di Matteo Marescalco
Un
imponente battage pubblicitario, iniziato dalla Settimana della Moda
di Parigi, ha bersagliato il pubblico dei vari social network per
annunciare il ritorno sulle scene di Derek Zoolander ed Hansel
McDonald.
I
due modelli belli belli in modo assurdo erano stati
protagonisti, nel lontano 2001, della terza regia di Ben Stiller,
che, nell'immediato, non ottenne un gran successo di pubblico né di
critica ma che, con il tempo, si è trasformata in un travolgente
successo home video.
La
prima sequenza di questo sequel basterebbe, da sola, a delineare lo
spirito che anima il marchio Zoolander. Justin Bieber,
in puro stile Bond, corre per le vie di Roma, provando a sfuggire a
due motociclisti che lo inseguono per ucciderlo. La fuga termina
davanti casa di Sting. L'idolo pop delle teenager è colpito a morte,
ma, prima di spirare, si scatta un selfie, sceglie un filtro e posta
la foto su Instagram. Impossibile non pensare, di striscio, al Michel
Poiccard di A bout de souffle che, dopo un'estenuante corsa ed
in punto di morte, passa il pollice sulle labbra.
In
Zoolander incontriamo modelli nati dalla fantasia di Ben
Stiller, Sting, Valentino e Billy Zane, oltre a stilisti e a fashion
designer davvero improbabili. Realtà, pregiudizi degli spettatori
sulla realtà (This is the end con James Franco è lo zenit di
questa tendenza) e finzione finiscono per
avvinghiarsi. Si assiste ad una deformazione parodistica e grottesca
di eventi reali o quanto narrato corrisponde, all'incirca, al dietro
le quinte del mondo della moda? Stiller gioca con l'esagerazione ed
il nonsense focalizzandosi sugli aspetti più parossistici della
contemporaneità.
Ma
dove eravamo rimasti? Derek Zoolander ha edificato, insieme alla
moglie (dalla quale, nel frattempo, ha avuto un figlio) il Centro
per ragazzi che non sanno leggere bene, dove lavora anche il
modello Hans. A causa di un incidente, però, il Centro è crollato,
uccidendo la moglie di Derek che si è trovato a crescere, da solo,
il proprio figlio. Un McGuffin in questo nuovo episodio
sblocca la situazione e consente ai due supermodelli di tornare a
mettersi in gioco. La sceneggiatura scritta principalmente da Justin
Theroux è piuttosto stratificata e non disdegna una rapida occhiata
al genere della detection e, a tratti, anche all'horror.
Ma
passiamo all'aspetto che più ci ha interessato in Zoolander 2
e che risiede nella costruzione del personaggio comico Ben
Stiller. L'attore newyorkese ha debuttato alla regia con Giovani,
carini e disoccupati e ha ricoperto questo ruolo anche nel primo
episodio di Zoolander e ne I sogni segreti di Walter Mitty,
uscito in sala pochi anni fa. Tutta la carriera attoriale e registica
di Stiller (pensate a Tutti pazzi per Mary, I Tenenbaum,
...e alla fine arriva Polly, Una notte al museo, Lo
stravagante mondo di Greenberg, Giovani si diventa) è
stata costruita sull'interpretazione di un personaggio che attraversa
un momento di crisi di identità e che rischia di essere sopraffatto
dalla “forza” degli eventi che caratterizzano la sua esistenza.
Ne I Tenenbaum era un membro sfigato della famiglia più
disfunzionale di tutti i tempi, reduce dalla morte della moglie, alle
prese con due figli e con un passato che condiziona pesantemente ed
inclina verso il fallimento la sua vita adulta.
Nel recente Giovani si diventa, è un regista in crisi creativa che non
riesce più ad interpretare il dilemma ontologico del cinema
documentaristico. E' il guardiano fresco di divorzio del museo di
storia naturale di New York, luogo in cui gli oggetti esposti sono
sospesi nel tempo per l'eternità. Ed è, quindi, ancora una volta,
alle prese con qualcosa più grande di lui. Al contrario di Jack
Black, che ha costruito il proprio personaggio sull'imponente stazza
fisica e sulla sua difformità rispetto al mondo, sempre troppo
piccolo, Ben Stiller si è misurato spesso con un universo “ostile”
che prova a sopraffarlo e in cui rischia di perdersi. I sogni
segreti di Walter Mitty rappresenta lo zenit di questa sua
tendenza. Walter Mitty attraversa il mondo, sostanzialmente, per
trovare se stesso. Effettua una ricerca che gli consenta di schiudere
la propria anima. La numero 25 è la chiave per affrontare la
vita. E non dimentichiamo che anche i modelli figosissimi possono
avere dei problemi di identità (dal 2001 al 2016 è passata tanta
acqua sotto al ponte Cinema).
Dal
lontano debutto fino a quest'ultimo film, Ben Stiller dimostra di
essere decisamente cresciuto. Perchè ha maturato una coerente ed
interessante idea di cinema, ampiamente dimostrata dal crescendo di
Zoolander 2 che trova nell'esagerazione il proprio motivo di
esistenza. Le trovate eccessive (quella dell'hotel biodegradabile o
di Derek Jr. messo all'ingrasso come un novello Hansel fino, ancora,
al finale “massonico”) abbondano e colpiscono per inventiva. Si
tratta di un percorso che, dall'incipit immediato, giunge ad un
finale più che dinamitardo (nel vero senso della parola). I fan
resteranno soddisfatti dall'abbondanza di idiozia. I normali
spettatori potranno aggiungere un ulteriore tassello al lavoro di Ben
Stiller, sempre più a suo agio nel ruolo di piccolo grande di
Hollywood.
Mi fa tanta paura.. :)
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