e difetti, il regista e sceneggiatore
evita un giudizio etico, dicendo di aver fatto tesoro della lezione
di Suso Cecchi D'amico e di Furio Scarpelli: “Cerco sempre di
trovare il meglio in tutti, di cercare il positivo nei personaggi
negativi e viceversa”.
E, purtroppo, risiedono proprio nella
volontà del regista di alzare la posta in gioco rispetto al film
precedente, nella sua presunzione di andare a descrivere una famiglia
metropolitana che si avvicinasse maggiormente ad una famiglia reale e
nella delineazione dei personaggi, i maggiori punti deboli del film.
Rispetto a Scialla si respira
la mancanza di freschezza e di immediatezza di situazioni e dialoghi.
Le stesse interpretazioni della compagine attoriale, salvata da un
ottimo Fabrizio Gifuni finalmente alle prese con un ruolo brillante,
risultano essere poco naturali e forzate, grave difetto per un film
che vorrebbe descrivere e rappresentare (senza deformare), con ironia
quasi del tutto assente, la situazione di una reale famiglia
italiana, lontana dai soliti stereotipi televisivi e non,
attingendone, in realtà, a piene mani. Noi 4 risente
dell'assenza di Filippo Scicchitano, giovane della periferia romana,
che si muoveva con scioltezza davanti all'obiettivo della macchina da
presa, risultando perfettamente a proprio agio nei panni del ragazzo
alle prese con un problematico rapporto con il padre. Tutti e quattro
i personaggi presentano un carattere bivalente che aderisce
pienamente a tutti i luoghi comuni di genere (l'artista fallito e
benestante di famiglia che tradisce la moglie, la madre piena di
ansie e preoccupazioni che porta i soldi a casa e che si accorge
all'improvviso di essere avanti con l'età, la figlia attricetta da
quattro soldi che occupa il Teatro Valle e che vorrebbe fuggire con
il regista teatrale francese rubacuori, il ragazzino timido e
impacciato che alla fine riuscirà a conquistare la compagna per cui
ha un debole). In questa valle di banalità, Bruni non è riuscito a
trattenersi e a risparmiarci la scena di morettiana memoria in cui, in auto, i quattro
componenti della famiglia, sulla strada della catarsi e del perdono reciproco, si ritrovano ancora uniti dall'ascolto di una canzone di svariati anni prima (qua tocca a Dancing in the moonlight). Che
dire, evidentemente, in una situazione di disagio familiare, cantarla
in coro aiuta a risolvere i propri problemi.
Francesco Bruni ha sempre costruito
le proprie sceneggiature concentrando la sua attenzione, più che
sulla stesura di un racconto dotato di ampiezza narrativa, sulla
delineazione di personaggi che si prestavano naturalmente al pericolo
di cadere in luoghi comuni e banalità, riuscendo, però, a sfruttare
a proprio favore questa eventualità, mostrando i loro lati più
teneri e deboli, i loro dubbi e le loro idiosincrasie, giocando con
loro, carezzandoli e prendendoli in giro bonariamente, come solo un
grande miniatore di caratteri riesce a fare. Sorge spontaneo pensare
alla timida ed impacciata Caterina che, con la famiglia, si
trasferisce a Roma, grande città che di timido ed impacciato ha ben
poco; ai burini fascisti e agli artisti comunisti di Ferie d'Agosto,
le cui fallimentari ispirazioni si incrociano durante la notte di San
Lorenzo; alla laureata precaria di Tutta la vita davanti che,
nonostante il 110 e Lode, non riesce a trovare lavoro.
In Noi 4 sono di un certo
interesse le interazioni narrative tra i vari personaggi che
consentono di notare un salto di qualità nel Bruni narratore,
che applica al film una diegesi reticolare che segue, in un tira e
molla, i membri famigliari durante le varie parti del giorno.
In definitiva, però, ciò che manca
a Noi 4, a differenza dei film precedentemente sceneggiati dal
regista, è il cuore, la voglia di rischiare e di evitare di portare
in scena personaggi “preconfezionati” e l'attenzione
all'evoluzione corale dei caratteri, la cui scrittura individuale
presenta serie lacune.
Voto: ★★1/2
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