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mercoledì 16 dicembre 2015

STAR WARS VII-IL RISVEGLIO DELLA FORZA

di Matteo Marescalco

Bene, il tanto atteso 16 Dicembre 2015 è finalmente arrivato. Star Wars VII-Il Risveglio della Forza, rilancio del franchise creato da George Lucas, è uscito nelle sale italiane. Noi, che siamo fortunelli, lo abbiamo visto in anteprima stampa con un giorno di anticipo.
Dopo gli scontri a distanza con Checco Zalone per impadronirsi del proficuo periodo natalizio, il film diretto da J.J. Abrams ha avuto la meglio. Difficilmente due galli del genere possono convivere nello stesso pollaio senza dilaniarsi a vicenda.

Esattamente un anno fa è uscito il primo trailer e durante l'ultimo mese il battage pubblicitario si è fatto massiccio, quasi insopportabile, soprattutto nei social, con la tendenza della Disney a saturare ogni spazio mediatico con post e discussioni sul nuovo Star Wars. Che sia stato uno degli eventi dell'ultimo decennio è sicuro. La saga originaria -in particolare, la prima trilogia- ha influenzato più aspetti della cultura post moderna e si è depositata con forza nell'immaginario collettivo di ognuno di noi, attingendo a piene mani da stereotipi e miti diffusi.
Il deciso impatto mediatico, probabilmente, risiede anche in questo, nel fatto che Lucas, Spielberg etc, durante gli anni '70 e gli '80, hanno dato vita al genere del cinema d'avventura aggiornato al periodo in corso, un'epoca di rifondazione, soprattutto nell'ambito del cinema americano, che ridefiniva la propria industria culturale. Molti puristi hanno storto (e continuano a farlo) il naso. Ma ciò che sottovalutano è la capacità di questi registi di divertire ed intrattenere il pubblico in modo seriale con storie semplici e lineari che, richiamando alla memoria il mito e i topoi del genere umano, li revisionano.

In fin dei conti, la parabola di Jedi, combattenti galattici, «Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...», Forza, scontro padre-figlio, telecinesi, conquista dell'ignoto, e chi più ne ha più ne metta, cosa significano se non fare tesoro dei caratteri fondativi di ogni cultura? Star Wars è una storia universale che parla di uomini e dei loro conflitti interiori, ambientata nello spazio (la fantascienza è un mero pretesto narrativo), nata in un'epoca in cui il genere fantascientifico imperversava.

Il risveglio della Forza arriva a dieci anni di distanza dalla conclusione della seconda trilogia -la prima in ordine strettamente cronologico- ed è diretto da J.J. Abrams che, meglio di tutti, ha saputo cogliere l'eredità di George Lucas e di Steven Spielberg (ricordate quel meraviglioso atto d'amore di Super 8?).
Scendendo nei dettagli, il tentativo di Abrams è quello di omaggiare e, nel frattempo, rilanciare la trilogia originale, scelta che si evince a partire dalla decisione di coinvolgere nuovi giovani attori di cui sentiremo molto parlare negli anni a venire. Ed è stato proprio uno di loro, Adam Driver, a vestire i panni del personaggio meglio caratterizzato di questo episodio, Kylo Ren, vittima di un dramma personale in cui è ancora coinvolto.
Il quesito principale del film è: che fine ha fatto Luke Skywalker? Ovviamente, per trovare una risposta adeguata dovremo attendere i prossimi episodi di quella che si appresta ad essere una nuova trilogia.
La regia di Abrams è di ampio respiro, gioca spesso con il dialogo costante tra primo piano e background ed alterna abilmente scene di azione ed inseguimenti concitati a momenti di stasi che consentono lo sviluppo della narrazione. Apprezzabile poi l'idea, secondo chi vi scrive, di scaricare un po' l'atmosfera epica tramite una serie di scambi di battute che molto devono ai film Marvel.

Insomma, i fan della saga originaria che credono di trovare la stessa atmosfera epica, magari, resteranno un po' delusi. I malati di spocchia cinefila lo troveranno inutile, un ingranaggio meccanico che fatica ad emozionare e menate varie. Chi sa guardare alle cose con gli occhi di quel bambino/ragazzino che, nel lontano 1977 (e da lì in poi), andò al cinema con il papà o con suo/a fratello/sorella, rimanendo letteralmente incantato dalle immagini che riempivano lo schermo, non può che versare lacrime di commozione. Gli eroi del cinema esistono davvero e popolano la nostra coscienza. E, per citare i Kinks, celluloid heroes never really die.

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