Quattordici
anni dopo aver sceneggiato le avventure della famiglia Portokalos,
Nia Vardalos torna al cinema per il sequel de Il mio grosso grasso
matrimonio greco che, nel 2002, raggiunse un tale successo al
botteghino da spingere i fan del film a chiedere
all'attrice-sceneggiatrice un secondo episodio.
Nel
primo film, si parla di scontro generazionale e culturale, di
indipendenza femminile e di famiglie patriarcali. Tutti spunti che la
Vardalos ha ripreso, sfruttandoli per costruire, in questo secondo
episodio una serie di gag da sit-com (è l'“usato sicuro” a
dominare la scena), aggiornandole all'epoca che viviamo. Quella dei
pc e di facebook. Persino Chicago perde parte del proprio appeal.
Quello che non cambia assolutamente è la pacchianeria dei
Portokalos, la cui megalomane residenza americana basterebbe per
tenere lontano qualsiasi yankee dotato di un minimo di gusto
estetico. Il vero amore, però, ha il merito di superare la facciata
superficiale di ogni cosa, riuscendo a raggiungere la sintesi anche
tra culture in completa opposizione tra loro.
Centro
focale del Il mio grosso grasso matrimonio greco era il matrimonio
della timida figlia dei coniugi Portokalos, Toula, il cui padre,
greco trapiantato a Chicago, mirava a dare in sposa ad un bel
giovanotto greco. Le sue aspettative vengono disattese da Ian Miller,
giovane insegnante di Letteratura, appartenente ad una famiglia
americana alto borghese. Il ragazzo, quindi, non presenta i requisiti
fondamentali richiesti dal padre di Toula. Il lieto fine è comunque
dietro l'angolo. In questo secondo capitolo, la Vardalos si basa sul
già visto, non rinunciando, però, ad alzare il tiro. Chiama in
causa, difatti, tre generazioni: quella genitoriale, la sua e quella
dei figli. Il bacino protagonista delle distorsioni comiche è più
ampio rispetto a quello del precedente episodio, così come le
possibilità ironiche derivanti dallo scontro generazionale.
Ad
animare il capitolo è, ancora una volta, un matrimonio nato da un
segreto. Come moderni ed emozionati wedding planner, tutti i
Portokalos si trovano ad organizzare il grandioso evento. Ma una
notizia che scuote l'animo di Ian e di Toula è sullo sfondo: la
giovane figlia comincia a diventare grande e deve scegliere
l'Università. Il quesito è: trasferirsi o restare nella stessa
regione (e prolungare i giochi d'infanzia?)?
Nonostante
il cinema abbia abbandonato il suo supporto più tradizionale, non
rinuncia al carattere più stereotipato della narrazione comica
classica. Si parte da una situazione iniziale di stallo, “funestata”
da una serie di interrogativi (su se stessi come coppia e come
famiglia) che generano caos e disordine ma che finiranno per essere
risolti nel migliore dei modi. Niente di nuovo sul fronte
americano-greco, insomma.
Ancora
una volta, saranno il romanticismo ed il candore tipico dei
Portokalos a consentire la risoluzione della vicenda. La possibilità
di aggredire e mordere non viene sfruttata. Ma d'altronde, non si era
mai palesata.
Insomma,
tutto è bene quel che finisce bene.
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